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venerdì 3 gennaio 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 3 gennaio.
Il 3 gennaio 1833 le forze militari britanniche presero possesso delle Isole Malvine, un arcipelago di alcune isole, di cui 2 maggiori, al largo della costa Argentina, dette anche Falkland.
La storia di queste isole fu da allora parecchio travagliata, con l'Argentina che ha sempre voluto appropriarsi della loro sovranità, e con il Regno Unito a negarla.
Nel 1982 lo stato sudamericano si trovava nel pieno di una devastante crisi economica e di una contestazione civile su larga scala contro la Giunta militare che governava il Paese. Il governo, guidato dal generale Leopoldo Galtieri, l'allora presidente, decise di giocare la carta del sentimento nazionalistico lanciando quella che considerava una guerra facile e veloce per reclamare le isole Malvine. La tensione col Regno Unito crebbe verso un punto di non ritorno a partire da quando, il 19 marzo, cinquanta argentini sbarcarono sulla dipendenza britannica della Georgia del Sud (una delle due isole maggiori) e piantarono la loro bandiera , un atto che viene considerato la prima azione offensiva della guerra. Il 2 aprile, Galtieri ordinò l'invasione delle Malvine.
Nonostante fosse stato colto di sorpresa dall'attacco sulle isole dell'Atlantico meridionale, il Regno Unito organizzò una task force navale per scacciare le forze argentine che avevano occupato gli arcipelaghi, e riconquistò le isole con un assalto anfibio. Dopo pesanti combattimenti, i britannici prevalsero e le isole rimasero sotto controllo del Regno Unito. A tutt'oggi l'Argentina reclama la sovranità sulle Falkland.
Le conseguenze politiche della guerra furono profonde. In Argentina crebbero dissenso e proteste contro il governo militare, avviandolo verso la caduta definitiva, mentre un'ondata di patriottismo si diffuse per il Regno Unito, ridando forza al governo del primo ministro Margaret Thatcher.
Il vittorioso conflitto diede fiato alle ambizioni britanniche di potenza post imperiale (dopo la grave delusione seguita alla decolonizzazione e alla sconfitta nel conflitto di Suez), dimostrando che il Regno Unito aveva ancora la capacità di proiettare con successo la propria potenza militare anche in una guerra ad enorme distanza dalla madrepatria.
Il 19 febbraio 2010 il presidente venezuelano Hugo Chávez ha dichiarato che il Regno Unito deve restituire le Falkland all'Argentina, aggiungendo "che l'occupazione inglese delle isole è antistorica e dovuta unicamente all'avidità degli inglesi in quanto nel sottosuolo delle Malvine si trova un ricchissimo giacimento di petrolio e gas naturale". Tale affermazione è dubbia, e sarebbe giustificata dalle recenti scoperte di importanti giacimenti petroliferi in altre zone della placca continentale americana, come in Brasile o in Venezuela. Tali scoperte non riguardano però per ora la regione delle Falkland.
Il 3 luglio dello stesso anno le autorità della Siria si dichiararono impegnate nel difendere il diritto di sovranità argentino delle Malvine. Inoltre dall'agosto 2010 il Mercosur, l'Unasur, l'Alleanza Bolivariana per le Americhe, l'OEA e il Marocco appoggiano il reclamo argentino delle isole.
Con il referendum del 10 marzo 2013 il 99.8% della popolazione locale ha votato per mantenere sull'arcipelago lo status politico di territorio britannico d'oltremare. Infatti dei 1517 votanti (il 92% degli aventi diritto), solo tre hanno risposto in modo negativo alla richiesta di conferma della situazione attuale[. Il governo argentino ha reagito al risultato disconoscendo la validità dell'esito del voto, giudicato dalla Presidente argentina Kirchner come una "parodia".
La lotta per il controllo di queste piccole isole la cui superficie totale è di poco superiore ai 12000 km quadrati (meno della regione Trentino-Alto Adige) dal clima di tipo quasi alpino, freddo, con venti violenti e frequenti, scarse precipitazioni, abitata da poco più di 3000 persone, non è ancora terminata.

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