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venerdì 8 marzo 2013

#Italy e i suoi #Borghi: Castelsardo - Sardegna

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Il nome

Ad ogni dominazione il borgo ha cambiato nome.
Fondato nel 1102 dalla famiglia ligure dei Doria col nome di Castel Genovese, fu chiamato Castell'Aragonese nel 1448 dagli Spagnoli che, dopo averlo conquistato, gli concessero il privilegio di diventare "città regia".
Fu infine ribattezzato Castelsardo nel 1769 dai governanti sabaudi.

La Storia

• 1102, la fortezza è fondata con il nome di Castel Genovese dalla famiglia genovese dei Doria, al tempo della lunga contesa tra i genovesi e i pisani.
• 1357, Brancaleone Doria diviene signore della città e sposa Eleonora d'Arborea, che diventerà famosa per il codice delle leggi detto "Carta de Logu". L'ultimo signore dei Doria è Nicolò, figlio di Brancaleone, al quale si devono gli "Ordinamenti del porto", di cui si trova traccia nelle tradizioni locali.
• 1448, la rocca cade nelle mani degli aragonesi, dopo un assedio durato dieci anni. La fortezza cambia nome e diventa Castell'Aragonese, in omaggio ai nuovi conquistatori, e ottiene, assieme ad altre sei città della Sardegna, il titolo di "città regia".
• 1527, il capitano di ventura Renzo Ursino di Ceri e l'ammiraglio Andrea Doria cercano di riconquistare la rocca, ma gli abitanti riescono a respingere gli attacchi, aiutati anche dalle fortissime e improvvise raffiche di maestrale che mettono fuori uso la flotta. Castell'Aragonese resiste e così gli assedianti ripiegano su Sassari, che viene messa a ferro e fuoco. Di quel'epica battaglia si conserva ancora oggi una palla di cannone incastonata nelle alte mura che circondano la Chiesa di Santa Maria.
• 1554, insieme alla peste si ripresentano gli assalitori: restaurata, la fortezza consente alla popolazione di respingere nel 1561 gli attacchi delle navi ottomane. Gli assalti dei turchi si susseguono negli anni successivi e culminano nel feroce scontro del 1576. Con il restauro del 1625, le fortificazioni assumono la struttura che si è conservata fino ai nostri giorni.
• 1708, al dominio aragonese subentra quello austriaco.
• 1717, i castellanesi si arrendono alle truppe del cardinale Alberini e cadono nuovamente sotto la dominazione spagnola:
• 1720, ha inizio il periodo sabaudo e la ripresa economica, con la costruzione di scuole, di un ufficio postale e della strada che collega la città a Sassari, il capoluogo di provincia.
• 1769, Carlo Emanuele III, acconsentendo ad una proposta presentata dal consiglio comunale, ribattezza la città con il nome di Castelsardo.

http://i1.trekearth.com/photos/86300/castelsardo_darsena.jpg 


Il retablo del maestro catalano e il rito gotico del "Lunissanti"

Arroccato su un grande prmontorio affacciato sul mare, Castelsardo con il suo quartiere della Cittadella, o Casteddu - vale a dire il labirinto di stradine contorte dell'antico borgo - offre una visione di gran fascino.
Infatti, da qualsiasi prospettiva lo si guardi - escludendo dalla visuale il quartiere moderno di Pianedda e l'insediamento sul litorale delle Marine - il promontorio di Castelsardo regala vedute da cartolina, in particolare dal Castello, che oggi ospita il Museo dell'Intreccio Mediterraneo ed è sede di convegni e di eventi culturali.


http://it.wikipedia.org/wiki/File:Castelsardo_Street_in_Castell.jpg

  Con i suoi innumerevoli scalini e il dedalo di stradine su cui si affacciano le tipiche abitazioni sviluppate in verticale, gli slarghi in pietra e le piazzette, il centro storico conserva l'impianto risalente alla sua fondazione avvenuta nel 1102, oltre 900 anni fa.
Tra i monumenti più importanti spicca la Cattedrale di S. Antonio Abate, patrono della città, visibile dal mare anche da diverse miglia, grazie al suo campanile in maioliche colorate.
La chiesa¸ sorta nel 1503, conserva uno dei più preziosi retabli della Sardegna, realizzato dal "Maestro di Castelsardo". L'opera, anteriore al 1492, è composta di quattro elementi di polittico dipinti combinando tempera e olio su tavola con fondo d'oro e rivela l'abilità dell'artista di padroneggiare il linguaggio figurativo fiammingo, che dà moltissima importanza alla luce. Non solo: l'artista è riuscito a adattare le nuove esigenze spaziali del rinascimento italiano all'impalcatura gotica che il retablo impone. All'interno della chiesa si ammirano anche arredi di gran pregio, quali gli altari settecenteschi scolpiti nel legno di ginepro.

Poco oltre, circondata da alte mura che fanno da quinta alla piazzetta antistante, si trova la Chiesa di S. Maria, sede della Confraternita di S. Croce, dalla quale prendono avvio le antichissime sacre rappresentazioni della Settimana Santa. La chiesa custodisce alcuni notevoli tesori, come la Pieddai, una statua di legno policromo raffigurante la Madonna, e soprattutto il crocefisso ligneo del "Cristo Nero", il più antico dellaSardegna, realizzato dai benedettini nel Trecento e portato in processione nella famosa festa del Lunissanti.

Gli insediamenti nel territorio di Castelsardo risalgono, però, a molto prima del medioevo, addirittura al neolitico, come testimoniano i numerosi nuraghi eretti nell'area circostante e le Domus de Janas.
Una di queste, la "Roccia dell'Elefante", così chiamata per il particolare aspetto che nel tempo le hanno dato gli agenti atmosferici, risale all'età del Rame.

http://www.sardegnaturismo.it/sites/default/files/Castelsardo,%20Roccia%20dell%27elefante.jpg?u=%2Fit%2Fpunto-di-interesse%2Fcastelsardo
Si trova sulla strada per Sedini ed ha di fronte il nuraghe Paddaggiu, appartenente all'ultima fase dell'età nuragica e ancora ben conservato. Un'altra testimonianza di questo evo profondo è il nuraghe Ispighia, situato nell'omonima località in posizione strategica sopra la vallata del fiume Frigianu.

Dalla parte occidentale il promontorio di Castelsardo, allungandosi sul mare verso l'isola dell'Asinara, chiude l'imboccatura del porto di Frigiano, offrendo ai naviganti un sicuro riparo, mentre nella parte opposta degrada sul mare. E' qui che gli antichi romani hanno realizzato uno dei loro approdi, Cala Austina, ancora oggi una bellissima baia.


http://www.castelsardoweb.altervista.org/spiagge/baia-ostina-2.jpg
 

    ll prodotto del borgo

Sedute sulle scalette dei vicoli dell'antico borgo, è possibile vedere le donne intrecciare cestini in palma nana, seguendo una tradizione tramandata di madre in figlia che risale, pare, all'epoca dei benedettini, ovvero al XIV secolo.
I pescatori più anziani invece costruiscono con il giunco le nasse, una sorta di cestini conici utilizzati per la pesca dell'aragosta.

Il piatto del borgo

Gli spaghetti con i ricci oppure con l'aragosta, e in generale tutti i piatti a base di pesce.
Il periodo migliore per gustare i ricci è quello invernale, da gennaio a marzo, mentre per le aragoste è preferibile attendere l'estate, poiché nel periodo più freddo occorre rispettare il fermo biologico.


fonte web: http://www.borghitalia.it/html/borgo_it.php?codice_borgo=195&codice=elenco&page=1

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