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giovedì 22 settembre 2022

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 22 settembre.
Il 22 settembre 1960 nasce a l'Aquila Maurizio Cocciolone, noto per un incidente durante la prima guerra nel golfo.
Alla vigilia della guerra del Golfo il governo italiano inviò nel Golfo Persico alcuni velivoli multiruolo Panavia Tornado IDS appartenenti al 155º Gruppo per l'occasione rischierato negli Emirati Arabi Uniti sull'aeroporto di Al Dhafra.
Il 17 gennaio 1991 le forze della Coalizione iniziarono una campagna di bombardamenti sulle posizioni della Guardia repubblicana irachena, sia sul territorio dell'Iraq che su quello del Kuwait.
Il 18 gennaio il maggiore Gianmarco Bellini (pilota) ed il capitano Maurizio Cocciolone (navigatore), a bordo del loro Tornado decollarono con una squadriglia multinazionale di otto velivoli per quella che era la prima missione che vedeva impiegati velivoli italiani nello spazio aereo controllato dagli iracheni, la cui loro missione era annientare un deposito di munizioni nella parte meridionale dell'Iraq. Bellini e Cocciolone furono gli unici che riuscirono a portare a termine il rifornimento in volo malgrado le avverse condizioni meteorologiche. Gli altri sette aerei della squadriglia fallirono e dovettero rientrare alla base. Bellini e Cocciolone decisero di proseguire da soli, effettuando la missione di sgancio a bassa quota e centrando l'obiettivo assegnatogli. L'aereo fu colpito dall'artiglieria contraerea irachena, e dovettero lanciarsi con il seggiolino eiettabile. Vennero catturati dalle truppe irachene e per alcune ore non vi furono notizie circa la loro sorte.
Il 20 gennaio la televisione irachena mostrò un gruppo di prigionieri di guerra della Coalizione, fra cui Cocciolone. Il suo volto tumefatto suggeriva un trattamento brutale e le parole da lui pronunciate sembravano dettate dai suoi carcerieri.
Nessuna notizia di Bellini venne data in questa occasione, facendo temere il peggio. I due aviatori vennero tenuti separati per tutto il tempo della prigionia. In una intervista concessa a quasi venti anni di distanza, l'ufficiale rivelò di essere stato torturato, perdendo alcuni denti per le percosse, subendo una lacerazione della lingua, suturata dai suoi carcerieri e finendo per avere un danno permanente a un nervo della schiena a causa dell'uso di scosse elettriche durante gli interrogatori.
Il 3 marzo, a guerra terminata, entrambi gli ufficiali furono rilasciati dalle autorità irachene.
Giunto fino al grado di colonnello, è andato in pensione nel 2017 e ora vive in Brasile con la moglie Adelina e i suoi due figli: Andrea Silvia e Alessandro.
Bellini e Cocciolone furono gli unici prigionieri di guerra italiani di tutto il conflitto.

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