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Il 20 settembre 1378 ha inizio lo scisma d'occidente, con la designazione di Clemente VII come antipapa.
Con l'espressione 'Scisma d'Occidente' gli storici intendono quel periodo compreso tra il 1378 e il 1417 durante il quale si crea una profonda crisi del potere papale. Si produce infatti una forte lacerazione all'interno della Chiesa occidentale, tanto che si arriva ad un'aspra contesa tra papi e antipapi nella lotta per la conquista del trono pontificio.
Negli stessi anni in cui le Signorie italiane e gli Stati nazionali europei si evolvono verso nuove identità, sia il potere del Papa che quello dell'Imperatore sembrano entrare in crisi. Nel 1294 viene eletto il nuovo papa, Celestino V (1210-1296), passato alla storia come il papa del 'gran rifiuto' poiché rinuncia al suo incarico dopo pochi mesi. Si tratta di un uomo umile, poco propenso alla politica e ai compromessi. Altro carattere aveva invece Bonifacio VIII, papa che ha sempre difeso il primato del potere papale, ricordando che Dio ha dato al pontefice sia il potere spirituale che quello temporale. A mettere in dubbio l'autorità e la superiorità della Chiesa di Roma sono soprattutto i grandi sovrani come il re di Francia, Filippo il Bello, che decide di sospendere i vantaggi fiscali concessi al clero e impone agli ecclesiastici francesi l'obbligo delle tasse. Ma la sovranità papale è messa ancora in discussione durante la cosiddetta 'cattività avignonese' tra il 1309 e il 1377, quando il papa decide di trasferire la sua sede da Roma ad Avignone in Francia. In questo periodo il papato rinuncia alla propria autonomia per subire, in cambio di protezione, pesanti condizionamenti da parte dei re francesi. Nella nuova sede la Chiesa si abbandona anche a una progressiva corruzione dei propri costumi. Dopo circa settant'anni è papa Gregorio XI a prendere la decisione di tornare a Roma, grazie anche all'intervento di Caterina da Siena. Il papa aveva capito che ormai la Francia era impegnata nella Guerra dei Cent'anni e quindi il 27 gennaio del 1377 ritorna a Roma con tutta la curia.
Subito dopo la morte di Gregorio XI i romani protestano contro i cardinali per evitare la probabile elezione di un ennesimo papa francese che avrebbe potuto significare il ritorno del pontefice ad Avignone. L'8 aprile del 1378 inizia il conclave che porta all'elezione di Bartolomeo Prignano, eletto col nome di Urbano VI. Ma alcuni cardinali lasciano Roma e si riuniscono nella città di Fondi, dove il 20 settembre di quell'anno eleggono come papa Roberto di Ginevra, che sceglie il nome di Clemente VII. Quest'ultimo decide poi di riportare la sede papale ad Avignone, in contrapposizione alla sede di Roma. A questo punto si delinea evidentemente quello che è passato alla storia come 'Scisma d'Occidente': ognuno dei due papi procede alla scomunica dell'altro e il mondo cristiano si trova coinvolto in un conflitto di potere che contrappone non solo due fazioni papali ma anche monasteri e comunità divise tra 'obbedienza avignonese' e 'obbedienza romana'. L'Europa si ritrova quindi divisa in due: la Francia, la Scozia, l'Aragona, la Castiglia, la Navarra, il Regno di Napoli e Cipro si schierano per Clemente VII; il Portogallo, la Germania, gran parte dell'Italia, l'Ungheria, l'Inghilterra, l'Irlanda, la Polonia, la Scandinavia seguono Urbano VI. Il caos creato dallo scisma arriva a coinvolgere anche importanti personalità come i futuri santi Vicente Ferrer (sostenitore di Clemente VII) e Caterina da Siena (sostenitrice di Urbano VI). Le curie di Avignone e Roma continueranno ad avanzare le proprie pretese di legittimità anche oltre i primi due papi contendenti, dopo i quali si andrà avanti ad eleggere un papa a Roma e un antipapa ad Avignone.
Intanto negli ambienti cattolici si cominciava a ipotizzare una possibile soluzione al problema poiché c'era il rischio di delegittimare sempre più lo stesso ruolo del papato, gettando così la cristianità nella confusione più totale Si decide allora di fare un primo tentativo convocando un concilio ecumenico per ricomporre lo scisma e per questo gran parte dei cardinali elettori convocano il Concilio di Pisa nel 1409. In questo concilio si decide di deporre Benedetto XIII e Gregorio XII e di eleggere un nuovo pontefice che diventa papa col nome di Alessandro V. Quello che doveva essere l'ultimo atto, dopo quasi trent'anni di lotte intestine, finisce per complicare ancor di più la situazione: Gregorio e Benedetto dichiarano illegittimo il concilio e rifiutano di essere deposti. Così si passa ad avere non più due papi ma bensì tre. Si arriverà alla soluzione del conflitto solo qualche anno più tardi grazie anche a Giovanni XXIII, succeduto ad Alessandro V.
Viene convocato il Concilio di Costanza, in Germania, nel 1414 e si concluderà solo nel 1417 Confermata l'autorità del concilio, i cardinali dichiarano antipapi Giovanni XXIII e Benedetto XIII mentre Gregorio XII decide di dimettersi di sua volontà. In un breve conclave viene eletto papa il cardinale Oddone Colonna che sale al trono papale col nome di Martino V. L'elezione di questo papa segna la definitiva riappacificazione dello Scisma d'Occidente e Roma torna ad essere l'unica e sola sede pontificia. Oggi tra i papi ufficiali la Chiesa riconosce la linea romana: Urbano VI, Bonifacio IX, Innocenzo VII, Gregorio XII e Martino V Invece Clemente VII, Benedetto XIII, Alessandro V e Giovanni XXIII sono considerati antipapi.
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