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sabato 2 maggio 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 2 maggio.
Il 2 maggio del 2011, in una villa bunker nella città pakistana di Abbottabad, veniva scovato e ucciso Osama Bin Laden, l'indiscusso leader del terrorismo islamico.
Il luogo ove si supponeva soggiornasse Bin Laden era noto alle truppe speciali americane già da quasi un anno, precisamente dall'agosto del 2010, allorchè un corriere di Al-Qaeda da tempo sotto controllo dallo spionaggio americano fu visto ripetutamente entrare nel complesso fortificato di Abbottabad.
La CIA usò foto da sistemi di sorveglianza (satelliti, aerei spia…) e rapporti dell'intelligence per determinare le identità di chi abitava il complesso di Abbottābād cui era diretto il corriere. Nel settembre 2010, la CIA concluse che il complesso era costruito specificamente per nascondere qualcuno di importante, molto probabilmente Bin Laden. Le autorità azzardarono che ci vivesse con la sua moglie più giovane.
Analizzando le mappe di Google Earth risulta che il complesso fosse assente nel 2001 ma al contrario esistesse nelle immagini acquisite nel 2005. Costruito nel 2004, il complesso di tre piani fuori terra sorge al termine di una strada stretta e polverosa, 4 km a nord-est del centro di Abbottabad. Abbottābād dista circa 160 km dal confine afghano, sul lato estremo orientale del Pakistan (circa 32 km dall'India). Il complesso si trova ad 1,3 km a sud ovest della Pakistan Military Academy (PMA), un'illustre accademia militare che è stata paragonata a West Point in America ed a Sandhurst nel Regno Unito. Piazzato su un lotto di terreno otto volte più grande di quello delle case circostanti, è circondato da un solido muro alto da 3,7 a 5,5 m coronato da filo spinato. La costruzione prevede due cancelli di sicurezza, e la terrazza all'ultimo piano — contro gli sguardi indiscreti — è munita di un muro che quota 2,1 m; quanto basta per celare bin Laden, alto 1,93 m.
Al tempo del colpo di mano, il fabbricato non aveva connessione internet né telefonica, e le persone che lo abitavano bruciavano i propri rifiuti, a differenza di quanto praticato dal vicinato, che esponeva la spazzatura in attesa del servizio di raccolta. La gente del posto lo chiamava l'Haveli del Waziristan, perché si credeva che il proprietario fosse appunto del Waziristan.
Dopo un'imponente opera investigativa focalizzata sul complesso pakistano visitato dal corriere, iniziata nel settembre 2010, il successivo 14 marzo il presidente Obama riunì i suoi consiglieri per la sicurezza nazionale per redigere un piano d'azione. Si incontrarono quattro volte (29 marzo; 12, 19 e 28 aprile) nelle sei settimane precedenti il raid. Il 29 marzo Obama discusse personalmente il piano con il viceammiraglio William H. McRaven, comandante dello U.S. Joint Special Operations Command. Al presidente fu offerto "un ampio e ramificato spettro di possibili azioni" e la scelta fu "vagliata e definita nel corso di alcune settimane successive".
Alle ore 8.20 del 29 aprile 2011, Obama si riunì con Brennan, Thomas E. Donilon ed altri consiglieri per la sicurezza nazionale nella Diplomatic Reception Room impartendo l'ordine finale per l'attacco di Abbottabad.
L'azione, deliberata per il giorno stesso, fu rinviata al successivo per la densa copertura nuvolosa in atto.
Dopo l'autorizzazione di Obama, il direttore Panetta diede l'ordine di inizio a mezzogiorno del primo maggio.
Il blitz fu eseguito da 24 Navy SEALs elitrasportati appartenenti allo United States Naval Special Warfare Development Group (DEVGRU) del Joint Special Operations Command, che per ragioni legali furono momentaneamente posti sotto il controllo della CIA e di operativi paramilitari di quella stessa agenzia. Secondo il New York Times, furono impiegati nell'attacco un totale di "79 commando ed un cane". Il cane era un pastore belga Malinois chiamato Cairo, i cui compiti non sono del tutto chiari, forse addestrato per la scoperta di esplosivi, oppure specializzato nel perseguimento di tracce. Secondo un resoconto dei fatti, il cane era preposto a seguire "chiunque tentasse di fuggire e a mettere in allerta i SEALs in ogni caso di avvicinamento delle forze di sicurezza pakistane".Oltre agli incursori veri e propri, la missione fu appoggiata da un interprete, il conduttore del cane, piloti di elicottero, "addetti alla segnalazione tattica, alla raccolta di informazioni e da navigatori muniti di segretissimi visori iperspettrali".
I SEALs penetrarono in Pakistan a bordo di elicotteri Black Hawk decollati da una base intermedia a Jalalabad, e con base di origine presso l'aeroporto di Bagram. Erano dotati di carabine M4, (munite di silenziatore) visori notturni e pistole.
Gli elicotteri del 160th SOAR godevano altresì della scorta di una quantità di aeromobili vari, tra cui caccia ed aerei senza pilota. Secondo la CNN, "l'USAF teneva pure a disposizione un'intera squadra di elicotteri da ricerca e salvataggio". A causa del peso derivante dall'equipaggiamento "stealth" aggiunto sui Black Hawk, il loro carico fu calcolato al grammo, anche considerando le condizioni meteorologiche.
Si scelse di compiere l'azione in un momento di scarso chiaro di luna, in modo tale che gli elicotteri poterono entrare in Pakistan "bassi sul suolo e senza essere scoperti". Gli elicotteri sfruttarono tatticamente la morfologia collinosa della zona e tecniche nap-of-the-earth ("profilo del globo") per raggiungere il complesso senza apparire sui radar e mettere in allarme le forze armate pakistane.
Secondo il piano, una delle squadre SEAL sarebbe discesa con la tecnica fast-rope sul tetto del complesso, mentre la squadra nell'altro Black Hawk sarebbe uscita nel cortile, irrompendo dal piano terra. Invece, mentre si eseguiva l'hovering sul bersaglio, uno degli elicotteri subì una condizione di stallo denominata vortex ring state ("anello vorticoso" o “stato di vortice") aggravata dalla temperatura eccessivamente alta dell'aria, e dall'altezza dei muri perimetrali, "che impedì la diffusione della spinta ascensionale del rotore" mandando la coda a "tritare uno dei muri del complesso" e "distruggendo un rotore". L'elicottero "girò su un fianco" mentre il pilota calava precipitosamente il muso del mezzo, "per impedire che si capovolgesse". L'atterraggio fu comunque abbastanza morbido, visto che nessuno dei SEALs, dell'equipaggio o dei piloti riportò serie ferite. I comandanti del secondo elicottero tracciarono un piano di ripiego per atterrare sul tetto del complesso, e gli elementi operativi dei due elicotteri si raccolsero poi sul suolo fuori dal complesso e ripresero il loro assalto.
La fase terrestre del raid antelucano iniziò all'una di notte locale (ore 20.00 UTC del primo maggio) quando i SEALs aprirono una breccia nei muri del complesso con gli esplosivi.
I SEALs s'imbatterono negli occupanti nella foresteria del complesso, nell'edificio principale del piano terra in cui vivevano due maschi adulti, ed al primo e secondo piano dove vivevano Bin Laden e la sua famiglia. Il primo ed il secondo piano furono l'ultima porzione del fabbricato interessata al rastrellamento. Viene riferito che vi fossero "gruppetti di bambini… ad ogni livello, compresa la terrazza della camera di bin Laden".
Oltre ad Osama bin Laden, furono uccisi nell'operazione altri tre uomini ed una donna. Gli individui uccisi furono un figlio adulto di bin Laden (probabilmente Khālid, forse Hamza), il corriere di bin Laden (Abu Ahmad al-Kuwaiti), un parente maschio del corriere e sua moglie.
Al-Kuwaiti aprì il fuoco sulla prima squadra di SEALs con un AK-47 da dietro la porta della foresteria, e ne nacque un conflitto a fuoco in cui al-Kuwaiti morì. Una donna, identificata come la moglie del corriere, fu uccisa durante questo scontro. Il parente maschio del corriere fu colpito a morte, prima che potesse raggiungere un'arma ritrovata presso di lui, dal secondo team di SEALs al piano terra della casa principale. Il figlio giovane-adulto di bin Laden corse verso i SEALs per le scale della casa principale, e fu freddato dal fuoco della seconda squadra. Un importante esponente della difesa USA, rimasto anonimo, disse che solo uno dei cinque uccisi era armato.
I SEALs incontrarono bin Laden al primo o al secondo piano dell'edificio principale. Bin Laden "vestiva il tradizionale completo casacca-pantaloni dalle linee morbide noto come kurta pigiama", in cui furono poi trovati 500 Euro e due numeri telefonici cuciti nel tessuto.
Bin Laden sbirciò gli americani, che salivano le scale, da sopra la ringhiera dell'ultimo piano, e poi si ritirò in camera sua mentre un SEAL gli sparò un colpo, mancandolo. I SEALs lo rincorsero in camera, e gli spararono. C'erano due armi vicino a bin Laden nella sua stanza, un fucile d'assalto AK-47 ed una pistola semiautomatica Makarov di fabbricazione russa, ma secondo sua moglie Amal fu ucciso prima che potesse raggiungere il Kalashnikov. Secondo la Associated Press le armi erano su un ripiano vicino alla porta ed i SEALs non le videro che quando stavano fotografando il cadavere di Osama. Bin Laden fu ucciso da un colpo al petto, seguito da uno sopra l'occhio sinistro, una tecnica a volte chiamata "double tap" ("doppio tocco").
Furono ferite due donne. Secondo ABC News, la quinta moglie di bin Laden, Amal Ahmad 'Abd al-Fatah, fu una delle donne ferite: "Quando i SEALs entrarono nella stanza ove si nascondeva bin Laden, sua moglie li caricò e le spararono ad una gamba." La figlia dodicenne di bin Laden, Safiya, fu colpita ad un piede o ad una caviglia da una scheggia vagante.
Quando i SEALs incontravano donne o bambini durante l'incursione, li immobilizzavano con manette o fascette di plastica. Concluso l'attacco, gli americani spinsero gli occupanti sopravvissuti all'esterno "per lasciarli scoprire alle forze pakistane".
Solo la salma di bin Laden fu asportata dalle forze USA; gli altri quattro cadaveri furono abbandonati nel complesso e successivamente presi in custodia dai pakistani.
Secondo le autorità americane, bin Laden fu sepolto in mare perché nessun paese ne avrebbe accettato le spoglie. Nelle 24 ore dal decesso di Osama furono celebrati riti religiosi musulmani sulla portaerei Carl Vinson, nel Mare Arabico settentrionale. I preparativi iniziarono alle 10.00 locali e la deposizione in mare fu completata alle 11.00. Il corpo fu lavato, avvolto in un lenzuolo bianco e posto in un sacco di plastica zavorrato. Un ufficiale lesse un sermone religioso preparato e tradotto in arabo da un interprete madrelingua. Dopo di ciò, il corpo di bin Laden fu disteso su una tavola. La tavola fu sollevata su un lato ed il corpo scivolò in mare.

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