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sabato 16 maggio 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 16 maggio.
Il 16 maggio 1920 Papa Benedetto XV canonizza Giovanna d'Arco, che da allora diviene la santa più amata in terra di Francia.
Giovanna d'Arco era la figlia minore in una famiglia di contadini in un villaggio della Lorenadi,  Domrémy  e nacque il 6 Gennaio 1412.
In quegli anni la Francia si trovava nel pieno della Guerra dei Cent'anni, divisa in due, il nord con Parigi occupato dagli Inglesi e dai Borgognoni ed a sud sotto il controllo  del re Carlo VI e dai suoi sostenitori, gli Armagnacchi.
Nel 1422 muoiono entrambe i contendenti: Enrico V di Inghilterra e Carlo VI di Francia.
Gli inglesi approfittano della guerra civile fra i Borgognoni ed Almagnacchi per proclamare Enrico VI, allora ancora bambino, re di Inghilterra e di Francia.
 Il figlio di Carlo VI, il legittimo erede al trono francese, Carlo VII, si rifiuta di abdicare, ma non può farsi incoronare re, secondo il rito ufficiale, perché per tradizione il rito si deve tenere nella Cattedrale di Reims, allora sotto il dominio inglese.
Giovanna d'Arco, come i suoi conterranei del tempo, viene cresciuta con un'educazione severamente religiosa ed a tredici anni rivela una certa propensione mistica.
Giovanna prega e si confessa più volte al giorno e confida ai familiari di udire spesso voci di santi: l'Arcangelo Michele , Caterina di Alessandria, Margherita di Antiochia, che la esortano a pratiche religiose.
Nel 1428, mentre la guerra si trascina con le sue atrocità, Giovanna d'Arco confida che le "voci" le ordinano  di salvare la Francia, liberando prima di tutto Orlèans, che in quel momento si trova sotto assedio inglese, ed aiutare il Delfino Carlo VII, a conquistare il trono.
Subito viene presa per matta, ma pur essendo una ragazzina di sedici anni che non sa andare a cavallo e non conosce niente di strategie di guerra, non sa leggere e scrivere, sorprende i notabili francesi con la predizione, azzeccata, di una sconfitta delle truppe francesi e riesce a ottenere udienza dal Delfino.
 Giovanna d'Arco, che rivela una capacità dialettica sorprendente, chiede al Delfino di Francia il comando dell'esercito per liberare Orlèans.
Con le sue parole ispirate, Giovanna, dopo aver convinto il Delfino, rincuora anche le truppe francesi, sfiduciate e stanche, convincendole che la vittoria è possibile, che Orlèans li sta aspettando.
L'8 maggio del 1429 indossa abiti maschili, impugna le armi e combatte nelle trincee al fianco dei suoi uomini, conducendo l'esercito a liberare Orlèans, da qui il titolo "Pulzella d'Orlèans".
Forte di questa vittoria l'esercito francese ritrova vigore e voglia di combattere, con estrema fiducia nella loro Pulzella, incalza gli inglesi e, di vittoria in vittoria, libera buona parte del paese.
Giovanna d'Arco, che sul campo di battaglia indossa un'armatura bianca e porta un proprio bianco vessillo, il 17 Luglio 1429 accompagna il Delfino a Rouen, nella cui cattedrale viene incoronato come Carlo VII Re di Francia.
A questo punto, ormai leggendaria per l'esercito e per il popolo, Giovanna diventa ingombrante per i nobili e per il Re stesso; molte città che si erano sottomesse agli Inglesi ed ai Borgognoni, spontaneamente giurarono fedeltà al legittimo Re Francese che si ritiene soddisfatto e che non vorrebbe continuare nella guerra.
Parte delle truppe francesi all'Ordine di vari Generali stanno cercando di riconquistare Parigi, operazione che dura parecchi mesi e dà vita a molte battaglie .
Durante una di queste battaglie, nel settembre del 1429,  la Pulzella d'Orlèans viene ferita ed il suo esercito sconfitto. Portata in salvo dai suoi uomini le viene tolto il comando dell'esercito.
Ma Giovanna non rinuncia a partecipare alla guerra, raccoglie intorno a sé un piccolo manipolo di uomini mal armati e, contro il parere dei Generali del Re e della Corte, ritorna sul campo di battaglia a Compiègne dove, nel marzo del 1430, ha luogo uno scontro durante la quale viene fatta prigioniera dai Borgognoni, un gruppo di mercenari francesi che sostengono gli inglesi;
I Borgognoni vendono Giovanna D'Arco agli inglesi che decidono di sottoporla ad un processo per eresia.
Carlo VII pienamente soddisfatto della corona e dei risultati conseguiti, non vuole più continuare la guerra e non  muove un dito per liberarla, approfittando della situazione per eliminare una persona che è diventata sempre più scomoda  perché determinata a combattere fino a quando le "voci" non le ordineranno di fermarsi.
Sottoposta a processo come strega  davanti a un tribunale presieduto da Pierre Cauchon, vescovo di Beauvais e da quaranta tra inglesi e francesi anglofili, Giovanna si trova sola, senza difensori.
 Dopo quattordici mesi di umilianti interrogatori la pulzella d'Orleans è accusata di eresia, per aver creduto di poter comunicare direttamente con Dio,  senza la mediazione della Chiesa Cattolica e di atti illeciti, per aver indossato abiti maschili.
Poco prima della conclusione del processo, i giudici  propongono a Giovanna d'Arco di rinunciare a quella che considera la sua missione e di giurare di non indossare mai più armi o abiti maschili, pena la morte sul rogo. Giovanna accetta e viene condannata alla prigione a vita.
All'ultimo momento, però, la pulzella si rifiuta, lei francese, di sottomettersi al giudizio di una corte inglese, la quale immediatamente la giudica un'eretica impenitente.
Condannata a morte, viene  bruciata sul rogo nella piazza del Mercato Vecchio di Rouen il 30 maggio del 1431: aveva  solo diciannove anni.
Nel 1437 si concluse la conquista di Parigi e negli anni seguenti gli inglesi persero via via il loro potere sulla Francia.
Nel 1453 la Guerra dei Cent'anni era praticamente finita e nel 1456 la Chiesa Cattolica volle riesaminare gli atti del processo contro Giovanna D'Arco riconoscendo la sua innocenza.
La personalità poliedrica di Giovanna d’Arco ha dato luogo, nei secoli, alle più diverse interpretazioni del personaggio, spesso contrastanti, alcune fondate su elementi storici, altre su dicerie e leggende che circolavano in Francia e in Inghilterra già durante la sua vita. Il culmine dell’emozione popolare fu raggiunto dapprima nella vittoriosa, rapida ed imprevista liberazione di Orléans dall’assedio, poi dalla morte sul rogo a Rouen. Nel tempo intercorso tra la morte della Pulzella e la sua riabilitazione, nel 1456, molti la considerarono come una persona fuori dell’ordinario o, comunque, ammantata di mistero. Fra questi è da annoverare lo stesso Carlo VII, se realmente le due "imprese segrete", iniziate nell’aprile del 1430, di cui incaricò il cugino, il Bastardo d’Orléans, riguardavano il salvataggio di Giovanna. Il carisma della ragazza, tuttavia, fu avvertito inizialmente dalla stessa folla che presenziò all’esecuzione.
Nel XVI secolo la memoria storica iniziò a lasciare sempre più spazio per una caratterizzazione semplicistica di Giovanna, aderente allo stereotipo dell’eroina prode, valorosa, salvatrice della patria. Sempre più un simbolo, sempre meno una persona. Si perdevano le sfaccettature del suo carattere così come tramandatoci dai processi, quello di condanna quanto quello di riabilitazione, Giovanna essendo di volta in volta collerica (così come durante il primo incontro col Bastardo d’Orléans, sulle rive della Loira), pressante (quando insiste senza tregua, a Loches, perché il Delfino si diriga immediatamente a Reims), esperta in arte militare (quando organizza l’assedio alla città di Troyes), coraggiosa (quando continua a combattere, a Orléans, nonostante una freccia le si sia conficcata profondamente nelle carni), stanca e malinconica (quando a Crépy-en-Valois esprime il desiderio di ritornare dai suoi genitori ed abbandonare le armi), umile (quando abbraccia il Delfino alle ginocchia), allegra e pronta al riso (quando scherza con i soldati), ironica (quando a Poitiers, al frate che, con forte accento limosino, le domanda quale lingua parlino le voci che dice di sentire, risponde: «Migliore della vostra!»), sarcastica (quando, ai giudici che, a Rouen, le domandano se l’Arcangelo Michele le appaia nudo, replica: «Credete che Nostro Signore non abbia di che vestirlo?»). In questo modo, entrando a far parte dell’iconografia, Giovanna divenne una figura allegorica, priva di spessore, invocata ora come protettrice dell’unità nazionale, ora come bandiera dei Cattolici in lotta con la Riforma protestante. D'oltremanica giungevano invece, alimentate dal ricordo e dal rancore della guerra, immagini denigratorie di Giovanna, spesso sgualdrina e, a volte, strega, anche queste stereotipate quanto quelle che la elogiavano. Alla fine del XVI secolo William Shakespeare avrebbe raffigurato con questi tratti la Pulzella.
Sotto Napoleone Bonaparte Giovanna divenne il simbolo non solo del patriottismo ma anche del nazionalismo francese; una combattente non per la libertà né per una giusta causa ma, semplicemente, per la Francia, sempre e comunque. Durante il Romanticismo, Giovanna ritornò in auge insieme al Medio Evo; patriota o fanciulla ispirata, tutti vollero appropriarsi della sua figura, repubblicani e monarchici, laici ed ecclesiastici. Alla metà del secolo, Jules Quicherat pubblicò in cinque volumi i testi dei processi e una mole notevole di materiale che, lentamente, restituirono spessore storico alla sua figura.
Al principio del XX secolo, durante il processo di beatificazione di Giovanna, iniziato nel 1897 e conclusosi il 18 aprile 1909, la fama di Giovanna si era nuovamente diffusa fra tutti gli strati della popolazione, sia per l'iniziativa della Chiesa, sia per la minuziosa opera di ricostruzione storica di Jules Quicherat, ormai ampiamente conosciuta. Tuttavia, ancora una volta, i movimenti che agitavano la società (e la politica) si appropriarono in qualche modo della sua figura prediligendone un singolo aspetto e tralasciandone l'«inesauribile» profondità. Da un lato, Giovanna era divenuta l'emblema dei Cattolici, dall'altro, la sinistra laica ne celebrava l'immagine della ragazza del popolo abbandonata dal potere e dal re al rogo della Chiesa; gli antisemiti vedevano in lei una «fanciulla celtica». Nel frattempo, l'ascesa al potere politico, in Francia, di un leader del calibro di Émile Combes, fortemente anticlericale, determinò la completa separazione fra Stato e Chiesa ma, anche, lo scioglimento di oltre cento congregazioni religiose, incluse quelle a carattere caritatevole ed assistenziale, nonché l'espropriazione di alcuni beni, come le biblioteche ecclesiastiche. La divisione politica e religiosa del Paese si sarebbe risolta, di necessità, solo durante la Prima guerra mondiale. Giovanna divenne, allora, il simbolo stesso della resistenza contro l'invasore; circolavano immagini della Beata Giovanna d'Arco che inneggiavano alla lotta in nome dell'unità nazionale della Francia e, quando l'offensiva tedesca fu arrestata nella Prima battaglia della Marna, tra i caduti vi fu, emblematicamente, uno scrittore come Charles Péguy, che aveva legato a doppio filo la sua opera con la vita - e la morte - di Giovanna d'Arco.
Nel 1920 il Papa la dichiara Santa, la Chiesa Cattolica la festeggia,  come martire, il 30 Maggio e la Francia la considera la sua eroina.


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