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martedì 29 maggio 2012

#Big-Crunch, il #Grande Schianto, #morte dell’Universo, Vincenzo #Croce, #Luci e ombre sull’ #Universo #buco nero cosmico #ipotesi cosmologiche #cosmologia #citazione Steven #Weinberg


Se in un futuro, per ora imprecisabile, i dati osservativi conducessero effettivamente ad un’inversione di quella situazione cosmologica che, sotto tanti punti di vista, è apparsa finora la più probabile [espansione dell’Universo], allora il nostro Universo sarebbe fatalmente destinato a richiudersi. S. Weinberg ha tracciato uno schema descrittivo di alta drammaticità nei confronti di quello che si verificherebbe nel remoto futuro. Fra 30 miliardi di anni l’Universo avrebbe raggiunto la massima espansione e avrebbe raddoppiato il raggio attuale portandolo a 40 miliardi d’anni luce.


A quell’epoca la temperatura della radiazione cosmologica sarebbe discesa da 2,8 °K ad 1,5 °K e la posizione del picco d’intensità sarebbe passata da 3 a 6 mm. In quel momento gli osservatori sulle galassie noterebbero che i red-shift cosmologici sono divenuti insensibili. Con lo scorrere dei miliardi d’anni comincerebbero viceversa a manifestare un blue-shift,  uno spostamento verso l’estremità violetta del proprio spettro elettromagnetico e la loro luminosità apparente decrescerebbe meno del quadrato della distanza. Il fenomeno indicherebbe che l’Universo ha preso a contrarsi e che le velocità di recessione si siano scambiate in velocità d’avvicinamento. Trenta miliardi d’anni ancora, e l’Universo ripasserebbe nello stato in cui lo vediamo attualmente, solo che tutte le manifestazioni di tipo cosmologico apparirebbero invertite.

Ad un’epoca situata a 110 miliardi di anni dal nostro tempo, le dimensioni del nostro Universo saranno divenute cento volte più piccole di quelle odierne: la temperatura della radiazione cosmologica raggiungerà i 300 °K (30 °C) e, sulla Terra (ammesso che ci sia ancora), farà così caldo di giorno come di notte e le disomogeneità climatiche stagionali non saranno più avvertibili. Allorché mancheranno soltanto 700 mila anni al collasso finale, la temperatura cosmica sarà cresciuta fino a 3000 °C, pressappoco al livello termico di alcune stelle rosse; in quel momento le molecole prenderanno a dissociarsi e le stelle e i pianeti si mostreranno avvolti in un’impressionante luminosità sanguigna. Solo 20 milioni di anni impiegherà, a quel punto, un raggio di luce a compiere il giro dell’Universo; ma il periplo diventa rapidamente sempre più corto. Da questo momento lo scenario che apparirebbe ad un osservatore ideale è la replica all’inverso di quanto descrivemmo nell’inseguire un fotone cosmologico lungo il suo viaggio nel tempo. Tre settimane prima del collasso finale, del Grande Schianto (il Big-Crunch), le stelle e i pianeti si dissolveranno in un plasma nucleare ribollente a 10 milioni di gradi; infine, a tre minuti dalla fine, si dissoceranno i nuclei atomici; a un decimo di secondo tutta la materia e la radiazione fonderanno in un furibondo bagno di fuoco. A dieci miliardi di gradi, a mille miliardi di gradi… si consumerà il grande olocausto cosmico!


(Vincenzo Croce, Luci e ombre sull’Universo. Pagine di cosmologia, Torino, Paravia, 1981, p.155)

(L’immagine sopra è tratta da: http://www.taringa.net/posts/info/6330067/El-Universo-_Imagenes-y-videos_.html )

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