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lunedì 8 luglio 2019

#Almanacco quotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è l'8 luglio.
L'8 luglio 1934 nasce Marty Feldman.
Marty Feldman, grande comico anglosassone, è nato nell'East End di Londra, figlio di un sarto ebreo. Lasciata la scuola a soli quindici anni, segue inizialmente la vocazione di trombettista jazz, che in quel momento sentiva di possedere.
Solo più tardi scopre in realtà di provare una forte attrazione per il palcoscenico e per la recitazione. Prende parte allora ad alcune commedie, dove comincia a farsi strada la sua vena comica arguta e surreale, sulla scia dei suoi maestri ideali, Buster Keaton e i fratelli Marx in testa.
Il suo primo ingaggio nel mondo dello spettacolo avviene grazie ad una commedia comica creata insieme a due amici, gli stessi con cui forma un trio chiamato "Morris, Marty and Mitch", trio comico estremamente influenzato da quello che nello stesso periodo stavano appunto facendo i già ricordati fratelli Marx (Grouche, Harpo, Chico e Zeppo), e che ricalcava, più o meno, lo stesso tipo di comicità stralunata.
Nel '54 incontra Barry Took, un altro umorista di talento. L'uno rimane colpito, in un singolare gioco incrociato, dal pazzo umorismo dell'altro, simpatizzano, e decidono di creare un sodalizio professionale. Cominciano dunque a scrivere soggetti di tutti i generi e in gran quantità per programmi radiofonici di vario tipo fino a che Marty, sul finire degli anni cinquanta, entra a far parte di un vero e proprio team di sceneggiatori assoldati per trovare idee divertenti per i radio show. In particolare, il team si applica, con lodevoli risultati di ascolto, ad uno dei programmi più in voga all'epoca "Educating Archie".
Fortunatamente Marty e Barry, che rischiavano di prendere strade separate a causa dei sopravvenuti impegni del primo, vengono chiamati ad unire i loro sforzi per realizzare altri due programmi radiofonici "We're in Business" e il clamoroso, in termini di ascolto, "The Army Game". Due di quei popolari show danno vita ad altre esperienze, nate più o meno sulla base delle caratterizzazioni create per lo show precedente (quindi utilizzando gli stessi personaggi, modificati o arricchiti con altre trovate). Uno di questi è "Bootsie and Snudge", per il quale Feldman diventa lo sceneggiatore responsabile. Indubbiamente un passaggio di carriera non indifferente. Ma l'aspetto più importante è che questo tipo di produzioni cominciano a sbarcare anche in televisione, raggiungendo una massa più imponente di spettatori, rispetto alla sola radio.
Inoltre, ora non è più uno scribacchino che si deve adattare ad integrare o modificare quello che scrivono altri, ma è l'ideatore diretto di tutti i programmi che gli vengono affidati. Naturalmente, si prende di converso anche la responsabilità delle battute e degli andamenti degli ascolti. Di certo l'artista non delude le aspettative, visto che gli spettacoli da lui ideati diventano tra i più visti della televisione inglese.
Alla metà del 1961, il comico scopre di essere affetto da una grave forma degenerativa di natura ipertiroidea. Gli effetti di questa malattia si ripercuotono soprattutto sull'apparato oculare, che subisce gravi modificazioni. Questo "difetto", e l'immagine dell'attore che di conseguenza ha impresso, è uno dei motivi iconografici per cui oggi è così ricordato, tanto che il suo volto è quasi diventato un'icona. In effetti, è difficile dimenticare quello sguardo, espressamente accentuato dallo stesso Feldman per renderlo il più caricaturale possibile (com'è facilmente osservabile nelle numerose foto che lo ritraggono anche fuori dal set).
Fortunatamente dunque, anche grazie al suo grande spirito reattivo, la carriera non subisce grandi scossoni e anzi per tutti gli anni sessanta intensifica le sue collaborazioni con la BBC nella realizzazione di programmi televisivi, fino a creare show poi diventati fucina di talenti comici. Ricordiamo, fra gli altri, alcuni dei futuri Monty Python come Michael Palin, Terry Jones e John Cleese.
In uno di questo show, inoltre, dette vita ad uno dei suoi più fortunati personaggi, entrati poi anche nel costume del popolo britannico con i suoi tormentoni. In questo periodo avvenne la consacrazione ufficiale di Feldman e di conseguenza si verificò un'ulteriore spinta in avanti della carriera: il simbolo tangibile della stima che la BBC provava per lui fu l'offerta di realizzare proprie commedie sul secondo canale per gli anni a venire, commedie in cui fosse il protagonista assoluto.
Restava però, in questa fulgida ascesa, ancora un territorio da conquistare, e stavolta nel vero senso della parola, ossia l'America. Ancora sconosciuto negli Stati Uniti, Feldman decise di farsi conoscere anche in quel grande continente. Il suo debutto televisivo sugli schermi statunitensi risale alla fine degli anni sessanta, quando appare in alcuni sketch del popolarissimo "Dean Martin Show". La riuscita è buona, l'accoglienza più che lusinghiera. Il ghiaccio sembra rotto e allora eccolo negli anni settanta regolarmente ospite di numerosi show così come di repliche estive. Negli stessi anni progetta e mette in piedi un altro spettacolo basato su di lui che infatti prenderà il nome di "The Marty Feldman Comedy Machine".
In Italia, invece, Feldman non ha avuto moltissime occasioni per essere conosciuto. L'immagine più dirompente che tutti ricordano è infatti legata ad un film di diffusione internazionale e di enorme successo, tanto da diventare un classico ed essere annoverato come uno dei tributi più divertenti al cinema in bianco e nero e alle pellicole ingenuamente horror del passato. Stiamo parlando di "Frankestein junior", indubbiamente uno degli exploit più clamorosi della carriera di Feldman, basata fino a quel momento più che altro sul rapporto diretto con il pubblico, in una sorta di dimensione cabarettistica. Invece, in quel caso, Mel Brooks lo sceglie per il cast del film avendo la brillante idea di assegnargli il personaggio di Igor, l'assistente tanto funereo quanto spassoso del Dr. Frankenstein, incarnato con esiti altrettanto memorabili da un altro istrione della cinematografia umoristica, Gene Wilder.
Dopo il film di Brooks, vennero a seguire altre partecipazioni, fra cui quella alle "The Adventure of Sherlock Holmes' Smarter Brother", e all'altra pellicola di Mel Brooks dal titolo "Silent Movie". Molti di questi film, purtroppo, non sono stati distribuiti in Italia.
Tale, comunque, è il successo dei film e il riscontro personale di Feldman presso il pubblico che il comico prende il coraggio di cimentarsi in prima persona con il lavoro registico. L'esordio è con " Io, Beau Geste e la legione straniera", scherzoso rifacimento di un film del '39 di Wellman, in cui due fratelli, uno bellissimo e l'altro bruttissimo, finiscono nella legione straniera. In seguito, dirige "In God We Trust", dopo il quale torna comunque davanti alla macchina da presa nei più congeniali panni dell'attore.
Durante la lavorazione del picaresco "Yellowbeard in Mexico", il quarantanovenne Feldman viene colto da un grave malore di origine cardiaca, morendo il 2 dicembre del 1982 a Mexico City, nella sua stanza d'albergo. Viene seppellito al cimitero "Forest Lawn" di Los Angeles, vicino alla tomba del suo idolo, Buster Keaton, al quale si era sempre ispirato, malgrado gli esiti diversissimi della sua comicità.
Marty Feldman, fu un personaggio più unico che raro nel panorama della comicità anglosassone, riuscendo a riassumere in sé diverse figure: comico, regista, scrittore e commediante. Il suo stile fu del tutto unico e personale, contrassegnato in modo indelebile dalla sua indimenticabile fisionomia. Impersonificò il vero spirito della commedia, motivo per cui sarà ricordato molto a lungo.

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