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martedì 9 luglio 2019

#Almanacco quotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 9 luglio.
Il 9 luglio 1540 Enrico VIII annulla il matrimonio con la quarta moglie, Anna di Cleves.
Su Enrico VIII gli storici e gli scrittori hanno versato fiumi d’inchiostro. Colto e raffinato esponente della dinastia Tudor, ma anche sovrano dispotico e sanguinario con il procedere degli anni, Enrico VIII è ricordato per un evento che cambiò il corso della storia in Inghilterra e nel mondo: lo scisma religioso che sancì il distacco dalla chiesa cattolica di Roma. Enrico viene certamente ricordato anche per la sua turbolenta vita privata, segnata da sei matrimoni e da una lista senza fine di amanti e di figli illegittimi, tempestosa con le donne quasi quanto quella di un suo famoso contemporaneo, Ivan il Terribile.
La lunga serie di matrimoni, celebratisi tra il 1509 ed il 1543, costò la vita a ben tre consorti su sei, e si snodò attraverso il divorzio da Caterina d’Aragona, la decapitazione di Anna Bolena, la morte per complicanze da parto di Jane Seymour, il ripudio di Anna di Clèves e la decapitazione di Katherine Howard. Solo l’ultima moglie accompagnò, da sposata, la salma di Enrico, anche perché il re era stanco e malato e Katherine Parr fu per lui più un’infermiera che una coniuge.
Tra i tanti matrimoni di Enrico VIII finiti tragicamente, uno si distinse per la particolarità dei rapporti che legarono il sovrano inglese alla consorte, il quarto matrimonio, quello con Anna di Cleves. Curiosamente, una delle ragioni del fallimento dell’unione del sovrano fu dovuta al pittore di corte Hans Holbein il Giovane, il celebre artista tedesco riparato a Londra per sottrarsi alla Riforma Luterana, che divenne ritrattista ufficiale della corte inglese nel 1536.
Spedito in avanscoperta in vista del matrimonio del suo sovrano, Holbein fu incaricato di dipingere il ritratto della duchessa di Clèves, secondogenita di Giovanni III, duca di Jülich-Kleve-Berg, e della principessa Maria di Jülich-Berg, signori di un ducato attualmente situato tra la Germania ed i Paesi Bassi. Nel ritratto la giovane, riccamente vestita secondo l’uso della sua terra di origine, appare nel fiore degli anni e la sua bellezza è appena offuscata dal velo di malinconia presente nello sguardo. Le mani, affusolate ed eleganti, quasi abbandonate sul grembo, risaltano contro il carminio e l’oro dell’abito. Ciò che Enrico non poteva sapere tuttavia, è che il pittore di cui aveva tanta stima aveva fortemente idealizzato la sua modella. L’effetto finale del ritratto fu tuttavia così convincente, che il sovrano, rapito ed entusiasta, acconsentì immediatamente alle nozze.
Certo, alla base della scelta c’era soprattutto la ragion di stato: Anna, sorella del duca di Clèves, feudatario imperiale, doveva infatti suggellare l’alleanza della Germania con l’Inghilterra, isolata dopo la Riforma e canzonata anche da strane armature, ma è innegabile anche che Enrico desiderasse al contempo una consorte avvenente e che ravvisasse questa caratteristica nella giovane.
Nonostante avesse ormai 49 anni, quasi il doppio dell’età della futura sposa, e fosse ormai in sovrappeso e lontano dall’aspetto da rubacuori della gioventù, le pretese del re in fatto di donne restavano ancora alte e, essendo vanitoso, interpretò come un affronto personale il fatto che Anna non lo riconobbe quando, sotto mentite spoglie, si recò a Rochester ad accoglierla.
Il primo incontro tra i due si rivelò del resto, secondo tutte le fonti dell’epoca, un vero e proprio disastro: la giovane sapeva leggere e scrivere in Dutch, il dialetto germanico dei Paesi Bassi, sapeva cucire, ricamare e giocare a carte, ma i suoi talenti non andavano oltre. Non conosceva né il latino, né l’inglese, né il francese, non sapeva suonare o cantare e la sua prima conversazione con il raffinato sovrano d’oltremanica consistette in poche, stentate parole con forte accento straniero.
Ma fu soprattutto l’aspetto fisico a lasciare a bocca aperta per il disappunto il monarca inglese: completamente diversa dalle leggiadre sembianze del ritratto di Holbein, la giovane che Enrico VIII incontrò a Rochester si rivelò alta e sgraziata, con il volto deturpato dal vaiolo. Ritiratosi in fretta e furia nelle sue stanze, Enrico dichiarò pubblicamente che l’aspetto della “cavallona fiamminga” lo disgustava e chiese ai suoi consiglieri di essere immediatamente liberato dalla promessa di matrimonio. Ebbe ad affermare:
Se non fosse già arrivata fin qua in Inghilterra, se non fosse per il rischio di spingere suo fratello tra le braccia del re di Francia o dell’Imperatore, non vorrei saperne di prendere in moglie “quella cavallona fiamminga”
Tutte le possibili scappatoie al matrimonio vennero però esaminate invano dalla diplomazia inglese, che considerò improponibile l’eventualità di rimandare indietro la promessa sposa. Così, il 6 gennaio 1540 un riluttante Enrico VIII, in scandaloso ritardo e con la fronte aggrottata, fu costretto a sposare Anna di Clèves.
Ai cortigiani che, con la brutale disinvoltura dell’epoca, chiesero al loro sovrano se trovasse la moglie più attraente dopo la prima notte di nozze, Enrico replicò tetro che la vicinanza della fiamminga lo aveva privato di qualsiasi desiderio di intimità con lei, aggiungendo imbarazzanti particolari circa i seni cascanti ed il ventre flaccido di Anna, dettagli che, assicurò, non gli consentivano di consumare il matrimonio.
La curiosa coppia seguitò comunque a condividere il letto reale per sei mesi. Nel frattempo il Consiglio del Re, con il pretesto ufficiale che un precedente contratto di fidanzamento tra Anna ed il duca Francesco I di Lorena fosse valido, annullò le nozze contratte in Inghilterra. Holbein e coloro che avevano consigliato al sovrano le nozze con la straniera, inutile dirlo, caddero in disgrazia.
Chi se la cavò meglio di tutti fu l’imperturbabile Anna.
Il re, soddisfatto della sua mansuetudine, le attribuì una rendita di 4000 sterline annue, con diritto di precedenza su ogni altra dama d’Inghilterra, oltre alle proprietà di Richmond Palace e del Castello di Hever, già appartenute alla famiglia di Anna Bolena.
Dopo il divorzio i rapporti tra Enrico VIII ed Anna rimasero sempre cordiali e la ex regina fu ricevuta a corte con ogni riguardo, stabilendo ottimi rapporti con le figlie del sovrano, Maria ed Elisabetta, e con la diciottenne Katherine Howard, sua ex dama di compagnia e nuova regina, incoronata solo venti giorni dopo il divorzio da Anna.
Lo sfortunato ritratto di Anna eseguito da Holbein venne rapidamente alienato da Enrico VIII e finì, nel 1671, acquistato dal Luigi XIV, il Re Sole. Oggi lo si può ammirare al Louvre, nella sezione dei pittori fiamminghi.

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