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domenica 15 novembre 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 15 novembre.
Sul calar del sole del 15 novembre 1325 a Zappolino, paesino dell'appennino bolognese, si svolse una cruenta battaglia tra bolognesi e modenesi, che vide schierati circa 30000 fanti e 2000 cavalieri per i Bolognesi, contro 5000 fanti e 2000 cavalieri per i modenesi, molti di questi di provenienza germanica e quindi piuttosto esperti d'arte militare.
I modenesi, ghibellini, erano schierati all'incirca sul pianoro dove oggi sorge l’abitato della Ziribega, mentre i bolognesi, guelfi, si trovavano all'inizio del pendio che dalla Bersagliera sale verso Zappolino, denominato " Prati di Soletto ", tenendo alle loro spalle il castello.
I bolognesi non ebbero molto tempo a disposizione per organizzare le truppe, avendole richiamate in tutta fretta da Bazzano e da Ponte Sant' Ambrogio, dove i modenesi le avevano attirate con alcuni stratagemmi; lo scopo era quello di fermare l'avanzata del nemico verso Monteveglio, dove si stava cercando di riconquistare il castello, e probabilmente di difendere la roccaforte di Zappolino.
I modenesi, agli ordini di Passerino Bonacolsi, attaccarono, guidati da Azzone Visconti dal Marchese Rinaldo d’Este, i cavalieri delle prime linee bolognesi, mentre la cavalleria di Gangalando Bertucci di Guiglia, attaccò sul fianco, arrivando dalla parte di Oliveto. Alle manovre prese parte anche Muzzarello da Cuzzano, esperto del territorio come Gangalando, nonché signore dell’omonimo castello, situato a poca distanza dal luogo della battaglia.
La battaglia fu molto breve, circa un paio d’ore, ma si concluse con la terribile disfatta dell'esercito bolognese; infatti, nonostante la superiorità numerica, le truppe prese di sorpresa dall'attacco laterale, si diedero alla fuga, molti uomini ripararono all'interno del castello di Zappolino, altri in quello di Oliveto, altri ancora, raggiunsero, inseguiti, Bologna e qui trovarono rifugio entrando dalla porta S. Felice. I morti furono più di duemila. I modenesi giunsero fino alle porte di Bologna, distruggendo al loro passaggio i castelli di Crespellano, Zola, Samoggia, Anzola, Castelfranco, Piumazzo e la chiusa del Reno presso Casalecchio, che consentiva, come oggi, la deviazione delle acque del fiume verso la città.
Non tentarono però l'assedio della città, ma si limitarono a schernire per alcuni giorni gli sconfitti correndo quattro palii fuori le mura e alla fine tornarono a Modena portando in trofeo una secchia rubata in un pozzo, tuttora esistente sotto un tombino fuori porta S. Felice. A seguito di tale episodio e forse grazie anche al poema del Tassoni che ne narra in chiave eroicomica gli eventi, questo avvenimento è oggi chiamato “La battaglia della secchia rapita”.
Alcuni mesi più tardi, nel gennaio 1326, la pace firmata dalle due parti vide la restituzione dei terreni e dei castelli conquistati dai ghibellini ai bolognesi, probabilmente in cambio di denaro, passato nelle mani di Passerino Bonacolsi. Il sacrificio di oltre duemila uomini si rivelò dunque del tutto inutile.

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