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sabato 23 giugno 2012

#Mitologia #Ebe Dea della Giovinezza

http://thule-italia.com/wordpress/archives/4939?lang=it
Dea della giovinezza greca e romana, Ebe ricorre di rado, ma con costanza, nella storia dell'arte, dall'antichità fino alle opere degli artisti Art Nouveau.
Secondo la mitologia greca Ebe (o Hébé, in francese) è la dea della giovinezza, figlia di Zeus ed Era, menzionata nell’Iliade come sposa di Eracle; fu ribattezzata “Juventas” (“giovinezza” in latino, appunto) dai romani, i quali affidavano a lei i giovani che assumevano la toga virile per entrare nel mondo degli adulti. In terra ellenica un tempio eretto a suo nome si trovava a Flio, mentre, in area latina, un’edicola a lei dedicata fu collocata nel Tempio di Giove Ottimo Massimo, al Campidoglio (fonte: Wikipedia).
Al termine dell’epoca antica, la figura di Ebe subì un totale oscuramento a causa del mancato riutilizzo con cui i cristiani erano soliti riproporre, attraverso nuovi significati, le figure dell’antico pantheon per rendere la loro religione più familiare alle persone da convertire (sorte riservata ebbe in tal senso, invece, il fratello Ares / Marte, che divenne San Marziano martire).

 Solo nel Settecento, la figura di Ebe tornò a circolare nuovamente, grazie alla ritrattistica e, in particolar modo, alla pittura allegorica: di gran moda divennero, infatti, nelle corti europee le immagini di dame rappresentate nelle vesti dell’antica divinità, di cui si voleva indicarne le qualità di bellezza, grazia e giovinezza (come nell’esempio di Piere Gobert, “Ritratto della Duchessa di Modena”), ma frequenti furono anche, in età napoleonica, le immagini allegoriche in cui fu rappresentata slegata dalle effigi di una persona particolare. Da questo punto in avanti, tuttavia, Ebe (s)comparve nuovamente: sempre più di rado, fu recuperata dal repertorio iconografico classico come un tema erudito e insolito con cui si voleva richiamare l’antichità.
 L’iconografia usuale della dea la vede nell’atto di versare nettare da una brocca, ora verso il marito, ora verso il padre rappresentato nelle varianti zoomorfe di cigno o di aquila (di fianco, l’esempio di François Rude (1784-1855) al Museo delle Belle Arti di Digione).
Una delle immagini più celebri dell’età moderna fu scolpita nel 1816 da Antonio Canova (1757-1822) in marmo bianco ed è, oggi, conservata a Forlì (sopra) - quarta versione del modello realizzato, per la prima volta, nel 1796 e di cui esiste anche un esemplare in gesso al Museo di Civico di Milano. Canova rappresentò la dea mentre avanza con passo leggero e lievemente inarcata in avanti, nell’atto di servire i convitati di un invisibile banchetto olimpico, al quale ella rivolge lo sguardo.
Agathon Lèonard   (1841-1923), fra i maggiori esponenti dell’Art Nouveau in scultura, immaginò invece la dea (1897) nel tradizionale atto e con l’elegante compagnia del cigno-Zeus; più slanciata, ma meno sontuosa che quella di Canova, la statua subì numerose peripezie, che le costarono un braccio. Oggi, l'opera  è conservata al al Musée d' Orsay  assieme ad altri esemplari dell’artista.

Fonte veb: http://guide.supereva.it/liberty_e_deco/interventi/2010/02/la-divina-ebe

1 commento:

  1. Mi sale persino in petto quell’anima pura

    Mi sale persino in petto quell’anima pura
    Tra i vermigli colori di ogni stagione;
    Ciò che mi fu mi donato da Dio
    Lo vidi invisibile davanti alla tua anima!

    Cercavo in ogni angolo puro l’invisibile
    E di ogni spera ne feci un canto per le strade divine.

    Ora che dell’atomo e della materia
    Non percepisco che il nulla donami
    Il mare come abbraccio d’amore..

    Mi rimane una vela da salpare
    Per giungere all’Eterno
    E quella vela sei tu che sei rimasto lontano dalla terra
    Come un delfino che guizza solitario.

    Mi rimane un raggio di sole
    Da afferrare nell’essenza
    È un glifo speciale che mi parla di felicità.

    Sono i passi di una danza
    Che da soli non portano in nessuna
    Sfera,,, io cerco soltanto di andare oltre i sensi della terra…
    E il sesto senso sei tu piccola luce che accendi il mio firmamento!

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