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mercoledì 28 novembre 2012

#Colore #Verde: Significato e simbologia

http://www.ebay.it/itm/CONFETTI-VERDI-ALLA-MANDORLA-PROMESSA-DI-MATRIMONIO-/180582837362
Il colore verde simboleggia la perseveranza e la conoscenza superiore. Associato al quarto Chackra, nello spettro della luce si colloca tra il giallo e l’azzurro. Il colore verde emanasenso di equilibrio, compassione e armonia; trasmette amore per tutto ciò che riguarda il regno naturale favorendo il giusto contatto con le leggi della natura e con il rispetto delle tradizioni. Oltre ad avere un effetto calmante, il colore verde infonde senso di giustizia e grandezza d’animo oltre a conferire tenacia e perseveranza nel seguire i propri progetti. Di contro, il verde crea una sorta di resistenza ai cambiamenti. Risultato della combinazione dei colori blu e giallo il verde rappresenta anche la tenzione, risultato del senso di quiete emanata dal blu e dell’energia infusa dal giallo. Il colore verde inoltre, rappresenta l’energia accumulata non esternata portando, sovente, ad un eccessivo autocontrollo e bisogno di dominare sia le persone che gli eventi.

Chi predilige il verde tende ad autoesaltarsi sentendosi superiore al prossimo. Inoltre, chi ama il colore verde, è caratterizzato dal continuo desiderio di fare bella figura e impressionare; non accetta cambiamenti nei suoi modi di agire dato che, sentendosi il migliore, l’adattamento agli altri lo svilirebbe nella sua alta considerazione di sé. Conservatore e abitudinario, chi sceglie il verde si sente spesso insicuro dando prova di fragilità nei confronti di se stesso.
Chi rifiuta il verde è costantemente soffocato dalla morsa degli obblighi e si sente costretto a compiere azioni e fare ciò che non vuole. Spesso si sente frustrato perché crede di non essere all’altezza delle sue grandi aspettative.

fonte wewb:  http://www.mitiemisteri.it/simbologia_e_significato_dei_colori/significato_e_simbologia_del_colore_verde.html

martedì 27 novembre 2012

#Italy #Val d'Aosta: I Castelli di Saint Pierre


                     Il Castello di Saint Pierre


http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm
Molti sono i castelli che sorgono sulle alture e in cima a poggi scoscesi e isolati, ma nessuno ha raggiunto, per questa caratteristica, la notorietà e la popolarità del castello di Saint Pierre, che a quello di Fénis contende la palma di simbolo dei castelli della valle di Aosta.
Questa (quasi) indiscutibile supremazia di immagine sugli altri suoi pari della Valle, gli deriva indubbiamente dalla posizione dominante, a picco sul paese, ma anche - e questo per i cultori e studiosi di architettura castellana si tratta di un inaccettabile inquinamento stilistico - per il suo aspetto attuale di castello da fiaba, frutto di una libera e ardita interpretazione dell'architettura di castelli valdostani. In realtà gli interventi di ristrutturazione non sono poi stati più radicali e devastatori nei confronti della primitiva costruzione di quanto non siano stati quelli compiuti in altri castelli, per esempio a Sarre e Aymavilles, dove poco o nulla è rimasto dei fabbricati originari. A Saint Pierre però è bastato aggiungere al maschio centrale quattro torrette circolari sporgenti, collegate da un camminamento esterno sorretto da archetti e beccatelli, perché tutta la fisionomia classica dei castelli valdostani fosse rivoluzionaria e l'insieme acquistasse così una scenografia da studio cinematografico, storicamente falsa ma senza dubbio suggestiva e spettacolare.
Il castello è di origine antichissima e già nel 1911 era nominato in alcuni documenti ufficiali. Esso appartenne a varie signorie: da quella de Sancto Petro, che gli diede il nome, ai Quart, Sarriod, Challant, nello loro varie ramificazioni famigliari.
In origine il castello era probabilmente formato da due corpi di fabbrica distinti: la casa-forte e la torre. Poi, con l'aggiunta di altri edifici destinati a usi civili e militari, il complesso divenne unico e occupò l'intera sommità del promontorio sul quale si trovava.
Dai Challant il castello passo ai Morgex e poi nuovamente ai Saint Pierre (de Sancto Petro). Da questi, per altri passaggi intermedi pervenne, verso il 1600, alla famiglia Roncas, la quale portò a termine gli ultimi ampliamenti arredando con gusto e magnificenza tali gli ambienti interni, da suscitare l'ammirazione del celebre studioso e storico De Tillier, che definì il castello "Une Maison Dèlices"… in cui … "Les Appartaments, les peintures et les meubles, tout y était magnifique et bein ordonné ... "
Dai Roncas il castello passò in proprietà di alcune famiglie nobili, che lo trascurarono a tal punto da lasciare che si disperdesse tutto il patrimonio artistico e di arredo che tanto aveva entusiasmato il De Tillier.

 Quando nel 1873 il barone Emanuele Bollati lo acquistò dando inizio ai lavori di restauro, su progetto dell'architetto Camillo Boggio (autore delle famigerate torrette), il castello era in condizioni di degrado molto avanzato, con varie parti completamente in rovina.
Si deve quindi al Bollati, anche se non si possono condividere alcune sue scelte architettoniche, se il castello di Saint Pierre, attualmente di proprietà del Comune, è oggi in buone condizioni di agibilità.
Nelle sue stanze interne, che hanno conservato la tipica struttura medievale, è ospitato il museo della flora e della fauna. Di notevole interesse artistico è anche la chiesa, che si trova poco sotto il castello, con il bel campanile romanico.

 
Il Castello Sarriod De La Tour Di Saint Pierre
 

http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm


 Sempre nel comune di Saint Pierre, discosto dalla strada statale e quasi a precipizio sulla Dora, si trova il Castello Sarriod de La Tour.
Come per contrasto al suo dirimpettaio di Saint Pierre, che polarizza, con la scenografia chiassosa, l'attenzione dei turisti, il castello di Sarriod è rustico e schivo, quasi nascosto com'è in un piccola conca tra pascoli e frutteti. Dalla statale non se ne coglie tutta l'imponenza; bisogna andare sull'altra sponda della Dora, sulla strada che da Chavonne va ad Aymaville, per averne una visione completa che renda merito alla sua severa e grandiosa architettura.
In origine fu un semplice podere fortificato, con la fattoria ubicata all'estremità opposta della torre castellata, che risale al XII secolo. Ufficialmente il castello compare nei documenti nel 1393, quando la famiglia Sarriod si divise in due rami: Introd e La Tour. A quest'ultima toccò il castello che da essa prese il nome.
Tra il XIV e il XV secolo alla primitiva torre vennero aggiunti altri fabbricati e costruite le torri lungo il muro di cinta, sino a far assumere al complesso l'aspetto attuale.

Lo stile architettonico del castello non è unitario; esso risente degli interventi che si sono susseguiti nel tempo causando un certo disordine nell'aspetto compositivo dell'insieme.
Di notevole interesse sono le feritoie aperte nelle torri circolari, le finestre a crociera e l'antico ingresso caratterizzato da un arco a sesto acuto sormontato da caditoi e beccatelli (tipici mensoloni rastremati). Dopo l'ingresso una piccola scala semicircolare conduce all'atrio interno sul quale è affacciata la cappella, in cui durante gli ultimi restauri sono stati riportati alla luce alcuni preziosi affreschi tardo romanici. Molto bello il salone del primo piano detto "salone d'onore" che ha un pregevole soffitto a cassettoni (sec. XV) la cui travatura porta scolpita 180 figure a soggetto libero in atteggiamenti maliziosi.
Il castello e proprietà dell'Amministrazione Regionale che ne ha curato i restauri destinandolo, con una intelligente iniziativa, a sede provvisoria del museo archeologico valdostano che avrà poi sede definitiva nel "Palazzo Challand" di Aosta.

Tutti gli oggetti e i reperti sono esposti e ordinati in una mostra dal titolo: "Archeologia in Valle di Aosta". Al piano terreno, sulla destra dell'ingresso, sono esposte le testimonianze preistoriche e nella sala a fianco della cappella quelle sugli insediamenti dell'età del bronzo.

Utilizzando la scala a chiocciola in pietra si sale al primo piano, dove nelle sei sale disponibili è illustrata la fondazione della citta di Aosta, la viabilità extraurbana, l'urbanistica romana e l'edilizia pubblica e residenziale dei primi secoli.

Al secondo piano e nella torre più alta sono esposti i reperti trovati negli scavi degli ultimi anni, che hanno portato alla scoperta di nuove necropoli e aree cimiteriali cristiane dei primi secoli.
Il castello medioevale è l'ideale cornice della mostra, ciò a riprova che il recupero corretto delle testimonianze architettoniche del passato e il loro riuso pubblico, sono iniziative valide sul piano della cultura e della promozione turistica.


fonte web: http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm

lunedì 26 novembre 2012

#Colore #Giallo: Significato e simbologia

http://it.northrup.org/photos/yellow-flower/

 Chi predilige il colore giallo è una persona estroversa che accoglie con gioia le novità e ed è solitamente dotata di una fervente immaginazione. Abbinato al terzo Chackra il colore giallo è simbolo della luce del sole ma anche della conoscenza e dell’energia, sia dell’intelletto che nervosa. Il colore giallo ha la capacità di regolare la frequenza del battito cardiaco e la pressione erteriosa. Inoltre il giallo agisce sul sistema digestivo e su quello epatico ma anche sulla vescica e la milza. I colori di tonalità gialla agiscono su diversi aspetti della nostra personalità e attitudini: generalmente infatti favoriscono l’estroversione e la capacità di concentrazione.
Chi preferisce il colore giallo manifesta una vitalità a fasi alterne con picchi più o meno alti. Molto prolifico in fatto di idee che applica al mondo reale è soggetto anche a rapidi cambiamenti di fronte. Ha molte aspettative sul suo futuro e adora rinnovarsi e fare nuove esperienze. Tende spesso a cercare l’approvazione delle persone che lo circondano e fa il possibile perché sia ammirato. Inoltre soffre la solitudine. Chi rifugge dal colore giallo si sente spesso deluso nelle sue aspettative e poco stimato dalle persone che fanno parte della sua cerchia di conoscenze. Cade spesso nella trappola della poca fiducia nei suoi mezzi anche se questa lacuna può essere colmata anche solo riaccumulando energia perduta.   


fonte web:http://www.mitiemisteri.it/simbologia_e_significato_dei_colori/significato_e_simbologia_del_colore_giallo.html

domenica 25 novembre 2012

#Italy #Val d'Aosta: Castello di Aymavilles

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Le prime notizie che possiamo ritrovare sul feudo e sul castello di Aymavilles risalgono al 1278, quando il castello era costituito semplicemente da una torre quadrangolare circondata da una cinta muraria, secondo la diffusa tipologia del castello recinto tipica dei primi castelli valdostani. Della torre duecentesca esistono ancora oggi le grosse murature d'ambito, caratterizzate dall'essere fortemente scarpate, ed un muro di spina che la divide, per tutta l'altezza, in due ambienti. E' ipotesi generalmente accettata che la torre fosse conclusa da torricelle sospese agli angoli e da una merlatura corrente. Internamente la torre, coperta da un tetto in legno poggiante sulla merlatura, era divisa in sei livelli dei quali quello interrato, che ospitava la cappella, la cucina e le cantine, era coperto da volte in pietra tuttora esistenti, mentre i restanti erano separati tramite solai lignei. Nel 1357 Aimone di Challant, infeudato tre anni prima del feudo di Aymavilles da parte di Amedeo VI, diede il via ad opere di rinforzo difensivo della struttura, probabilmente ritenuta troppo vulnerabile soprattutto per via dell'andamento pianeggiante del terreno circostante. Vennero quindi realizzate le quattro torri angolari: queste hanno pianta circolare e sono disuguali tra loro per diametro ed altezza; fu inoltre costruita una merlatura con feritoie, oltre ad una cinta muraria doppia dotata di fossato e ponte levatoio. Le quattro torri angolari sono realizzate in blocchi di tufo e di travertino e sono caratterizzate dall'ampio spessore della muratura; almeno due delle torri in origine contenevano delle scale in pietra di cui effettivamente rimane qualche traccia. 

http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm
  Nel contempo nella torre quadrangolare le finestre vennero incorniciate in pietra e dotate di sedili, sempre in pietra, analogamente a quanto avviene nel castello di Fénis edificato dallo stesso Aimone di Challant. Nel 1450 Giacomo Francesco II conte di Challant realizzò un fabbricato semicircolare ad uso residenziale di fronte alla torre di sud est, ma a parte questo intervento il castello non subisce alcuna modifica strutturale per un periodo di circa tre secoli e mezzo. Dobbiamo infatti arrivare al 1713 per trovare il barone Joseph Fèlix di Challant impegnato a trasformare il castello di Aymavilles in residenza signorile, essendo ormai venute meno le esigenze difensive che giustificavano la struttura fortificata; questi interventi ebbero termine nel 1728, come testimonia la data incisa nell'intonaco del sottotetto. Furono realizzate gallerie e logge a collegare tra loro le torri trecentesche, nascondendo così alla vista la primitiva torre quadrangolare. L'accesso al castello, sulla faccia esposta a sud est, è segnalato da una doppia scala che conduce ad un loggiato, con funzione di portico, sormontato da un balcone. Inoltre, l'intervento di Joseph Félix comportò la demolizione del corpo semicircolare eretto nel 1450 da Giacomo Francesco II e delle fortificazioni esterne, mentre il terreno circostante - circa otto ettari - venne trasformato in giardino. Nel 1882, allorchè il castello di Aymavilles, dopo numerosi passaggi di proprietà, fu acquistato dal senatore Bombrini, vennero rinvenute nelle soffitte del castello due tavole rappresentanti rispettivamente la Madonna e l'Arcangelo Gabriele. Nel 1970 fu venduto all'Amministrazione regionale valdostana. Nel corso del 2000, sono stati eseguiti importanti interventi di ristrutturazione sul castello di Aymavilles. Il Castello non è visitabile all'interno.


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sabato 24 novembre 2012

#Colore #Rosa: Significato e simbologia

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Simbolo della capacità di dare e riceve amore, il colore rosa conferisce passione e vitalità nell’amore per altri e per se stessi. Ha la funzione di aumentare l’intuito nelle donne e aiutano a mettere gli uomini in condizioni di capire al meglio le donne. La caratteristica principale del colore rosa è quella alleggerire la mente e di fugare pensieri negativi che vi si possono annidare. Ma questo colore, simboleggia anche la capacità di aprirsi verso il prossimo in un continuo ed equilibrato scambio tra il dare e il ricevere. Infonde inoltre la capacità del perdono ed esprime il reciproco bisogno di dare e riceve tenerezza.

Chi predilige il rosa è capace di grandi amori passionali dove dona tutto se stesso con totale abnegazione. Ha il forte desiderio di comprendere il partner ed amarlo con tutto se stesso fino ad annullarsi. Chi ama il colore rosa è una persona che predilige ambienti ovattati ed eterei e desidera stare in compagnia di persone che esprimono tenerezza. La dote più grande per chi predilige questo colore è la facilità con cui può entrare in contatto con tutto quello che lo circonda attraverso i sensi.
Chi rifiuta il rosa ha paura di uscire allo scoperto e mostrare il suo lato debole temendo di venir ferito. Questa paura può portare l’individuo a chiudersi in se stesso senza mostrare il suo lato tenero e affettuoso. La conseguenza di questo atteggiamento può portare la persona ad essere arida e dura. Inoltre, chi rifugge il rosa diffida delle sfumature della sensualità e preferisce la limpidezza della ragione.


fonte web: http://www.mitiemisteri.it/simbologia_e_significato_dei_colori/significato_e_simbologia_del_colore_rosa.html

venerdì 23 novembre 2012

#Italy #Val d'Aosta: Castello di Sarre

www.http://www.courmayeur-mont-blanc.com/Castelli/castellosarre/sarre.jpg

Poco oltre la città di Aosta, dirimpetto allo sbocco della valle di Cogne, il castello di Sarre domina sul poggio terrazzato ricco di vigneti, che godono dell'ottima posizione soleggiata. La costruzione attuate (un fabbricato a pianta allungata con la facciata molto a valle) non ha più l'aspetto di un castello tipico medievale.
Tutto l'edificio poggia su un terrazzamento sorretto da fondazioni di sostegno ad arco che, viste dal basso danno l'impressione di costruire corpo unico con il fabbricato, facendoli assumere così un aspetto ancora più massiccio ed originale.
Nella sua lunga storia (il castello risale al 1242) passò in proprietà a diverse famiglie. Tra i primi proprietari vi fu un discendente della famiglia Bard ( tristemente famosa nella storia valdostana per le nefandezze compiute da alcuni suoi membri), dal quale poi passò, nel 1364, a Enrico di Quart; da questi, dopo una breve parentesi in cui il castello fu in mano ai Savoia il feudo e il castello passarono di mano in mano sino al barone Ferrod, proprietario della miniera di Ollomont.
Tutti questi cambiamenti di proprietà non furono indolori per l'antico castello, che dovette seguire, con adattamenti e modifiche radicali, gli umori e le esigenze abitative dei vari padroni. Chi però lo trasformò completamente fu il Ferrod, che dell'edificio originario conservò solo la torre quadrata inglobata nel nuovo assetto architettonico.
Dopo il Ferrod, le cui fortune economiche tramontarono in seguito al fallimento della sua impresa estrattiva e commerciale, il castello finì in mano ad altri proprietari, tra i quali fu nuovamente un lontano discendente dei Bard.
 Nel 1869 il re Vittori Emanuele II lo acquistò destinandolo a residenza reale estiva durante i suoi soggiorni in valle di Aosta, in occasione delle battute di caccia del Gran Paradiso. Il re cacciatore, diede l'aspetto definitivo al complesso: aggiunse le scuderie e sopraelevò la torre antica, che assunse l'atipico aspetto attuale di incerta classificazione stilistica.

w.http://www.courmayeur-mont-blanc.com/Castelli/castellosarre/sarre.jpg
 Anche gli ambienti interni furono ristrutturati per accogliere il reale proprietario; di questa presenza ne è indiscutibile testimonianza il grande salone interamente decorato dai trofei di caccia di Vittorio Emanuele II. I trofei esposti, non solo nel salone ma anche nel corridoio, dimostrano quanto fosse grande la passione per la caccia del "re galantuomo", ma anche quanto poco buon gusto egli ebbe nel volerli appendere in casa in così gran numero.
Oltre al salone dei trofei, vi sono altre stanze e camere dove vivevano il re e il suo seguito. Questi ambienti sono arredati con mobili, quadri, specchiere del '700 e '800 assieme ad altri oggetti e soprammobili dell'antico artigianato valdostano. Umberto I vi apportò ulteriori interventi decorativi.
Il castello fu in seguito abitato per la villeggiatura, in particolare dai Principi di Piemonte Umberto e Maria Josè.
Durante l'ultimo conflitto e nei primi anni del dopoguerra, il castello di Sarre ospitò reparti di truppe militari, le quali ebbero poco rispetto per le antiche strutture e memorie storiche. 

www.http://www.courmayeur-mont-blanc.com/Castelli/castellosarre/sarre.jpgAggiungi didascali  
 Le stanze reali, i saloni e gli altri ambienti furono usati in malo modo, danneggiati e in parte spogliati dagli arredi. Arredato con oggetti e opere eterogenei e di varia provenienza, fu venduto dai Savoia alla Società Moriana di Aosta nel 1972 e aperto al pubblico come Museo delle memorie dinastiche. Nel 1989 la Regione Valle d'Aosta ha acquistato il complesso, dando inizio ai lavori di adeguamento normativo. Completamente ristrutturato, il castello si presenta oggi nel suo allestimento definitivo. L'intervento ha voluto conservare la doppia identità assunta dal castello nel corso della storia: di residenza alpina e di Museo della presenza sabauda in Valle. Il castello si presenta ora come dimora e come Museo. Al piano terra dove la visita è libera, le sale sono state concepite come "sezioni didattiche", con lo scopo di introdurre il visitatore alla visita accompagnata (ogni mezz'ora) ai piani superiori. Oltre all'iconografia sabauda (Sala d'accoglienza e Cabinets des gravures), esse riguardano le cacce reali nelle Alpi (Salles Chasse) e la storia del castello. Ai piani superiori, le stanze sono state riallestite su base inventariale (Inventario del 1890), con parte degli arredi ritrovati nel castello. Sono visibili l'Appartamento Reale (primo piano) con la Gran Sala del gioco e la Galleria dei trofei venatori, le stanze private e domestiche, mai aperte in precedenza. Le stanze del secondo piano riguardano la storia della dinastia sabauda nel secolo XX: da Vittorio Emanuele III e la regina Elena di Montenegro, a Umberto II e Maria Josè, figura particolarmente legata alla Valle d' Aosta.
 
fonte web:www.http://www.courmayeur-mont-blanc.com/Castelli/castellosarre/sarre.jpg

giovedì 22 novembre 2012

#Colore #Arancione: Significato e simbologia


http://www.hobbyperline.com/


 Il colore arancione è simbolo di armonia interiore, di creatività artistica e sessuale, di fiducia in sestessi e negli altri. Nello spettro luminoso si colloca tra il colore rosso e il colore giallo ed è abbianto al secondo Chackra. L’arancione inoltre simboleggia la comprensione, la saggezza, l’equilibrio e l’ambizione. Questo colore, spesso associato alla salute del nostro corpo, agisce sulla nostra vitalità e su tutto ciò che concerne l’assorbimento di ciò che si mangia. Libera inoltre da sintomi depressivi aumentando la capacità di reagire alle avversità della vita in modo repentino ed efficace. Simbolo per eccellenza di fertilità, il colore arancione stimola la circolazione del sangue e da vitalità agli organi sessuali, sia maschili che femminili, favorendo la fecondità.


Le persone che prediligono l’arancione manifestano una chiara vitalità ed energia: la preferenza per questo colore quindi, rende tali persone capaci di imprese fuori dal comune; imprese, comunque, sempre serene e ponderate. Chi ama l’arancione è anche una persona tendenzialmente ottimista e consapevole delle proprie capacità riponendo in se stesso, senza presunzione alcuna, una smisurata fiducia. Ama con gioia e trasporto e generalmente si trova in perfetta armonia con tutto ciò che la circonda.
Chi rifiuta l'arancione tende a controllare costantemente la propria emotività. Sovente trova difficoltà nel rapportarsi con il prossimo e, ove ci fosse un problema, è portato ad ingigantirlo credendo così di non essere in grado di risolverlo. Chi rifiuta l’arancione di solito non pondera le decisioni e agisce d’impulso: questo modo di affrontare le situazioni, che in un primo momento può sembrare efficace per raggiungere grandi obiettivi, viene bloccato dalla tendenza al pessimismo insito a chi non ama questo colore. Trova molta difficoltà inoltre sia nella sfera sessuale che sentimentale non abbandonandosi mai del tutto con fiducia, ma delegando alla ragione qualsiasi tipo di mossa.
  

fonte web: http://www.mitiemisteri.it/simbologia_e_significato_dei_colori/significato_e_simbologia_del_colore_arancione.html

mercoledì 21 novembre 2012

#Italy #Val d'Aosta: Castello di Quart

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Castello_di_Quart_%28AO%29.jpg
La parte più antica del castello fu eretta nel 1185 a scopi difensivi da Jacques de la Porte de Saint Ours capostipite della Signoria di Quart. Il castello subì, in epoche diverse, parecchie trasformazioni. Le più rilevanti risalgono all'epoca in cui fu occupato dai Savoia (1378-1550). Adibito a cascina per circa un secolo perse molto del suo carattere originario. Il castello, ancora in restauro, non è visitabile. Al termine dei lavori ospiterà il Museo Etnografico Valdostano. Il suo stesso nome (QUART) è legato al capoluogo e significa "ad quartum lapidem", cioè posto alla quarta pietra miliare a partire da Aosta. A Vollein, caratteristico villaggio della collina di Quart, nel 1968 si scoprirono i resti di una necropoli di epoca neolitica che rappresentano, secondo gli archeologi, le prime tracce di insediamenti umani in Valle d'Aosta. Nei dintorni del castello si possono anche visitare:
Fontin - uno dei numerosi alpeggi comunali dove la tradizione narra fu affinata la tecnica della lavorazione della Fontina che derivò la sua denominazione proprio dal nome dell'alpeggio (...la tesi è molto controversa).
Trois Villes - Altro villaggio molto bello della collina situato su tre piccoli pianori, completamente distrutto dai nazi-fascisti durante la seconda guerra mondiale; a ricordo di questa tragedia fu eretto, in tempi recenti, il Monumento al Partigiano ed un faro illumina la notte, con i colori della bandiera italiana.


fonte web:http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm

martedì 20 novembre 2012

#Colore Rosso #Significato e Simbologia

http://www.donnamoderna.com/salute/cromoterapia-colori-benessere/foto-2

Il colore rosso è simbolo il simbolo del sangue e dell’energia vitale sia mentale che fisica. L’uso di questo colore aiuta a combattre le energie passive infondendo una straordinaria forza sia psichica e che motoria. Abbinato al primo Chackra, il rosso simboleggia l’estroversione e la forza di volontà. Influendo sul battito cardiaco  e sulla pressione sangiugna stimola il nostro corpo accelerando i ritmi vitali. Il rosso è quindi sinonimo di forte passionalità, di grande personalità e di fiducia in se stessi. Inoltre, il colore rosso stimola la creatività e aumenta le capacità di autoconservazione.
Chi preferisce il rosso ha voglia di vincere e brama a posti di potere. E’ una persona con grande energia che ama agire e mettersi sempre in competizione con il prossimo e, soprattutto, con se stesso. Ha un carattere audace e desidera sempre colpire l’attenzione degli altri. I maggiori difetti di chi predilige questo colore sono la presunzione, l’irascibilità e l’irrequietezza.

Chi rifugge dal colore rosso è una persona irrequieta, spesso inacapace di affrontare le difficoltà che la vita gli presenta. Quasi sempre defilato preferisce mandare avanti gli altri rimanendo così dietro le quinte senza il desiderio di essere protagonista. Prevalentemente stabile nelle scelte quotidiane tende spesso a intraprendere strade già battute e sicure invece di tentare l’avventura prendendo altri percorsi. Odia l’espansività altrui rifugiandosi così nella sua perenne introversione. 

 fonte web:http://www.mitiemisteri.it/simbologia_e_significato_dei_colori/significato_e_simbologia_del_colore_rosso.html

lunedì 19 novembre 2012

#Cinema: Marco Bellocchio a Pisa

http://www.arsenalecinema.it
 Mercoledì 21 novembre dopo la proiezione delle  20.30 incontro con Marco Bellocchio in collaborazione con UAAR.

 BELLA ADDORMENTATA

 di Marco Bellocchio

 con Toni Servillo, Isabelle Huppert, Alba Rohrwacher, Michele Riondino
 Italia/Francia, 2012, 110’



 a cura di Arsenale Cinema

 Marco Bellocchio conferma la sua capacità di tratteggiare caratteri, talvolta forse troppo carichi di pathos drammatico, ma a tratti anche di antologica efficacia, come il dialogo tra lo psichiatra, interpretato da Roberto Herlitzka, e il senatore, Toni Servillo.
 La narrazione è ricca di significati ma non impone opinioni e offre allo spettatore soltanto la visione di quanto quotidianamente accade intorno a chi ha preso la propria parte nella vicenda, con le sue contraddizioni, e della routine di chi continuamente assiste quanti, per fato o per consuetudine, e quindi potendo o meno scegliere, non vivono.

di Masaniello il Làzzaro

© 2012 Accademia dei Sensi - Licenza CC BY-NC-ND 3.0

#Italy #Val d'Aosta: Castello di Fenis

http://www.hcdc.it/castello.asp
 La scenografia di Fénis le cui parti più antiche risalgono al 1242 è la più imponente e grandiosa di tutta la valle, ben diversa da quella egualmente spettacolare ma più artificiosa di Saint Pierre, di cui si parlerà più avanti.
Fénis, contrariamente agli altri castelli costruiti per scopi bellici e difensivi, non è situato sulla sommità di un promontorio ma sul colmo di una lieve collinetta, in una amena conca di prati e boschi. Già l'ubicazione denuncia che il poderoso apparato difensivo è un allestimento scenico; infatti non ha mai subito (per quanto si sa) attacchi e assedi di sorta. La sua funzione è stata esclusivamente quella di sede prestigiosa dei Challant del ramo Fénis.
L'apparato bellico imposto alla costruzione ha condizionato però non poco gli spazi civili, che risultano, seppure ampi, poco illuminati dalle scarse finestre a crociera che hanno sostituito nel XV secolo le originali finestre lobate trecentesche.
Dalla famiglia Challant il castello nel 1716 passò in altre mani che lo ridussero a fattoria. Le sue splendide sale divennero stalle, fienili, depositi e alloggi dei fattori. Tale stato di degrado durò sino al 1895 allorché Alfredo d'Andrade, appassionato ricercatore e conservatore delle memorie storiche valdostane, lo acquistò per conto dello Stato mettendo mano ad una intelligente opera di recupero e restauro delle parti che erano scampate alla rovina e allo spregio.
Successivamente altri interventi, purtroppo meno colti e accorti, completarono i lavori di ricostruzione delle parti andate distrutte e così il castello tornò al suo aspetto originario.
Attualmente esso è di proprietà dell'Amministrazione Regionale che lo ha destinato a sede del museo del mobile valdostano. 



http://castelliere.blogspot.it/2010_10_01_archive.html

  Dal punto di vista architettonico è uno dei più complessi. Il corpo centrale è chiuso da due ordini di mura e si può accedere all'interno del primo piano recinto passando nell'androne sotto la torre più antica del castello. Superato il primo ordine di mura occorre compiere un mezzo giro attorno alla cinta interna per trovare l'ingresso che permette di entrare nel piccolo cortile di forma trapezioidale, chiuso sui quattro lati dalle facciate interne coi balconi di legno.
Anche qui, come a Issogne, le parti sono interamente affrescate con dipinti ispirati all'araldica e alla decorazione gotica. In fondo al cortiletto si trova lo scalone semicircolare che porta ai piani superiori. Sulla parete sopra lo scalone vi è l'affresco raffigurante San Giorgio che uccide il drago. Più in alto sono dipinte altre figure di santi protettori, tutti recanti strisce e nastri su cui sono scritti motti e massime morali. Le figure sono di notevoli fattura tardo gotica in valle di Aosta. Sono opera di Giacomo Jaquerio e dei suoi discepoli, che li eseguirono tra il 1425 e il 1430.
Le stanze e le sale sono distribuite su tre piani fuori terra e ogni spazio ha una sua individualità compositiva. Degni di attenzione sono igrandi camini, presenti quasi in ogni ambiente; la sala del trono, con la cappella sul fondo magistralmente affrescata dal Jaquerio; e poi la cucina e poi la sal da pranzo. Tutti i locali sono arredati con autentici e preziosi mobili valdostani del XV e XVI secolo.

fonte web:http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm

domenica 18 novembre 2012

#Modi di dire: Essere un pezzo da novanta

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Colpo_di_cannone_Pasque_Veronesi.jpg

Questo modo di dire deriva dal gergo militare e si riferisce al calibro (novanta, appunto) del pezzo forte (ossia il cannone).


fonte web: http://www.culturaesvago.com/modi-di-dire

sabato 17 novembre 2012

#Mestieri Antichi #I barbieri

http://palermo.repubblica.it/dettaglio/i-barbieri-di-sicilia/1521761/1
 Artigiani considerati di categoria più elevata erano i barbieri, i cui saloni nel passato non erano molto affollati, poiché i clienti andavano a farsi radere una volta o due alla settimana, preferibilmente il sabato e la domenica. Molti si facevano crescere anche i baffi, ad eccezione dei sacerdoti che si radevano anche i baffi, consuetudine che si diffuse anche tra il laicato, specie dopo la prima guerra mondiale per imitazione degli emigrati americani che importavano quella moda da oltre oceano.
I barbieri oltre che di barba e capelli si occupavano anche di altre attività soprattutto sanitarie, come cavare denti o applicare sanguisughe (che in tempi andati si utilizzavano per far succhiare sangue agli ipertesi). I saloni del tempo erano anche scuole per strumenti a corda. Infatti, la tradizione vuole che il barbiere avesse una vocazione innata per la musica, privilegiando quella operistica. Forse ispirati dal più famoso "Barbiere di Siviglia", per cui impartiva lezioni di chitarra e mandolino, soprattutto per i giovani che andavano a trascorrere il tempo libero. I barbieri, inoltre, essendo buoni suonatori, erano chiamati ad allietare ospiti ed invitati, in occasione di feste o matrimoni, che allora si svolgevano rigorosamente in casa.

 http://digilander.libero.it/warping/gli_antichi_mestieri.html



venerdì 16 novembre 2012

#Mestieri antichi #Gli ombrellai

http://amicidomenica.altervista.org/scheda.php?ID=378

 Gli ombrellai, tipica categoria di artigiani, riparavano ombrelli sostituendo bacchette rotte e manici spezzati, eseguendo anche rattoppi alla stoffa. Questi erano chiamati anche "conzapiatterutte", poiché riparavano con tecniche particolari piatti e tegami di tela filati o spaccati. Gli ombrellai giravano soprattutto nelle giornate piovose, eseguendo il loro lavoro dinanzi alle case dei richiedenti.

http://digilander.libero.it/warping/gli_antichi_mestieri.html

giovedì 15 novembre 2012

Italy #Milano #Monumenti: Arco della Pace

http://it.wikipedia.org/wiki/File:Brogi,_Giacomo_%281822-1881%29_-_Milano_-_Arco_della_pace,_costruito_col_disegno_di_Cagnola_-n._3831.jpg

Arco della Pace

L'impressione che offre di sé è quella della solennità, anche grazie all'imponente slancio della sovrastante Sestigia della Pace e alle ricche decorazioni che fanno da contrappunto all'eleganza dei soffitti. L'arcata maggiore è larga m.7,13, alta dalla soglia al ciglio m.14,23, e all'imposta m.10,78; le arcate minori sono larghe m.3,11, alte m.8,67 al ciglio, e all'imposta m.7,08. Fu Napoleone a spingere il Consiglio Comunale di Milano ad erigere un Arco di trionfo che costituisse un nuovo ingresso alla città verso Parigi in corrispondenza della strada del Sempione, affinché l'Imperatore potesse varcarlo ogni volta che si recava a Milano. L'opera fu iniziata nel 1807 su progetto del marchese Luigi Cagnola. Bonaparte non fece però in tempo a vederlo concluso e, ironia della sorte, l'Arco venne inaugurato il 10 settembre 1838 da Ferdinando I, Imperatore asburgico. Le scritte ed i fregi previsti erano stati ovviamente adeguati ai tempi, come poi avvenne anche con l'arrivo dei Savoia dopo la metà del secolo. L' Arco della Pace fu una tra le maggiori realizzazioni della edilizia pubblica milanese ottocentesca. Alla sua costruzione nel 1807 si istituì la "Commissione di Ornato", composta da un gruppo di architetti tra i più importanti del momento (Cagnola, Canonica, Zanoja, Landriani, Albertolli), che pianificarono gli interventi urbanistici e architettonici nella città e nel suo territorio. Luigi Cagnola progettò il complesso monumentale dell'Arco composto da due caselli daziari costruiti secondo una insolita tipologia "passante", che consentiva il transito attraverso gli edifici. L'impressione che offre di sé è quella della solennità, anche grazie all'imponente slancio della sovrastante Sestigia della Pace e alle ricche decorazioni che fanno da contrappunto all'eleganza dei soffitti. L'arcata maggiore è larga m.7,13, alta dalla soglia al ciglio m.14,23, e all'imposta m.10,78; le arcate minori sono larghe m.3,11, alte m.8,67 al ciglio, e all'imposta m.7,08. L’Arco della Pace non è stato il primo in città. In precedenza ne era stato innalzato uno vicino a Porta Orientale, accanto ai Giardini Pubbilici. Si chiamava Amalia, in onore di Amalia di Baviera, moglie del Vicerè d’Italia Eugenio Beauharnais. Nel 1807, quando si decise di celebrare le vittorie di Napoleone con la costruzione di un arco, si prese a modello proprio Amalia, l’arco in cartapesta.

fonte web:http://www.istitutocalvino.it/studenti/siti/lombardia/milanomonumenti.html

mercoledì 14 novembre 2012

#Italy #Valle d'Aosta: Castello di Ussel

http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm  

Il castello di Ussel è il primo esempio di castello monoblocco ( a corpo unico) in Valle d'Aosta e si configura come un'architettura intermedia tra l'austero castello di Verrès e quello più articolato di Fénis. Ha un grande valore da un punto di vista storico perché, non avendo subito altri interventi edilizi dopo la costruzione, ha potuto conservare le sue caratteristiche originarie. L'edificio rappresenta una svolta nell'architettura militare e costituisce l'ultima fase evolutiva del castello medievale. Questa grande evoluzione nella tipologia architettonica, evidente ad Ussel, non è così visibile nel contemporaneo castello di Fénis. Il motivo è forse da ricercarsi nel fatto che la costruzione di Ussel è stata eretta ex-novo, mentre gli interventi di Fénis o di Aymavilles sono stati vincolati dagli edifici preesistenti che hanno fortemente condizionato le scelte progettuali. Tuttavia il progettista della forma monoblocco che caratterizza il castello di Ussel potrebbe aver tratto ispirazione, oltre che dagli edifici siriani (magari incontrati durante le crociate), anche da fabbricati valdostani quali il corpo residenziale del castello di Bramafan o la casaforte di Planaval.
Il castello, situato su un costone roccioso posto su un precipizio, costituisce una delle maggiori attrattive della zona. L'edificio, visitabile nel periodo estivo, domina dall'alto i comuni di Châtillon e Saint-Vincent, offrendo ai visitatori un panorama eccezionale. Fu costruito da Ebalo II di Challant nel 1343 al termine delle intricate vicende per questioni ereditarie che coinvolsero la famiglia Challant alla morte di Ebalo Magno. Frutto di una costruzione ex-novo, il castello conserva ancora la struttura originaria, poichè nei secoli successivi non fu più oggetto di altri interventi edilizi. Il castello di Ussel venne abitato dai Challant fino al 1470. Dopo la morte dell'ultimo signore di Ussel, Francesco di Challant, la famiglia decise di trasferirsi in altre dimore più confortevoli, così l'edificio venne adibito prima a prigione e poi a caserma. Nel corso del XVI secolo fu completamente spogliato del materiale bellico e degli arredi e definitivamente abbandonato. Nel 1556 fu acquistato dal Capitano Paolo di Madruzzo, ma nel 1573 ricomprato dagli Challant. Nel 1846, con l'estinzione della potente famiglia, tutti i possedimenti furono ereditati dai Passerin d'Entrèves. Nel 1963 vennero intraprese delle operazioni di consolidamento durante le quali si inserirono delle "chiavi" allo scopo di evitare il crollo del muro a valle. La famiglia Passerin d'Entrèves nel 1983 donò il castello alla Regione, che ne intraprese il restauro grazie ad un cospicuo finanziamento del barone Bich, famoso industriale originario di Châtillon. I lavori, iniziati nel 1988, sono rimasti fermi per diversi anni e terminati solo nel 1999. In quell'anno è avvenuta l'inaugurazione del castello, adibito a struttura espositiva, con una mostra dedicata alla vita del promotore, divenuto famoso per le sue penne (Bic!). Ogni anno il castello di Ussel ospita al suo interno un'esposizione. A partire dal 2000, anno della mostra sul passaggio di Napoleone in Valle, i visitatori possono accedere anche al tetto dell'edificio e, percorrendo il nuovo "cammino di ronda", hanno il privilegio di poter ammirare lo splendido panorama.

Fonte web: http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm

martedì 13 novembre 2012

#Fiori #Acetosella #Foto di Bernardo Braccini

http://www.accademiadeisensi.com/fiori/529%20ACETOSELLA.jpg

Oxalis articulata - - Fam. Oxalidacee

Acetosella rossa

Pianta erbacea, perenne , spontanea, introdotta nel bacino mediterraneo dal Sud Africa , in seguito si è naturalizzata. Epoca della fioritura aprile-settembre. Essa cresce da una parte di pianta ingrossata(rizoma)e forma un’abbondante massa fogliare ricoperta esternamente da fiori. Ciascuna foglia ha 3 foglioline cuoriformi, che durante la notte ripiegano in basso. I fiori di colore rosa sono raggruppati in infiorescenze costituite sino a un massimo di 12 unità. Dopo l’appassimento i fiori producono capsule di forma cilindrica, lunghe fino a 10 mm, le quali esplodono a maturazione. La pianta è diffusa nelle regioni del mediterraneo occidentale nei terreni incolti e giardini. Nel nostro territorio la pianta è presente solo in qualche giardino. 

fonte web:http://verdeostuni.com/pianta/27

#Racconti #Saggi Taoisti: Il prezzo della compassione

http://it.wikipedia.org/wiki/Taoismo

Durante una caccia, il principe Mong Suen e alcuni cortigiani avevano braccato una cerva con un suo cerbiatto. Stavano già per catturarli quando, all'ultimo istante, la madre riusci a fuggire saltando d'un balzo un rusciello fangoso e dileguandosi tra i cespugli. Il piccolo, invece, aveva esitato un attimo a seguirla e l'impetuoso principe gli piombo addosso come una tigre, riuscendo a catturarlo. Senza nascondere  un sorriso di soddisfazione, l'affidò a Qin Ba Xi, un membro del seguito, affiché lo portasse a palazzo. Mentre costui legava una corda al collo dell'animale per tirarselo dietro, il principe rimontò a cavallo e prese la via del ritorno con il resto della scorta.
Alcune ore dopo, mandò a chiamare Qin Ba Xi per chiedergli come stesse il cerbiatto e in quale parte del parco l'avesse sistemato.
Il cortigiano si prosternò tre volte faccia a terra e, senza alzare la testa rispose:
- Altezza, vogliate perdonare il vostro miserabile servitore. L'ho lasciato scappare!
- Com'e' possibile?
- lL cerva ci ha seguiti e, incurante del pericolo, è venuta a leccare il suo piccolo. Non ho avuto cuore a separarli e ho lasciato andare il cerbiatto.
Il principe sbatté il pugno contro il bracciolo del sedile e, fuori di sé, gridò:
- Hai disobbedito ai miei ordini! Che insolenza! Sei bandito dai miei stati! Vattene via all'istante!
Tre mesi dopo, il principe fece rientrare dall'esilio Qin Ba Xi per affidargli l'incarico di precettore.
A un cortigiano invidioso, meravigliato di una simile ricompensa concessa all'impertinente che gli aveva sfacciatamente disobbedito, il principe rispose:
- Se ha provato compassione per un cerbiatto, ne proverà sicuramente anche per mio figlio.  Non è forse questo nobile sentimento il più prezioso da trasmettere? E il venerabile Laozi non ha forse detto: Essere saggio significa conoscere gli uomini, essere umano significa amarli...?

tratto da: racconti dei saggi taoisti pag. 211, 212, 213 - Pascal Fauliot- L'ippocampo

domenica 11 novembre 2012

#Modo di dire: Essere al verde

http://trs98.wordpress.com/


Essere al verde - Secondo un'usanza medievale, nelle aste pubbliche all'inizio si accendeva una candela di sego tinta di verde nella parte terminale, per cui, quando si arrivava al verde, l'asta aveva termina.
Secondo un'interpretazione più recente, questo modo di dire è nato nelle case da gioco, dove il giocatore che, all'inizio della giocata ha a disposizione tante fiches che gli ricoprono il tavolo, quando ha perso tutto è al verde, non vedendo davanti a sé altro che il tavolo verde.


fonte web: http://www.culturaesvago.com/modi-di-dire

venerdì 9 novembre 2012

#Italy #Valle d'Aosta: Castello di Graines

http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm

Il castello di Graines domina Brusson da un alto promontorio roccioso, è costituito da un impianto architettonico molto semplice e possiede una splendida cornice paesaggistica; proprio il contrasto tra l'asprezza delle forme del castello e la dolcezza del paesaggio lo rende particolarmente affascinante.


A 15 chilometri da Verrès, si imbocca la Val d'Ayas, dopo Challand, appena passato l'abitato di Arcesaz, a destra troverete la strada per Graines. Prima di arrivare nell'abitato c'è la rocca del castello.

Il castello fu eretto intorno al X secolo dagli Abati del Monastero Vallesano di San Maurizio d'Agauno, che già da diversi secoli possedevano gran parte delle terre della Valle d'Ayas.

Tipico esempio di castello primitivo valdostano, esso è composto essenzialmente da tre elementi: un'ampia ed irregolare cinta di mura che si adatta alla natura del terreno; una grande torre quadrata; una sobria cappella, dedicata a San Martino, orientata, com'era d'uso, verso levante.

Questo genere di castello aveva principalmente il compito di proteggere entro le proprie mura le popolazioni delle vicine borgate. La torre, oltre che fungere da abitazione del Signore, rappresentava l'ultimo baluardo della difesa. Lo testimonia l'unico ingresso, posto a 5 metri d'altezza, raggiungibile solo per mezzo di una scala a pioli che veniva poi ritirata.

Attualmente il castello è visitabile e stupedamente illuminato ogni serata con lampade alogene di colore giallo.

Purtroppo le sue condizioni sono a livello di rudere .

 

fonte web:http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm

giovedì 8 novembre 2012

#Cinema: LA NAVE DOLCE

Arsenale Cinema
http://www.arsenalecinema.it

Il film, presentato Fuori Concorso con grande successo di pubblico e critica all’ultimo Festival di Venezia, ha vinto il Premio Pasinetti, assegnato dal Sindacato Giornalisti Cinematografici Italiani. 
Ha ricevuto il plauso di molte associazioni, tra cui Unicef, Amnesty International, Emergency, Caritas, Libera.

Il regista Daniele Vicari, incontrerà il pubblico all'Arsenale venerdi 9 novembre alle 22.15. 
Saranno presenti all'incontro anche rappresentanti di Emergency e Unicef - sezioni di Pisa.


A cura di Arsenale Cinema

mercoledì 7 novembre 2012

#Modi di dire: Essere al settimo cielo

http://tragenioefollia.blogspot.it/2011/08/dante-alighieri-canto-di-paolo-e.html


Essere al settimo cielo - Essere al  culmine della felicità. Questo modo di dire deriva dalla concezione aristotelico-tolemaica, a cui fa riferimento anche Dante Alighieri, secondo la quale la Terra, ferma al centro dell'universo, era circondata da sette cieli concentrici.

fonte web:http://www.culturaesvago.com/modi-di-dire

martedì 6 novembre 2012

Il senso della #posizione, Robert #Musil, #L’uomo senza #qualità, #vanità, #citazione


Quella crisi di nervi che non veniva mai e vibrava sempre nel suo corpo dava a Diotima una felicità che ella non conosceva ancora. Era un fremere, un sentirsi tutta irrorata d’importanza, uno scricchiolio come quello della pressione in una pietra posta al fastigio dell’edificio del mondo, un formicolio come l’impressione del nulla quando si è sulla vetta di una montagna che sovrasta tutte le altre. In una parola, era il senso della “posizione”, improvvisamente rivelatosi alla figlia di un modesto maestro e giovane moglie di un viceconsole borghese, quale ella era sempre rimasta, nonostante l’ascesa, nella parte più fresca della sua natura.

Questo senso della posizione è uno degli stati fondamentali, benché inavvertiti, dell’esistenza, come il non accorgersi che la terra gira, o che noi portiamo un contributo personale alle nostre percezioni. L’uomo camminando sul terreno di una patria, di una religione o di una tassa sulle entrate, porta la maggior parte delle proprie vanità sotto i piedi – perché gli hanno insegnato che non è lecito portarla nel cuore – e in mancanza di una posizione s’accontenta pure – cosa che è data a tutti – di trovarsi sulla punta momentaneamente più alta della colonna del tempo, sorgente dal nulla; vale a dire di vivere proprio ora, che tutti gli antecessori son ridotti in polvere e i posteri non sono ancora nati. Ma se questa vanità, che di solito è inconscia, sale a un tratto per qualche motivo dai piedi alla testa, può produrre una mite pazzia simile a quella delle vergini che credono di essere gravide del globo terrestre.

(Robert Musil, L’uomo senza qualità, Torino, Einaudi, 1972, p. 219)

(Nell’immagine sopra, Miluna, Vanità,

#Citazione #I piaceri dovrebbero essere gustati.

http://it.freepik.com/vettori-gratuito/donna-con-cappello_581945.htm

I piaceri dovrebbero essere gustati comodamente, specie nei particolari, perchè ne vale la pena, L'amore non è una rapida colazione che uno mangia con il cappello intesta.

Mae West, L'amante degli anni trenta

tratto da:  Un libro di Citazioni, Le donne hanno detto pag.197 - Laura  Bolgeri- Rizzoli

lunedì 5 novembre 2012

#Italy #Milano #Monumenti: Ago e filo

http://www.02blog.it/post/1309/ago-e-filo

Ago e filo

L'Ago e il Filo sono una scultura in due pezzi creata da Claes Oldenburg e dalla moglie Coosji van Bruggen e inaugurata nel 2000. Il gigantesco ago con il filo multicolorato che sbuca in un altro punto della piazza con il nodo finale, sono stati realizzati per il rifacimento della Stazione Cadorna e della antistante piazza alla fine degli anni novanta. Sono un omaggio alla laboriosità milanese e soprattutto al mondo della moda, che ha in Milano uno dei centri mondiali. L'architettura della nuova stazione, caratterizzata dalle colonne rosso fiamma, è di Gae Aulenti.


fonte web: http://www.istitutocalvino.it/studenti/siti/lombardia/milanomonumenti.html

domenica 4 novembre 2012

#Italy #Valle d'Aosta: Castel Savoia




http://castelli.qviaggi.it/italia/valle-di-aosta/castel-savoia-di-gressoney
 Gressoney

L'inizio dei lavori del Castel Savoia, su progetto dell'ing. Emilio Stramucci, architetto capo della Real Casa, avvenne nel 1900, con la posa della prima pietra alla presenza dei Reali. Nel 1904 il castello fu completato. La Regina Margherita, rimasta vedova nel frattempo, essendo stato ucciso il marito Umberto I in un attentato a Monza, abitò per diverse estati il castello fino al 1925, anno precedente la sua morte. ll castello si sviluppa su tre piani: il pianterreno con i salotti, il soggiorno e la sala da pranzo; il piano nobile con gli appartamenti della Regina e del seguito, e, infine, il piano della servitù. Edifici staccati e prossimi sono la foresteria e la cucina, collegata al castello con una minuscola ferrovia Dècauville per il trasporto dei cibi tra cucina e castello. La sagoma del castello è resa poi inconfondibile da 5 torri cuspidate. All'interno degni di nota sono i dipinti ornamentali del pittore Carlo Cussetti, il ritratto della Regina opera del pittore torinese Bertini e soprattutto lo scalone a forbice in legno per il passaggio agli appartamenti del primo piano. Acquistato dalla Regione Autonoma Valle d'Aosta nel 1981 è sede abituale di concerti e mostre nella stagione estiva. A partire dal 1990 nel parco del Castello è stato sistemato un giardino botanico costituito da una sede di aiuole rocciose dove si coltivano piante di ambiente alpino e montano di tutto il mondo.

 fonte web:http://www.courmayeur-mont-blanc.com/castelli.htm

sabato 3 novembre 2012

#Solitudine: Forse bisogna anche amarla

http://www.paid2write.org/altro/solitudine_un_dolore_nascosto_che_puo_essere_superato_3965.html

Bisogna forse anche amarla la solitudine per riuscire a non essere soli. E' perche' sanno ritrovare il  << loro albero >> - che ha attraversato quella foresta che, forse a torto, si potrebbe chiamare la solitudine dell'inverno - che gli uccelli vi ritornano a primavera.

Merguerite Yourcenar, Ad occhi aperti

Tratto da : Le donne hanno detto, un libro di citazione, pag. 241 - Laura Bolgeri- Rizzoli

venerdì 2 novembre 2012

#Racconti #Saggi Taoisti: Il ladro d'ascia

http://www.promiseland.it/2009/04/24/investire-in-perdita/

Un contadino che aveva della legna da spaccare,  non riusciva più a trovare la sua scure.
Pelustro, in lungo e in largo il cortile, lanciò occhite furibonde in direzione del ceppo, della rimessa e del granaio, Niente da fare: sparita, probabilmente rubata! Un ascia nuova di zeccha, acquistata con i suoi ultimi risparmi! La collera, quel breve raptus di follia gli traboccava dal cuore e gli tingeva lo spirito di un inchiostro più nero della pece.                
A un certo punto, vedendo passare per strada il propio vicino, gli parve che il suo passo fosse quello di chi non ha la coscienza tranquilla, che il suo volto lasciasse trasparire l'espressione imbarazzata del colpevole di fronte alla propia vittima e che il suo modo di salutarlo tradisse la tipica astuzia del ladro d'ascia, E quando l'altro apri bocca per snocciolargli le solite banalità meteorologiche in uso tra i vicini, la sua era senza dubbio l voce di chi ha rubato un ascia nuova fiammante.
Non riuscendo a resistere, il nostro contadino attraverso il portico a grandi falcate  per andare a dire il fatto suo a quel ladruncolo, che oltretutto  aveva la faccia tosta di prenderlo in giro! Durante il percorso inciampò in una bracciata di rami secchi abbandonati sul ciglio della strada. Vacillo, strangolandosi con la sfilza  d'insulti destinati al propio vicino, e ando' a sbattere  il naso contro il manico della scure, sicuramente caduta poco prima dalla cariola!

tratto da: Racconti dei saggi taoisti pag, 77 - Pascal Fauliot - L' ippocampo

giovedì 1 novembre 2012

Le cose che cambiano: il telefono


  
Quando ero piccolo in casa avevamo quei telefoni grigi, forniti da SIP a tutti gli abbonati.
Le spine poi erano grandi e rotonde. A volte l'utente poteva condividere il numero con un'altra famiglia e quindi era previsto un contratto DUPLEX che permetteva l'uso di due numeri con una sola linea telefonica, certo era che se condividevi la linea con un utente che passava le ore al telefono per il resto del mondo diventavi irraggiungibile.

Quando capitavi a casa di persone anziane non era improbabile trovare telefoni neri ancora più vecchi e a volte con alzate che permettevano di far stare la cornetta in una posizione dominante.

Come funzionava il tutto, inserivi il dito nel numero che dovevi digitare, prima non era previsto il prefisso ma solo il numero se chiamavi nel tuo distretto telefonico, e scorrevi fino al fermo in metallo per poi lasciar che la rotella si riposizionasse nella situazione di partenza. Alcuni mettevano un lucchettino tra i primi numeri in modo che si potesse comporre solo l'eventuale 113 per una chiamata d'emergenza.
I meno accorti lo sistemavano tra i numeri 1 e 2 e in questo caso il telefono era bloccato in modo permanente. Fatta la legge trovato l'inganno, i miei amici riuscivano a telefonare dai telefoni della scuola utilizzando una sequenza di colpetti sul tasto i chiusura della chiamata. Non so dire di più perchè non ero poi così preparato al riguardo.

Comunque sia in vacanza per farsi sentire a casa si trovavano in giro le famose gettoniere!

Questi apparecchi funzionavano con monetine coniate appositamente che presentavano una scalanatura davanti e due dietro e costava 50 lire. Ricordo che ad un certo punto i gettoni non si trovavano più e correva la notizia che in capo ad un mese il loro valore sarebbe passato da 50 a 200 lire quadruplicandone il valore.  Il gettone entrava perfettamente nella gettoniera e all'inizio non era possibile l'uso di altri spiccioli. Si parlava a tempo e le tariffe erano riportate sulle istruzioni e se chiamavi in orari a tariffa piena era necessario portarsi qualcuno che ti rifornisse di gettoni via via che cadevano giù con il passare dei minuti. Con un tasto rosso, al termine della chiamata, potevi recuperare i gettoni rimasti. Non era insolito vedere persone che infilavano le dita nella vaschetta per vedere se erano rimasti gettoni da recuperare!!!
Con il passare del tempo arrivarono poi le gettoniere che funzionavano con gli spiccioli di vario taglio. Ricordo ancora un viaggio a Milano dove rimasi sorpreso nel vedere che nella stazione c'erano  tutti telefoni a scheda. Compresi in quell'istante di come l'italia andasse comunque a due velocità. Ricordavo ancora i raccoti di mia nonna che nel 1915 ricordava delle macchinette che distribuivano panini di vario genere e io non capivo come potesse stare una persona dentro una macchina a fare e distribuire panini tutto il giorno senza essere mai visto! Crescendo poi l'ho capito! 

Coloro che avevano il telefono in macchina erano privilegiati, star dello spettacolo o persone molto ricche. Adesso abbiamo  tutti un  telefono fisso, un cellulare, almeno uno e tante schede telefoniche.
Abbiamo gli smartphone e tanti sistemi di messaggistica come Skype, Whatsapp e altro che ci  rendono reperibili in tutto il mondo!
Come si cambia.... tutto questo 20 anni fa era impensabile!





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