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Poco
oltre la città di Aosta, dirimpetto allo sbocco della valle di
Cogne, il castello di Sarre domina sul poggio terrazzato ricco di vigneti,
che godono dell'ottima posizione soleggiata. La costruzione attuate (un
fabbricato a pianta allungata con la facciata molto a valle) non ha più
l'aspetto di un castello tipico medievale.
Tutto l'edificio poggia su un terrazzamento sorretto da fondazioni di sostegno ad arco che, viste dal basso danno l'impressione di costruire corpo unico con il fabbricato, facendoli assumere così un aspetto ancora più massiccio ed originale.
Nella sua lunga storia (il castello risale al 1242) passò in proprietà a diverse famiglie. Tra i primi proprietari vi fu un discendente della famiglia Bard ( tristemente famosa nella storia valdostana per le nefandezze compiute da alcuni suoi membri), dal quale poi passò, nel 1364, a Enrico di Quart; da questi, dopo una breve parentesi in cui il castello fu in mano ai Savoia il feudo e il castello passarono di mano in mano sino al barone Ferrod, proprietario della miniera di Ollomont.
Tutti questi cambiamenti di proprietà non furono indolori per l'antico castello, che dovette seguire, con adattamenti e modifiche radicali, gli umori e le esigenze abitative dei vari padroni. Chi però lo trasformò completamente fu il Ferrod, che dell'edificio originario conservò solo la torre quadrata inglobata nel nuovo assetto architettonico.
Dopo il Ferrod, le cui fortune economiche tramontarono in seguito al fallimento della sua impresa estrattiva e commerciale, il castello finì in mano ad altri proprietari, tra i quali fu nuovamente un lontano discendente dei Bard.
Tutto l'edificio poggia su un terrazzamento sorretto da fondazioni di sostegno ad arco che, viste dal basso danno l'impressione di costruire corpo unico con il fabbricato, facendoli assumere così un aspetto ancora più massiccio ed originale.
Nella sua lunga storia (il castello risale al 1242) passò in proprietà a diverse famiglie. Tra i primi proprietari vi fu un discendente della famiglia Bard ( tristemente famosa nella storia valdostana per le nefandezze compiute da alcuni suoi membri), dal quale poi passò, nel 1364, a Enrico di Quart; da questi, dopo una breve parentesi in cui il castello fu in mano ai Savoia il feudo e il castello passarono di mano in mano sino al barone Ferrod, proprietario della miniera di Ollomont.
Tutti questi cambiamenti di proprietà non furono indolori per l'antico castello, che dovette seguire, con adattamenti e modifiche radicali, gli umori e le esigenze abitative dei vari padroni. Chi però lo trasformò completamente fu il Ferrod, che dell'edificio originario conservò solo la torre quadrata inglobata nel nuovo assetto architettonico.
Dopo il Ferrod, le cui fortune economiche tramontarono in seguito al fallimento della sua impresa estrattiva e commerciale, il castello finì in mano ad altri proprietari, tra i quali fu nuovamente un lontano discendente dei Bard.
Nel 1869 il re Vittori Emanuele II lo acquistò destinandolo a residenza
reale estiva durante i suoi soggiorni in valle di Aosta, in occasione
delle battute di caccia del Gran Paradiso. Il re cacciatore, diede l'aspetto
definitivo al complesso: aggiunse le scuderie e sopraelevò la torre
antica, che assunse l'atipico aspetto attuale di incerta classificazione
stilistica.
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Anche
gli ambienti interni furono ristrutturati per accogliere il reale proprietario;
di questa presenza ne è indiscutibile testimonianza il grande salone
interamente decorato dai trofei di caccia di Vittorio Emanuele II. I trofei
esposti, non solo nel salone ma anche nel corridoio, dimostrano quanto
fosse grande la passione per la caccia del "re galantuomo",
ma anche quanto poco buon gusto egli ebbe nel volerli appendere in casa
in così gran numero.
Oltre al salone dei trofei, vi sono altre stanze e camere dove vivevano il re e il suo seguito. Questi ambienti sono arredati con mobili, quadri, specchiere del '700 e '800 assieme ad altri oggetti e soprammobili dell'antico artigianato valdostano. Umberto I vi apportò ulteriori interventi decorativi.
Il castello fu in seguito abitato per la villeggiatura, in particolare dai Principi di Piemonte Umberto e Maria Josè.
Durante l'ultimo conflitto e nei primi anni del dopoguerra, il castello di Sarre ospitò reparti di truppe militari, le quali ebbero poco rispetto per le antiche strutture e memorie storiche.
Oltre al salone dei trofei, vi sono altre stanze e camere dove vivevano il re e il suo seguito. Questi ambienti sono arredati con mobili, quadri, specchiere del '700 e '800 assieme ad altri oggetti e soprammobili dell'antico artigianato valdostano. Umberto I vi apportò ulteriori interventi decorativi.
Il castello fu in seguito abitato per la villeggiatura, in particolare dai Principi di Piemonte Umberto e Maria Josè.
Durante l'ultimo conflitto e nei primi anni del dopoguerra, il castello di Sarre ospitò reparti di truppe militari, le quali ebbero poco rispetto per le antiche strutture e memorie storiche.
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Le stanze reali,
i saloni e gli altri ambienti furono usati in malo modo, danneggiati e
in parte spogliati dagli arredi. Arredato con oggetti e opere eterogenei
e di varia provenienza, fu venduto dai Savoia alla Società Moriana
di Aosta nel 1972 e aperto al pubblico come Museo delle memorie dinastiche.
Nel 1989 la Regione Valle d'Aosta ha acquistato il complesso, dando inizio
ai lavori di adeguamento normativo. Completamente ristrutturato, il castello
si presenta oggi nel suo allestimento definitivo. L'intervento ha voluto
conservare la doppia identità assunta dal castello nel corso della
storia: di residenza alpina e di Museo della presenza sabauda in Valle. Il
castello si presenta ora come dimora e come Museo. Al piano terra dove
la visita è libera, le sale sono state concepite come "sezioni
didattiche", con lo scopo di introdurre il visitatore alla visita
accompagnata (ogni mezz'ora) ai piani superiori. Oltre all'iconografia
sabauda (Sala d'accoglienza e Cabinets des gravures), esse riguardano
le cacce reali nelle Alpi (Salles Chasse) e la storia del castello. Ai
piani superiori, le stanze sono state riallestite su base inventariale
(Inventario del 1890), con parte degli arredi ritrovati nel castello.
Sono visibili l'Appartamento Reale (primo piano) con la Gran Sala del
gioco e la Galleria dei trofei venatori, le stanze private e domestiche,
mai aperte in precedenza. Le stanze del secondo piano riguardano la storia
della dinastia sabauda nel secolo XX: da Vittorio Emanuele III e la regina
Elena di Montenegro, a Umberto II e Maria Josè, figura particolarmente
legata alla Valle d' Aosta.
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