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domenica 4 agosto 2019

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 4 agosto.
Il 4 agosto 1892 la famiglia di Lizzie Borden viene assassinata brutalmente.
La mattina del 4 agosto 1892, come di consuetudine, i coniugi Borden si svegliarono presto. La cameriera irlandese, Bridget Sullivan, servì la colazione ad Andrew, il capo-famiglia, e alla sua seconda moglie Abby, poco amata dalle due figlie di primo letto dell’uomo, Emma di 42 anni, e Lizzie, di 32.
Quel giorno la figlia maggiore era assente, in vacanza da alcuni parenti. Lizzie invece dormiva; scese solo dopo che lo zio materno, John Morse, arrivato inaspettatamente il giorno prima per vedere le nipoti, aveva lasciato la casa.
Intanto, la mattina trascorreva quieta, con le normali attività della famiglia: Andrew si era recato, verso le nove del mattino, nel centro della città, Fall River (Massachusetts), per occuparsi dei suoi svariati e lucrosi affari (banche, proprietà immobiliari e terriere). La moglie Abby era salita al piano di sopra per rifare il letto dove aveva dormito Morse la notte prima.
Verso le 10.30 Andrew era rientrato a casa, costretto a farsi aprire dalla cameriera, perché la porta era bloccata. Lizzie scese al piano di sotto per informare il padre che la “signora Borden” (come veniva abitualmente chiamata la matrigna dalle due sorelle) si era allontanata da casa dopo aver ricevuto un biglietto che la informava della malattia di un’amica.
Andrew andò per pochi minuti nella propria stanza e poi tornò in salotto, per schiacciare un pisolino. La domestica quella mattina non si sentiva bene, forse per un’influenza, e andò a riposarsi. Fu svegliata dalle urla di Lizzie, che aveva trovato il padre morto sul divano. La domestica uscì per andare a cercare aiuto e chiamare il medico, mentre intorno alla casa si radunavano i vicini. A tutti Lizzie disse che la matrigna era uscita di casa, poi raccontò che nei giorni precedenti i coniugi Borden si erano sentiti male, e che lei sospettava un avvelenamento.
Quando la Sullivan tornò insieme al medico di famiglia, Seabury Bowen, effettuarono un controllo della casa, alla ricerca di eventuali estranei. Non trovarono nessuno, solo il corpo a faccia in giù di Abby Borden, immerso in un lago di sangue. La donna era stata colpita 19 volte con un’ascia, mentre per il marito erano stati sufficienti 11 colpi della stessa arma. Il sangue di Abby era diventato ormai scuro e rappreso, circostanza che fece pensare ad una morte avvenuta almeno un’ora prima rispetto a quella del marito. Il medico che eseguì le autopsie non trovò alcuna prova di avvelenamento nei corpi della coppia.
Inizialmente la polizia non sospettò di Lizzie, dopotutto era un rispettabile membro della comunità, dedita ad attività benefiche e all’insegnamento nella locale Chiesa Congregazionista. La ragazza affermava di trovarsi nella stalla al momento degli omicidi.
Nei giorni successivi furono esaminati diversi indizi che parevano condurre ad un colpevole estraneo alla famiglia: in una fattoria vicina fu trovata un’ascia insanguinata, che però era stata usata per ammazzare dei polli; un uomo che fu visto aggirarsi fuori dalla casa dei Borden dimostrò di avere un alibi di ferro; anche la cameriera fu sospettata prima che l’attenzione degli investigatori si concentrasse verso Lizzie.
Contro di lei non c’erano però prove concrete, solo la certezza che nessun altro aveva avuto l’opportunità e il movente per commettere gli omicidi: un assassino estraneo avrebbe rischiato di essere scoperto dalla Sullivan e da Lizzie stessa, se avesse aspettato il ritorno di Andrew, dopo aver ucciso Abby Borden. Il movente era quello classico: l’interesse economico. Il patrimonio di Andrew Borden, conosciuto in città per la sua grettezza ed avarizia, ammontava a circa 8 milioni di dollari (al cambio attuale), che Lizzie temeva finissero nelle grinfie della famiglia dell’odiata matrigna. Inoltre, era evidentemente una menzogna la storia del biglietto ricevuto dalla matrigna, che secondo la figliastra era uscita di casa. Poi, un’amica di famiglia testimoniò di aver visto Lizzie bruciare un suo vestito, con la scusa di una macchia di vernice.
Il processo a Lizzie Borden, che durò 14 giorni, ebbe grande risonanza in tutti gli Stati Uniti, seguìto dai principali giornali di Boston e New York. I due teschi devastati dei coniugi Borden, presentati in tribunale come prova per l’accusa, si rivelarono invece un’arma a favore della difesa. Intanto, quando fu mostrato il cranio del padre, Lizzie, molto opportunamente, svenne. Poi, il suo avvocato argomentò che i vestiti di Lizzie sarebbero dovuti essere coperti di sangue, dopo un delitto così cruento, invece erano perfettamente puliti (secondo alcuni la ragazza era nuda durante il massacro).
Inoltre, alcuni testimoni raccontarono di aver visto Lizzie uscire dalla stalla al momento dell’omicidio del padre, e ancora di strani personaggi che giravano per la proprietà dei Borden: tutti tentativi di creare almeno i presupposti per “un ragionevole dubbio” sulla colpevolezza di Lizzie. Dubbi che portarono all’assoluzione della ragazza, dichiarata non colpevole degli efferati omicidi.
Nonostante molti suoi concittadini la reputassero colpevole, Lizzie e la sorella Emma rimasero a vivere insieme a Fall River, in una nuova casa, da ricche signore. Fino al 1904, quando Lizzie iniziò una relazione con un’attrice, Nance O’Neill. Emma, che probabilmente non approvava, ruppe i rapporti con la sorella.
Lizzie morì nel 1927, a 63 anni. L’omicidio dei Borden rimane un caso irrisolto.
La casa degli omicidi è oggi un Bed&Breakfast / Museo, che accoglie ospiti in cerca di emozioni forti, come dormire nella stanza “dove il corpo di Abby Borden fu scoperto da Bridget Sullivan”…

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