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martedì 20 agosto 2019

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 20 agosto.
Il 20 agosto 1940, a Città del Messico, Lev Trotsky viene ferito mortalmente.
Lev Davidovic Bronstejn, conosciuto come Lev Trotsky, nasce il 7 novembre del 1879 a Janovka, nell'attuale Ucraina, nella provincia di Kherson, da una famiglia di contadini ebrei piuttosto benestanti. Frequentando l'università di Odessa, ha la possibilità di avvicinarsi agli ambienti rivoluzionari: nel 1898, a diciannove anni, viene arrestato mentre è impegnato nell'Unione Operaia della Russia Meridionale. Due anni dopo viene condannato all'esilio in Siberia per quattro anni, ma riesce a scappare nel 1902: è in questo periodo che prende il nome di Trotsky (derivante da un ex carceriere di Odessa).
Trasferitosi a Londra per raggiungere il redattore capo del giornale "Iskra" Vladimir Lenin, prende parte al secondo congresso del Partito Operaio Socialista Democratico Russo (conosciuto anche come Partito Social Democratico Russo dei Lavoratori) nell'estate del 1903. Nella faida interna sorta nel partito, si schiera contro Lenin e a favore dei Menscevichi. Tornato in Russia due anni più tardi, viene coinvolto nello sciopero generale dell'ottobre del 1905: appoggia la rivolta armata e presiede il Soviet di San Pietroburgo. Viene, per questo motivo, arrestato e condannato all'esilio a vita. Nel 1907 ritorna a Londra, e partecipa al quinto congresso partitico, per poi spostarsi a Vienna.
Qualche anno più tardi viene inviato nei Balcani da un quotidiano radical-democratico per raccontare la guerra del 1912-1913, antipasto della Prima Guerra Mondiale. Proprio con l'avvicinarsi della guerra abbandona quei territori pericolosi per stabilirsi dapprima in Svizzera e poi in Francia. Espulso anche dalla Francia, si trasferisce a New York, prima di ritornare in Russia in occasione della Rivoluzione di febbraio e della rimozione dello Zar. Nel 1917, quindi, Lev Trotsky si unisce ai Bolscevichi, venendo coinvolto nel tentativo di rovesciare il governo di Aleksandr Kerensky. I Bolscevichi riescono a prendere il potere, e Lev viene nominato Commissario del popolo per gli Affari Esteri: uno dei suoi obiettivi più importanti è quello di trattare la pace con i tedeschi.
Ritiratosi dai colloqui nel febbraio del 1918 sperando in una ribellione dei militari della Germania, vede la propria speranza delusa: i tedeschi, di conseguenza, invadono la Russia, obbligando i sovietici alla firma del Trattato di Brest-Litovsk. Trotsky, diventato nel frattempo Commissario del Popolo della Guerra, fonda quindi l'Armata Rossa, e al suo comando sconfigge l'Armata Bianca nella Guerra Civile Russa. Egli, tuttavia, è costretto a dimettersi dalle proprie cariche nel gennaio del 1925, dopo la salita al potere di Stalin (successiva alla morte di Lenin), artefice della lotta al Trotskismo (nel frattempo auto-proclamatosi Opposizione di sinistra).
Lev, intanto, si pone in contrasto con il pensiero stalinista, e in particolare con il suo obiettivo di creare il socialismo in un solo Paese, come dimostra la sua teoria della Rivoluzione Permanente. Ciò che Trotsky contesta ai suoi avversari è il regime autoritario, ma anche la nascita di una nuova borghesia. L'Opposizione trotskista, insomma, reclama una politica di industrializzazione, la promozione di rivoluzioni proletarie anche in altre parti del mondo (in Germania e in Cina) e un piano di collettivizzazione volontaria da attuarsi nelle campagne. Il gruppo di Trotsky nel 1926 si allea con le frazioni Zinovev e Kamenev, dando origine alla cosiddetta Opposizione Unificata.
In seguito a un periodo di forti scontri tra il governo e i gruppi oppositori, questi ultimi nel 1927 decidono di celebrare in autonomia il decimo anniversario della Rivoluzione di Ottobre: evidente, da parte di Lev Trotsky, è l'intento di mostrarsi resistente al nascente regime staliniano. A Leningrado, a Mosca e nelle principali piazze sovietiche migliaia di persone sventolano le bandiere e i vessilli dell'Opposizione Unificata: il 12 novembre del 1927 Lev viene espulso dal Partito Comunista Sovietico. Due anni più tardi, mentre la persecuzione sistematica degli attivisti dell'Opposizione ha ormai preso piede, Trotsky è costretto all'esilio ad Alma Ata, nell'attuale Kazakistan.
Da lì inizia un lungo giro per l'Europa e non solo: dapprima in Turchia, poi in Francia e infine in Norvegia. Dalla Scandinavia Trotsky si sposta in Messico, invitato direttamente dall'artista Diego Rivera, con il quale vive per un certo periodo (prima di intrattenere una relazione con Frida Kahlo, moglie del pittore). Nell'inverno del 1933 conosce Simone Weil, che gli offre ospitalità a Parigi: qui egli organizza una riunione clandestina che raduna numerosi esponenti di partito transalpini. Dopo aver scritto, nel 1936, l'opera "La rivoluzione tradita", in cui vengono elencati e denunciati i delitti compiuti dalla burocrazia staliniana, nel 1938 l'esiliato sovietico fonda la Quarta Internazionale, un'organizzazione internazionale marxista che si propone di sfidare la Terza Internazionale stalinista.
Nel frattempo litiga con Rivera e va a vivere da solo: il 24 maggio del 1940 è vittima di un blitz compiuto da sicari stalinisti, a capo dei quali c'è il pittore Siqueiros, dal quale riesce tuttavia a scappare. Nulla può, invece, tre mesi più tardi: è il 20 agosto del 1940 quando Lev Trotsky in un sobborgo di Città del Messico, Coyoacan, viene aggredito da un agente stalinista, Ramòn Mercader, che lo uccide sfondandogli la testa con una piccozza.

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