Cerca nel web

venerdì 16 agosto 2019

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 16 agosto.
Il 16 agosto 1819 a Manchester ebbe luogo il cosiddetto Massacro di Peterloo.
Il 16 agosto 1819, nella nuova città industriale, Manchester, a Saint Peter’s Fields, ci fu una grande manifestazione per le riforme e per la democrazia. La più grande manifestazione mai vista nella storia fino a quel momento. Una folla di 60-80mila persone – la metà della popolazione della città di allora – si riunì armata di bandiere e striscioni. Le donne erano vestite di bianco a dimostrazione della purezza della loro causa e avanzavano nell’avanguardia accompagnate dai loro bambini proprio per mostrare il loro intento pacifico. L’assemblea era legittima e gli organizzatori – incluso il famoso oratore Henry «Orator» Hunt – erano andati dai magistrati il giorno prima per farsi arrestare se questi ultimi avessero ritenuto che non ci fosse una giusta causa.
Quel lunedì mattina era, stranamente per Manchester, soleggiato. Famiglie intere arrivarono con i cestini con il pranzo ma senza alcolici. C’era anche un giornalista del Times, un avvenimento per Manchester, una città cresciuta all’improvviso grazie alla rivoluzione industriale. Gli operai volevano fare bella figura. Come scrisse il radicale Samuel Bamford, la folla voleva presentarsi «pulita, sobria, in buon ordine, pacifica». In contrasto, le milizie – i proprietari delle fabbriche e dei negozi – trascorsero la mattinata a bere birra e quando arrivò l’ordine di arrestare Hunt e gli altri radicali ebbero non poche difficoltà a montare a cavallo. Infatti, i primi feriti furono una madre e il suo bambino travolti sulla strada prima che la cavalleria arrivasse sul campo. Il bambino morì subito. Provare a passare in mezzo alla folla a cavallo si rivelò un’impresa e i miliziani iniziarono a colpire le persone, in particolare prendendo di mira le donne che avevano osato venire e partecipare alla manifestazione. Il magistrato Mr. Hulton – che guardava da una casa vicina – mandò in aiuto la cavalleria che caricò la folla. Alcuni soldati professionisti provarono a trattenere la milizia, gridando «vergogna! La gente non ha via di uscita», ma con pochi risultati.
Dieci minuti più tardi il campo era deserto. I morti erano più di una decina e i feriti centinaia; alcuni medici prestarono soccorso ma solo se i feriti giuravano di non partecipare più a nessuna manifestazione. Uno dei feriti era John Lees. Quattro anni prima, Lees aveva combattuto nell’esercito britannico durante la famosa vittoria a Waterloo; morì qualche giorno dopo aver partecipato da semplice cittadino ad un massacro inglese, ora ribattezzato ironicamente Peterloo da James Wroe nel Manchester Observer. Il principe reggente e il primo ministro Lord Liverpool mandarono le loro congratulazioni ai magistrati e alla milizia. Il governo annunciò un giro di vite: nuove leggi, il divieto di ogni forma di protesta, la prigione per i giornalisti che pubblicavano opinioni sovversive e per i capi del movimento. Il movimento per la democrazia – perfino nella forma molto modesta proposta dai radicali dell’epoca – sembrava distrutto.
In Italia, nel frattempo, Shelley scrive un capolavoro, La maschera dell’anarchia, un «torrente della mia indignazione». Il poema è un incubo, un grido di dolore, una denuncia di un sistema anarchico e privo di senso e, in più, un manifesto per la resistenza passiva. Nel 1819 l’editore di Shelley, Leigh Hunt, temendo censura o peggio, non pubblicò la poesia. Gandhi la lesse molti anni più tardi e ne fu ispirato. E infatti Peterloo diventò un momento chiave nella creazione della classe operaia inglese. Invece di scomparire, la leggenda di Peterloo ispirò prima i Cartisti poi il partito laburista spingendo il sistema verso la democrazia di cui godiamo oggi. Non fu casuale nemmeno il fatto che le suffragette più famose, le sorelle Pankhurst, venissero da Manchester. Il nonno di Emmeline Pankhurst era presente a Peterloo e fu fonte di grande ispirazione radicale per la sua famiglia.
Peterloo non fu una vittoria. Fu una battaglia persa. Gli anni successivi furono molto difficili ma il suffragio universale fu finalmente ottenuto. Le battaglie adesso sono diverse ma una lotta importante è quella contro la perdita della memoria, del ricordo delle vittime, la cancellazione della lotta stessa.

Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog

Archivio blog