Buongiorno, oggi è il 24 febbraio.
Il 24 febbraio 1826, con la firma del trattato di Yandaboo, ha fine la prima delle tre guerre anglo birmane, la quale passò alla storia soprattutto per la vicenda della campana di Shwedagon.
Ci vollero ben tre guerre nel corso dell’Ottocento prima che gli inglesi avessero la meglio sul bellicoso Regno di Birmania e lo trasformassero nell’ennesima colonia dello sterminato Impero Britannico. Fu proprio al termine della prima guerra anglo birmana nel 1825 che si verificò un episodio singolare: nel corso del saccheggio che seguì la vittoria, gli inglesi asportarono dalla Pagoda di Shwedagon di Rangoon (oggi Yangon) una grande campana donata al Buddha nel 1779 da re Singu, il quarto della dinastia Konbaung.
La campana – 23 tonnellate di bronzo per due metri di altezza – era destinata a essere trasportata dai vincitori a Calcutta come trofeo di guerra, ma durante le operazioni di carico sulla nave qualcosa andò storto e l’enorme manufatto finì sul fondo del fiume Yangon. Il peso e la scarsità di mezzi rendevano l’operazione di recupero troppo complessa e, dopo alcuni tentativi infruttuosi, gli inglesi decisero di abbandonarla nella melma. Tempo dopo però la popolazione locale chiese l’autorizzazione per tentarne il recupero, a patto che la campana venisse rimessa al suo posto. Gli inglesi, certi di un insuccesso, accordarono il permesso. Incredibilmente, grazie a una serie di immersioni in condizioni estreme durante le quali i birmani riuscirono a posizionare centinaia di pali di bambù sotto il pesante bronzo, l’impresa riuscì.
Oggi la campana fa bella mostra di sé, anche se danneggiata dalla caduta, sotto un tempietto del lato nord-ovest della Pagoda di Shwedagon. E due quadri di pittori locali illustrano i momenti cruciali dello straordinario episodio.
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