Buongiorno, oggi è il 23 dicembre.
Il 23 dicembre 1339 Simone Boccanegra viene acclamato come doge a vita di Genova.
A Genova nel 1339 sono i tempi dei guelfi e dei ghibellini. Capitani del Popolo sono Galeotto Spinola e Raffaele Doria. E cosa fecero costoro? Pensarono di eleggere per conto proprio l’Abate del Popolo, usurpando così un privilegio delle classi più basse.
Si fomentò così un malcontento che già serpeggiava: il popolo voleva eleggere il suo abate e ottenne quanto richiesto. Si scelsero venti uomini che si riunirono al Palazzo degli Abati. Una folla mormorante attendeva il responso, quando una voce improvvisa si alzò: era un battiloro, un artigiano che lavorava il più prezioso dei metalli. Costui prese ad urlare a gran voce un nome: Simone Boccanegra.
E tutti i presenti si unirono al battiloro, era lui che tutti volevano, i venti designati a scegliere erano concordi e si propose quindi la carica a Simone. Il prescelto discendeva dal Primo Capitano del Popolo Guglielmo Boccanegra e apparteneva pertanto alla borghesia. Simone, conscio di ciò, rifiutò la carica ma i suoi sostenitori non si arresero e anziché Abate del Popolo, in virtù delle sue origini, lo elessero Doge.
Il primo Doge della Superba, acclamato a furor di popolo, venne condotto in trionfo alla Chiesa di San Siro. Da lì il corteo proseguì verso la casa di Simone in Via della Maddalena. Questo luogo che richiama alla memoria un personaggio così importante per la storia di Genova dovrebbe avere una grande valenza turistica e culturale, è invece uno spicchio di centro storico forse un po’ trascurato, tanto che persino molti genovesi non sanno che nei carruggi ancora esiste la casa del primo Doge della Superba. La Piazza porta il suo nome e si chiama Piazzetta Boccanegra.
Ma torniamo a lui e alla sua elezione. Simone Boccanegra si insedia con un Dogato Perpetuo. I due Capitani del Popolo, i già nominati Galeotto Spinola e Raffaele Doria, tolgono il disturbo e si ritirano in altri lidi, anche per portare a casa la pelle, s’intende. Si affianca a uomini di sua fiducia, è un governo di popolari e ghibellini.
E come primo ordinamento Simone stabilì che nessun nobile potesse essere eletto Doge. Come nel passato, ancora esiste un Podestà che amministra la giustizia criminale, mentre quella civile è affidata a due Consoli di Giustizia. Perdura la carica di Abate del Popolo che rappresenta le tre valli di Bisagno, Voltri e Polcevera. E’ variegato e complesso il sistema amministrativo del tempo ed eviteremo di scendere troppo nel dettaglio.
I nemici del popolo erano i nobili e contro di essi si accesero gli animi, la città era in tumulto. Boccanegra, per sedare i disordini, decretò il taglio della testa per coloro che si fossero macchiati di saccheggio. Fare il doge non era certo un mestiere di tutto riposo, la vita di Simone era in costante pericolo. Più volte si tentò di sbarazzarsi di lui, nel 1340 un gruppo di genovesi, tra i quali diversi nobili e un macellaio di Soziglia, confessarono di aver tramato una congiura per ucciderlo. Molto democraticamente vennero affidati al boia che li mandò tutti quanti al Creatore e il problema venne così brillantemente risolto secondo gli usi del tempo. Simone, onde evitare ulteriori spiacevoli incidenti, si dotò di un nutrito plotone di guardie del corpo, ben 103 cavalieri pisani.
I suoi detrattori lo accusavano di eccessivo sfarzo, si narra infatti che amasse andare in giro vestito di rosso, con un prezioso manto color porpora e un cappello dello stesso colore. A lui va il merito di aver curato i rapporti con gli stati esteri, ma certo questo non bastò ad allontanare i nemici. I nobili fuoriusciti ancora tramavano contro di lui, è del 1341 il tentativo di colpo di stato del Marchese di Finale Giorgio del Carretto, ma Simone riuscì ancora una volta a cavarsela e il Marchese finì rinchiuso in una gabbia nel carcere della Malapaga.
Ma il mondo è grande, il mare infinito e a quel tempo era infestato dai terribili saraceni. Costoro minacciavano Alfonso XI di Castiglia e il Doge inviò in suo soccorso le galee genovesi guidate dal fratello di Simone, Egidio Boccanegra. Le galee della Superba, la Dominante dei Mari, espugnarono Algeciras e in seguito furono altrettanto determinanti nella città di Caffa sul Mar Nero, località importantissima per i commerci e per l’economia di Genova. Trionfi e glorie di Simone Boccanegra, ma i nemici sono in agguato.
Sono sempre i nobili fuoriusciti, si insinuano nelle simpatie del popolo e richiedono di rientrare, Simone pone una condizione, chiede che siano disarmati. Loro non ci stanno, richiedono persino che vengano allontanati i soldati, Simone vedendosi con le spalle al muro, si risolve per rinunciare al titolo di Doge. E così nel 1344 restituisce le insegne sulla Piazza di San Lorenzo e parte alla volta di Pisa.
Gli succederà Giovanni di Murta, molti eventi coinvolgeranno i genovesi per mare e per terra. Ma il tempo di Simone Boccanegra ancora non è terminato, andiamo al 1356, anno nel quale su Genova dominano i Visconti. C’era un diffuso malcontento e Simone ne approfittò per tornare alla ribalta. Andò a Milano dai Visconti e propose il suo appoggio. Dev’essere stato convincente, perché gli venne accordata fiducia e tornò a Genova.
Una volta insediatosi riunì in tutta fretta un corpo di armati e a passo di carica si diresse su Palazzo Ducale. I Visconti vennero scacciati e il giorno dopo Simone venne eletto nuovamente Doge. E ricominciò così il lavoro iniziato anni prima, escluse i nobili da tutti le cariche delle quali vennero invece investiti i popolari.
E ebbe successi per terra e per mare, stabilendo il proprio predominio sulla Corsica. Regnerà altri sette anni, sempre nel mirino dei suoi nemici, diverrà inviso anche ai popolari a causa delle imposte elevate. E venne il 3 Marzo 1363, ospite di Pietro Malocello è Pietro, Re di Cipro, in cerca di alleanze per combattere i soliti turchi. Per l’occasione venne allestito un fastoso banchetto in onore del sovrano, tra i convitati c’è anche il Doge Simone Boccanegra. Si mangia e si beve, giunge la notte e nel silenzio della sua stanza il doge accusa forti dolori. Probabilmente avvelenato, durante la notte Simone muore.
Il suo tempo è finito. C’è una piazzetta nei carruggi, lì c’era la sua casa. E lì c’è una targa a ricordo del suo illustre abitante: Simone Boccanegra, il primo Doge della Superba.
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