Buongiorno, oggi è il 16 novembre.
Il 16 novembre 1992 nel Suffolk, in Inghilterra, viene rinvenuto il "tesoro di Hoxne".
Il tesoro di Hoxne (pronunziato ‘Hoxon’) consiste di oltre 15.000 monete in oro e argento, gioielli in oro e numerosi piccoli oggetti per la tavola in argento, fra cui pepaiole, mestoli e cucchiai.
Sono stati rinvenuti inoltre tracce di una grande cassa di legno e cofanetti più piccoli con minuscoli lucchetti d’argento, in cui il tesoro era stato attentamente celato. È stato scoperto da Eric Lawes, che segnalò immediatamente il ritrovamento e non rimosse tutti gli oggetti dalla terra. Grazie a tale condotta responsabile l’Unità archeologica del Suffolk poté condurre uno scavo controllato del deposito, il che ha reso ancora più importante il tesoro di Hoxne per la ricerca futura.
Gli oggetti in argento sono tutti piuttosto piccoli: il grosso di questo gruppo consiste di circa 100 cucchiai e mestoli. Quest’ampia collezione di argenteria avrebbe quasi sicuramente incluso recipienti più grandi in argento, come quelli del tesoro di Mildenhall, ma non si sa dove siano finiti. Un manico d’argento nella forma di una tigre femmina, apparentemente staccato volutamente da un alto vaso, indica l’esistenza di almeno uno di tali recipienti da tavola più grandi. L’insolito insieme di gioielli comprende una catenella per il corpo, un esiguo gruppo di collane, tre anelli da dita e 19 braccialetti.
Dall’ultima data di emissione delle monete trovate si è potuto stabilire che il tesoro fu sotterrato dopo il 407/408 d.C. Questo era il periodo in cui il dominio romano in Britannia si andava sgretolando e il tesoro di Hoxne potrebbe essere legato a tale situazione. L’attento sotterramento del tesoro indica in tutta probabilità che il proprietario intendeva tornare per recuperarlo, ma che non vi riuscì per ragioni che non conosciamo.
Il tesoro è composto per lo più di monete d'oro e d'argento e da gioielleria, per un totale di 3,5 kg d'oro e 23,75 kg d'argento. Fu collocato in una cassa di legno, realizzata in tutto o in gran parte in rovere, e misurante 60×45×30 cm circa. All'interno della cassa, alcuni oggetti furono disposti in scatole più piccole, realizzate in legno di tasso e ciliegio, mentre altri oggetti furono avvolti in panni di lana o deposti nella paglia. La cassa e le scatole interne si dissolsero quasi completamente dopo la deposizione nel terreno, ma frammenti della cassa e i suoi elementi in metallo furono recuperati durante lo scavo.
I principali oggetti ritrovati sono:
569 solidi (monete d'oro)
14.272 monete in argento, tra cui 60 miliarenses e 14.212 siliquae
24 nummi (monete in bronzo)
29 pezzi di gioielleria in oro
98 cucchiai e mestoli in argento
una tigre in argento, manico di un contenitore perduto
4 coppe in argento e un piccolo piatto
1 bricco in argento
1 vasetto in argento
4 pepaiole, tra cui la pepaiola "Imperatrice"
oggetti da toletta come stuzzicadenti
2 lucchetti in argento, provenienti da contenitori in legno o cuoio scomparsi
tracce di materiali organici, come una piccola pyxis in avorio.
Le monete sono gli unici artefatti del tesoro di Hoxne per i quali è possibile determinare la data e il luogo di produzione. Tutte le monete auree e molte di quelle in argento recano i nomi e i ritratti degli imperatori romani sotto i quali furono coniate; molte recano ancora i segni di zecca originali, con i quali è possibile determinare il luogo di produzione e verificare il sistema di coniazione romano, in cui zecche provinciali coniavano monete secondo un modello comune. In totale, 14 zecche romane coniarono le monete del tesoro di Hoxne: Treviri, Arelate e Lione (in Gallia), Ravenna, Milano, Aquileia e Roma (in Italia), Siscia (moderna Croazia), Sirmio (moderna Serbia), Tessalonica (in Grecia), Costantinopoli, Cizico, Nicomedia, Antiochia (moderna Turchia).
Le monete furono coniate sotto tre dinastie romane: le prime sotto gli ultimi rappresentanti della dinastia costantiniana, seguite da quelle coniate sotto gli imperatori valentiniani, per finire con le monete coniate sotto la dinastia teodosiana.
Il sistema di gestione collegiale del potere, noto come Consortium imperii, faceva sì che ciascun imperatore coniasse monete anche a nome dei propri colleghi nelle zecche sotto la propria giurisdizione; il fatto che gli imperatori d'Oriente e quelli d'Occidente avessero regni che si sovrappongono tra loro permette di datare le introduzioni dei nuovi tipi di monete anche all'interno del regno di ciascun imperatore. Così le monete più recenti del tesoretto, quello dell'imperatore d'Occidente Onorio (393–423) e del suo avversario Costantino III (407–411) possono essere datate ai primi anni dei loro regni, in quanto corrispondono alle monete coniate sotto l'imperatore d'Oriente Arcadio, che morì nel 408. In questo modo le monete forniscono un terminus post quem per la deposizione del tesoretto, che non fu nascosto prima del 408.
Le siliquae presenti nel tesoro furono coniate per lo più nelle zecche occidentali della Gallia e dell'Italia. Non è noto se ciò sia dovuto al fatto che monete provenienti più da oriente raggiungessero raramente la Gran Bretagna attraverso le vie commerciali, o perché le zecche orientali coniavano raramente le siliquae. La produzione di monete sembra inoltre seguire la residenza della corte imperiale; ad esempio, la frequenza di monete di Treviri è molto accentuata dopo il 367, forse come conseguenza dello spostamento della corte dell'imperatore Graziano in quella città.
Il tesoro è attualmente conservato presso il British Museum.
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