Buongiorno, oggi è il 24 aprile.
Il 24 aprile 1854 convolano a nozze Elisabetta di Baviera (la principessa Sissi) e Francesco Giuseppe I, imperatore d'Austria.
Francesco Giuseppe I fu imperatore d'Austria per 68 anni, dal 1848 al 1916. Fu uno dei protagonisti più importanti della storia europea nella seconda metà dell'800.
Francesco Giuseppe (nome tedesco: Franz Josef) nacque il 18 agosto 1830 nel castello di Schönbrunn a Vienna. Già all'età di 5 anni fu designato come futuro imperatore dell'Austria, pur non essendo il primo in linea di successione. L'imperatore Ferdinando I, salito al trono nel 1835, era debole e rivelò crescenti sintomi di essere malato di mente, e così suo fratello Francesco Carlo (padre di Francesco Giuseppe) che sarebbe succeduto al trono rinunciò in anticipo al trono a favore di suo figlio. Il piccolo Francesco ricevette, di conseguenza, fin dall'inizio una rigidissima educazione, com'era previsto dalle regole della corte per chi doveva succedere al trono degli Asburgo.
Il 1848 fu un anno di rivoluzioni in tutta l'Europa e anche nei centri dell'impero asburgico, in Boemia, in Ungheria e a Vienna il popolo si rivoltò contro la monarchia chiedendo riforme, una costituzione democratica e la fine della censura.
Per i crescenti disordini popolari a Vienna, il cancelliere Metternich, simbolo odiato del periodo della restaurazione, fuggì in Inghilterra e poco dopo anche l'imperatore Ferdinando fu costretto a ritirarsi a Innsbruck. Alla fine del 1848 abdicò definitivamente (già prima aveva lasciato la gestione degli affari di stato a un gruppo di consiglieri) e di conseguenza Francesco Giuseppe divenne, come deciso dalla famiglia, il nuovo imperatore, a soli 18 anni.
L'imperatore Francesco Giuseppe regnò per sessantotto anni. Cominciò come monarca assoluto ultra-conservatore che disprezzava i moti democratici del 1848 e che si vantava di "aver gettato a mare la paccottiglia costituzionale". Con gli anni diventò più tollerante e liberale, fino ad accettare alcuni elementi della democrazia parlamentare - ma più per rassegnazione che per convinzione. Per tutta la vita fu convinto di essere un monarca legittimato da Dio e i valori tradizionali della monarchia furono sempre le linee guida della sua vita e del suo agire come imperatore.
Si alzava presto alla mattina, lavorando sodo e sempre conscio del suo ruolo e dei suoi doveri. Rappresentava la versione austriaca del motto "Il re è il primo servitore dello stato", stabilito da Federico il Grande, re della Prussia. Fu un burocrate modello, interessato anche ai dettagli più insignificanti degli affari di stato, ma con poca sensibilità per i grandi problemi dell'epoca. Delle questioni economiche, sempre più importanti nella seconda metà dell'800, non capì nulla, non fu né un grande stratega militare, né un abile diplomatico. Il suo governare consisté, per decenni, sostanzialmente nel rimandare, nel cedere, nel rassegnarsi. Ma tutti sapevano che era un uomo modesto e parsimonioso che viveva spartanamente, lavorando dalla mattina alla sera e non concedendosi nessun lusso privato. E su queste virtù si basava la sua popolarità, specialmente in età avanzata. L'unico piacere privato che si concedeva era la caccia, la sua grande passione.
Durante il suo regno avvenne il passaggio dalla monarchia assoluta alla monarchia costituzionale con una crescente influenza della borghesia liberale vista con diffidenza dall'aristocrazia. Ma Francesco Giuseppe, un po' alla volta, cedette alle loro pretese e permise così, pur rimanendo sempre un convinto conservatore, la trasformazione dell'Austria in uno stato più moderno. Inizialmente ristabilì la posizione dominante della chiesa cattolica in molti ambiti dello stato, abolendo praticamente tutte le leggi con cui i suoi predecessori avevano cercato di limitare l'influenza delle gerarchie ecclesiastiche, ma nella seconda metà del suo regno si convertì a una maggiore tolleranza religiosa e culturale che contribuì molto a far diventare Vienna uno dei centri culturali più vivaci dell'Europa.
Ma i quasi settant'anni del suo regno furono caratterizzati soprattutto dai problemi creati dal fragile equilibrio tra le molte nazionalità che si sentivano sempre più costrette alla convivenza in questo stato. Con l'Ungheria, la componente non-tedesca più forte, si riuscì ad arrivare a un compromesso, cedendo a quasi tutte le sue richieste di autonomia, il che però scontentò molto la Boemia, il terzo componente importante dell'impero. E alla fine sarebbero stati proprio i nazionalismi crescenti a far implodere l'impero.
Nella politica estera Francesco Giuseppe collezionò un disastro dopo l'altro, dovuto in gran parte alla sua caratteristica di limitarsi sostanzialmente a reagire e raramente ad agire. La sua fissazione sul valore assoluto dell'onore lo rese incapace alla diplomazia che nell'800 richiedeva una crescente flessibilità. I suoi avversari erano semplicemente più furbi e meno prevedibili di lui e dei suoi consiglieri. Perse le province dell'Italia meridionale e nel rapporto con la Prussia incassò solo sconfitte amare, non solo diplomatiche, ma anche militari.
Quando Francesco ed Elisabetta di Baviera si sposarono (nel 1854) lui aveva 24 anni, lei 15. Fu un matrimonio combinato - come lo erano all'epoca quasi tutti i matrimoni delle case reali in Europa - e per Elisabetta questo matrimonio si rivelò fin dall'inizio un incubo. Intorno a loro due, specialmente intorno a Elisabetta, si crearono subito miti e cliché che, rafforzati dalla stampa rosa e più tardi soprattutto dal cinema, hanno trasformato Elisabetta in una "regina del cuore", che ancora oggi ne costituisce l'immagine collettiva.
Francesco amava la moglie, ma non sapeva niente di lei e non la capiva, fu totalmente estraneo al mondo in cui viveva. I due avevano dei caratteri e degli interessi diametralmente opposti. Elisabetta, che aveva trascorso un'infanzia spensierata e felice, non sopportò il soffocante protocollo di corte di Vienna. Francesco Giuseppe non vide le sofferenze della moglie, era completamente assorbito dagli affari di stato e persino nella loro luna di miele fu molto spesso assente.
Infatti, il loro matrimonio entrò presto in crisi. Francesco Giuseppe, stanco delle eterne liti tra madre e moglie e della crescente chiusura di Elisabetta nei suoi confronti, cominciò a cercare consolazione da altre parti. Alla corte le avventure galanti degli imperatori erano sempre state tacitamente tollerate e visto che la corte non aveva mai amato Elisabetta, le simpatie erano tutte dalla parte di Francesco. Dopo anni di esperienze dolorose, Elisabetta imparò finalmente ad imporsi contro la corte, contro la suocera e anche contro il marito. Ora Francesco Giuseppe cominciò a temerla per le sue stravaganze che scioccavano l'aristocrazia viennese e che rischiavano di offuscare anche la sua immagine di imperatore e marito. La amava, ma la temeva anche per i suoi lunghi viaggi che in realtà erano delle fughe dalla corte e che Elisabetta usava anche come veri e propri ricatti contro di lui.
Per essere più libera dal marito e allo stesso tempo per attenuare i sensi di colpa per il fatto di trascurarlo Elisabetta gli aveva persino procurato un'amante, Katarina Schratt. La Schratt, attrice del teatro di corte, che aveva un carattere diametralmente opposto a quello di Elisabetta accettava volentieri questo ruolo (tra l'altro molto ben retribuito) e fu amica e amante di Francesco Giuseppe per molti decenni, anche dopo la morte di Elisabetta nel 1898.
Nel '700 la Prussia era un "nuovo arrivato" tra le grandi potenze dell'Europa, ancora relativamente piccola, ma con grandi ambizioni e con una notevole aggressività che si rivolse soprattutto contro la vicina Austria. Gli antagonisti erano, all'epoca, l'imperatrice austriaca Maria Teresa e Federico II, re della Prussia e la loro rivalità si scaricò in varie guerre piuttosto dure e sanguinose.
Nella seconda metà dell'800, sotto il regno di Francesco Giuseppe, la rivalità tra le due potenze si riaccese. In Germania era nato un forte movimento per l'unità nazionale e la Prussia cercò con tutti i mezzi di escludere l'Austria da una ipotetica futura Germania unita e di attirare gli altri stati tedeschi sotto la sua influenza. Ora la Prussia era diventata molto più forte e soprattutto sotto il cancelliere Bismarck agì con grande spregiudicatezza e sfacciataggine provocando - e vincendo - un'altra guerra contro l'Austria di Francesco Giuseppe che, oltre alle noie con la Prussia, aveva molti altri problemi spinosi da risolvere, soprattutto in Italia e nei Balcani e che, in realtà, non aveva nessuna voglia di sfidare continuamente il vicino prussiano, così bellicoso.
Alla fine la Prussia riuscì a tirare dalla sua parte gli altri stati tedeschi per costituire, nel 1871, lo stato unitario "Germania", escludendo l'Austria.
Ma Bismarck, al contrario di Francesco Giuseppe, fu anche un abile diplomatico che, tra il 1871 e il 1890, costruì un sistema di alleanze europee che incluse l'Austria e che la fece diventare un alleato di ferro della Germania. Non proprio alleati a pari livello: la Germania, sotto la guida della Prussia, era uno stato giovane con un forte sviluppo industriale, che fece di tutto per inserirsi anche nella spartizione coloniale dell'Africa e dell'Asia. D'altro canto, l'Austria era uno stato vecchio e anche un po' stanco perché continuamente occupato a difendere - con risultati peraltro scarsi - la sua integrità territoriale contro i nazionalismi in Italia e nei Balcani. E in più di un'occasione il cancelliere Bismarck e gli imperatori tedeschi Guglielmo I e Guglielmo II fecero capire a Francesco Giuseppe chi, secondo loro, era il partner forte di quest'alleanza.
Una leggenda messa al mondo da alcuni storici dice gli stati europei siano stati "trascinati" in questa guerra, senza realmente volerla. Niente di più sbagliato di questo: le preparazioni a questa guerra, sia quelle materiali - una folle corsa agli armamenti - sia quelle psicologiche - il bombardamento di odio nazionalistico contro altri stati e popoli attraverso gran parte della stampa - andarono avanti per anni, in tutti i paesi che vi avrebbero partecipato. Anche in Austria.
Francesco Giuseppe invece era contrario alla guerra: dopo la rovinosa sconfitta inflitta all'Austria a Königgrätz, nel 1866, da parte della Prussia, l'imperatore aveva cercato di evitare le guerre dove poteva (non sempre con successo). Ma nel 1914 il vero potere decisionale non era più dalla parte del monarca, tra l'altro ormai vecchio (aveva 84 anni) e un po' stanco. I suoi ministri, i militari, gli industriali e gran parte della società civile volevano la guerra e si aspettava solo il momento e il pretesto giusto per poterla scatenare.
Il momento giusto arrivò con l'uccisione dell'arciduca Francesco Ferdinando, l'erede al trono degli Asburgo, da parte di un attentatore serbo. Il governo austriaco mandò un ultimatum alla Serbia che questa accettò, con un'unica piccola eccezione. Bastò per fornire il pretesto per la dichiarazione di guerra alla Serbia che, per il fitto sistema di alleanze in Europa, coinvolse presto quasi l'intero continente.
La guerra andò malissimo per l'Austria, fin dall'inizio, e l'entusiasmo per la guerra di gran parte della popolazione svanì molto presto. Dopo due anni, Francesco Giuseppe disse al suo aiutante di campo: " Le cose ci vanno male, molto peggio di quanto pensiamo. ... La prossima primavera la farò senz'altro finita con la guerra". Ma non ci arrivò. Il 21 novembre 1916 morì per una debolezza cardiaca in seguito a una polmonite.
Da gran parte della popolazione la morte di Francesco Giuseppe fu percepita come primo atto della fine della monarchia e dell'impero austro-ungarico che arrivò definitivamente due anni dopo. Come nessun altro imperatore Francesco Giuseppe aveva impersonificato la monarchia asburgica, nel bene e nel male.
Cerca nel web
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Cerca nel blog
Archivio blog
-
▼
2023
(368)
-
▼
aprile
(30)
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
-
▼
aprile
(30)
Nessun commento:
Posta un commento