Buongiorno, oggi è il 15 agosto.
Il 15 agosto 1977 Herbert Kappler, il capo della Gestapo di Roma, fugge in modo rocambolesco dall'ospedale militare del Celio di Roma, dove era ricoverato.
Nominato comandante della Gestapo di Roma all´inizio del ‘44, Kappler si rese responsabile di atroci crimini, tra i quali il massacro delle Fosse Ardeatine e il rastrellamento del Quadraro. Arrestato dalle truppe inglesi alla fine della guerra, venne trasferito alle autorità italiane nel ‘47 e condannato da un tribunale militare al carcere a vita, da scontare a Gaeta. Ma nel 1977, ricoverato nell´ospedale militare di Roma, riuscì a fuggire.
La beffarda fuga, scoperta poco dopo le 10:00 del mattino da una suora che prestava servizio infermieristico nel reparto presso cui Kappler era ricoverato e della quale ella avvisò i militari dell'Arma suppostamente addetti alla sua sorveglianza, avvenuta in una giornata festiva da una struttura di sanità militare, causò profonda rabbia ed emozione presso l'opinione pubblica italiana e quella che parve una crisi nei rapporti tra Italia e Germania (il ministro della Difesa in carica, Vito Lattanzio dovette rassegnare le proprie dimissioni, venendo però nominato pochi giorni dopo al dicastero della Marina Mercantile), alla quale il governo italiano chiese invano di restituire il fuggiasco (la richiesta di estradizione fu formalizzata al governo tedesco da quello italiano il 18 agosto): le autorità tedesche, nell'opporre il loro diniego a quelle italiane, poterono replicare che Kappler, in quanto dichiarato proprio dal governo italiano prigioniero di guerra, aveva esercitato il proprio diritto alla fuga, garantitogli dal suo status.
Le circostanze esatte nelle quali Kappler fuggì non furono mai chiarite, nonostante un'inchiesta prontamente disposta dalle autorità militari italiane. Secondo le informazioni rese note dalle autorità italiane e le dichiarazioni rese dalla moglie alla stampa, che non hanno mai potuto essere verificate, ella si sarebbe presentata con una grossa valigia in visita alla stanza del marito, nella quale nascondeva un verricello. Addormentati i due carabinieri di guardia e rinchiuso il marito - che pesava meno di cinquanta chili per la malattia - nel capace bagaglio, lo avrebbe quindi calato dalla finestra in giardino, indi avrebbe recuperato la valigia, l'avrebbe trascinata e caricata nella sua auto (una Fiat 131 noleggiata qualche tempo prima a Fiumicino), parcheggiata entro il perimetro dell'ospedale e, a bordo di questa, sarebbe uscita dal Celio passando indisturbata davanti al corpo di guardia dell'ospedale; sarebbe quindi partita immediatamente, raggiungendo in autostrada la Germania dopo aver passato senza problemi ed in un pugno di ore sia la frontiera tra Italia ed Austria, sia quella tra Austria e Germania, sino a giungere indisturbata a Soltau. Durante la fuga sarebbe stata accompagnata da un'altra auto, un'Audi, sulla quale si sarebbe trasferita con il marito quando ad un certo punto del viaggio la 131 fuse il motore.
Kappler, vinto dal cancro che lo consumava, morì in Germania cinque mesi dopo.
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