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martedì 13 luglio 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 13 luglio.
La mattina del 13 Luglio 1914 Simone Pianetti, proprietario di un mulino elettrico che macinava farina e quindi per questo additato come portatore con la sua farina di malattie e maledizioni (la farina del Diavolo), dopo una lunghissima premeditazione uccise a fucilate 7 abitanti di Camerata Cornello e San Giovanni Bianco, che vedeva come la causa dei propri fallimenti.
Sotto i suoi colpi morirono: il parroco di Camerata Cornello Don Camillo Filippi , il medico condotto Dott. Domenico Morali, il segretario comunale e sua figlia, il messo comunale e una contadina. Il Sindaco si salvò per puro miracolo.  Dopo la strage, il Pianetti si diede alla macchia sulle montagne dell'Alta Val Brembana (Monte Cancervo), trovò la complicità di pastori e carbonai che lo sfamavano con polenta e formaggio, facendolo  dormire nelle loro baite, perchè lo vedevano non come un assassino qualunque ma bensì come un imperterrito "giustiziere" . Le autorità dello Stato per non fare del Pianetti, catturandolo, un eroe dell'anarchia, ne favorirono la fuga, mentre in tutti i  paesi si moltiplicarono le scritte sui muri "W PIANETTI" . Si raccontò che il Pianetti fosse emigrato in Sudamerica e fosse poi tornato in patria per morire di vecchiaia.
Che Simone Pianetti, alto, biondo e impenitente donnaiolo, fosse di temperamento a dir poco sanguigno lo si era notato in gioventù quando, in preda all'ira, pare avesse addirittura sparato un colpo di fucile all'indirizzo del padre, fortunatamente senza colpirlo. E fu probabilmente con sollievo che il padre stesso gli consegnò le ottomilalire della sua parte di eredità allorchè il giovane decise di tentare l'avventura in America, come era consuetudine dei giovani dei nostri paesi ad inizio secolo. Ma per fortuna in America bisognava avere voglia di sgobbare o senso degli affari, e non era precisamente il caso del nostro che anzi, stando alle testimonianze di altri emigrati della Pianca (Frazione di San Giovanni Bianco) perpetrò in quelle regioni molti fatti poco onorifici. Tant'è che il padre dovette ben presto provvedere a spedirgli i soldi necessari per il viaggio di ritorno a Camerata Cornello. Qui sposò una brava donna di nome Carlotta e divenne padre di nove figli. Ad un certo punto però decise di avviare una trattoria con sala da ballo ed ecco che cominciano le traversie che lo porteranno a divenire tristemente famoso. Siamo in un epoca in cui il ballo era ancora considerato divertimento tra i più sconvenienti e ben presto il Pianetti si ritrovò perseguitato dal Parroco e dalle autorità, con l'accusa di favorire fatti contrari al buon costume e di mettere a repentaglio le virtù delle ragazze che frequentavano il suo locale. A complicargli le cose stavano poi anche le sue idee politiche. Si dichiarava seguace del liberale Bortolo Belotti, che conosceva di persona, ma le sue tendenze erano chiaramente di orientamento anarchico.  E sopratutto anticlericale. Finì insomma che un'ordinanza del sindaco gli revocò la licenza dell'esercizio, al che il Pianetti decise di trasfersi a San Giovanni Bianco dove cercò di rifarsi come mugnaio. Ma non cambiò il suo carattere iroso ed arrogante, che lo rese inviso un pò a tutti, e così anche il mulino elettrico si rivelò in breve tempo impresa fallimentare. Le bollette della corrente e le cartelle delle tasse finirono per rovinarlo e il nostro si ritrovò completamente a terra, pieno di debiti e con moglie e sette figli da mantenere. Ed è qui che cominciarono a covare in lui il complesso di persecuzione, il rancore e l'istinto della vendetta, destinati ben presto ad esplodere.
Il Pianetti, che aveva allora l'età di 56 anni, compila una lista di ben quaranta nomi di suoi presunti nemici e la mattina presto di Lunedì 13 Luglio 1914 esce di casa con in spalla un fucile a tre canne. Fu visto alla Roncaglia e poi a San Gallo, ma non trovò evidentemente le vittime designate e, tornato in paese, si avviò lungo il sentiero di Oneta. Aspettò fino alle 10.00 che il Dott. Domenico Morali tornasse dal roccolo dove era solito recarsi ogni mattina per dare il becchime agli uccelli da richiamo ed esplose contro di lui due fucilate da breve distanza. Morte istantanea. Da Oneta al Cornello in cerca del Sindaco Cristoforo Manzoni che, forse avvertito, aveva però pensato bene di nascondersi ben armato nel suo roccolo poco distante. Il Pianetti proseguì allora per Camerata, entrò nel palazzo comunale e a bruciapelo sparò sul segretario Abramo Giudici uccidendolo sul colpo. Ai colpi di fucile, scese precipitosamente dal piano superiore la figlia Valeria di 27 anni. Orribilmente sfigurata al volto. Quarta vittima, a poche decine di metri, il calzolaio Giovanni Ghilardi, ucciso mentre stava per consumare il pranzo di mezzogiorno. La scampò per miracolo la moglie, dopo aver implorato il Pianetti in ginocchio. Ma la strage continua. In balia ormai di un'incontrollabile pulsione omicida, il nostro va alla ricerca di altre vittime e le trova sul sagrato dove stanno tranquillamente chiacchierando il Prevosto Don Camillo Filippi, il cursore e sacrista Giovanni Giupponi e un tal Gusmaroli. "Oh, il signor Pianetti, che miracolo da 'ste parti ?" chiese il prevosto. "Lu la sa el perchè" risponde il Pianetti. E immediatamente un colpo al petto stronca il povero prevosto che stramazza a terra in un lago di sangue. Il Gusmaroli sviene (e fu certamente la sua fortuna) mentre il Giupponi cerca di fuggire ma, fatti pochi passi, viene mortalmente colpito alla schiena... non è ancora finita. Il Pianetti sale alla Pianca, raggiunge Cantalto e va alla ricerca di una certa Caterina Milesi, detta Nella. Entra in casa e dopo averla rimproverata di aver parlato dei fatti suoi al giudice conciliatore spara l'ennesimo colpo mortale. Alla scena assiste terrorizzato il nipotino di 9 anni della donna. Sono le 3 del pomeriggio. Nella è la settima vittima. La tragedia è consumata.   
Nella sua folle logica omicida il Pianetti ha fatto giustizia colpendo obiettivi ben precisi. Il Dott. Morali perchè non gli aveva curato bene un figlio. Il Segretario perchè aveva scritto le ordinanze di chiusura della Trattoria e lo aveva boicottato in occasione delle elezioni comunali in cui si era candidato. La giovane Valeria perchè gli avrebbe spedito cartoline offensive e l'avrebbe dileggiato. E il Ghilardi perchè era anche lui suo nemico politico. Il prevosto poi perchè gli aveva fatto guerra per la balera e il Giupponi perchè tempo addietro si era opposto ad una richiesta di derivazione dell'acqua di una fontana. La Nella infine perchè gli negava un debito di 30 lire ed aveva sparlato di lui. Da Cantalto il Pianetti raggiunse le baite di Cantiglio dove mangiò qualcosa con tre ignari mandriani e poi sparì oltre la montagna. Nel frattempo era naturalmente scattato l'allarme e a San Giovanni, dove le campane suonarono ininterrottamente a morto e tutti si erano rintanati in casa chiudendo i portoni a doppia mandata, arrivarono flotte di giornalisti e di curiosi, sessanta carabinieri e decine di guardie di pubblica sicurezza. Seguiti dopo un paio di giorni perfino da una compagnia del 78° Fanteria. Mercoledì 15 Luglio, di mattina presto, fu celebrato a San Giovanni Bianco il funerale della povera Nella, con il feretro seguito da dieci preti e quindici persone. I preti raddoppiarono e il popolo si moltiplicò poche ore più tardi quando fu la volta del Dott. Morali (evidentemente non lo si ritenne onorevole celebrare lo stesso funerale per una contadina ed un medico). E il giorno seguente fu la volta delle esequie delle cinque vittime di Camerata. Anche qui trattandosi di gente per bene, con ben cento preti grande partecipazione popolare e con l'accompagnamento musicale del coro di San Pellegrino Terme. Raggiunto il cimitero, l'orazione funebre fu tenuta con commosse parole dall'On. Belotti. Nel frattempo si svolgevano perlustrazioni e battute palmo a palmo ma senza esito. Stando alle testimonianze di alcuni mandriani il Pianetti si era rifugiato nel foièr, una zona selvaggia e quasi inaccessibile piena di strapiombi e dirupi che si estende per alcune decine di chilometri quadrati al di là del Monte Venturosa sopra Olmo al Brembo e Cassiglio. Nello stesso posto da un anno si nascondeva un altro ricercato per omocidio e nessuno era stato in grado di scovarlo. Una mattina comunque i carabinieri arrivarono assai vicino al Pianetti ma questi, dopo aver sparato un colpo di fucile riuscì ad allontanarsi. Sul suo capo fu messa anche una taglia di 5.000 lire, ma invano. E' certo che nel corso della sua latitanza il Pianetti fu aiutato a sopravvivere da diversi mandriani, ma nessuno di essi osò denunciarlo sia per paura, sia fors'anche per istintiva avversione verso gli uomini in divisa. In risposta alle accuse circa una presunta protezione del Pianetti da parte della popolazione i sindaci dei comuni dell'Alta Valle firmarono poi un documento in cui, respingendo come offensive le accuse, ribaltarono le responsabilità sulla pubblica sicurezza rilevando come "ruberie e delitti da parte dei numerosi delinquenti che da anni si sono annidiati sulle nostre montagna, per amara ironia, si accentuarono proprio nel periodo in cui vi furono qui in servizio straordinario numerosi agenti di p. s.". Per diverse settimane comunque San Giovanni Bianco visse in un vero e proprio stato d'assedio. Con il Pianetti ancora in circolazione, pochi osarono avventurarsi in giro da soli e si rese anche necessario garantire la custodia a vista di una ventina di persone che facevano parte del suo elenco di nemici. La strage del Pianetti divenne tra l'altro motivo di polemica sulla stampa tra cattolici e anticlericali, con questi ultimi che accusavano preti ed autorità locali di oscurantismo e di oppressione della povera gente, con il risultato di provocare cieche ribellioni come quella dell'autore degli omocidi.  Passarono settimane, mesi e a poco a poco le ricerche si allentarono. Di Simone Pianetti non si ebbe più notizia. Qualcuno parlò di un suo ultimo incontro con il figlio Nino in una baita sul Monte Pegherolo, sopra Piazzatorre. Chi disse che era precipitato in qualche dirupo. Chi disse che era fuggito a Milano o forse in America. Ma nessuno l'ha mai saputo con certezza.

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