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venerdì 28 febbraio 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 28 febbraio.
Il 28 febbraio 1986, alle ore 23.30, a Stoccolma, il primo ministro svedese Olof Palme esce insieme alla moglie Lisbet da un cinema quando viene raggiunto da un uomo, giacca a vento, pantaloni scuri e berretto con paraorecchie che gli spara due colpi alla schiena, uccidendolo. Palme aveva da poco compiuto 59 anni. Eletto per la prima volta in Parlamento nel 1957 divenne primo ministro nel 1969, quando si fece notare per le sue pesanti critiche alla politica estera statunitense, Rieletto primo ministro nel 1982 divenne famoso in tutto il mondo per le sue politiche pacifiste e antirazziste.
L'istruttoria processuale per il suo assassinio è stata la più lunga e la più costosa mai portata avanti in Svezia. Inizialmente venne seguita la pista neonazista, poi venne arrestato, processato ed assolto un pregiudicato alcolizzato, Christer Petterson, e tra gli indagati finì anche un ispettore della polizia criminale di Stoccolma. Poi il colpo di scena, ad aprile del 1990 il quotidiano svedese “Dagens Nyheter” scrisse che Il Gran Maestro della loggia P2 Licio Gelli avrebbe spedito, tre giorni prima dell’assassinio, questo telegramma a un agente Cia: “dite al vostro amico che l’albero svedese sarà abbattuto”.
La commissione d’inchiesta svedese affermò che la notizia era di estrema rilevanza, mentre il giornalista del Tg1 Ennio Remondino si gettò sulla notizia compiendo un’inchiesta che mandò a soqquadro la Rai, il mondo politico e la sua carriera giornalistica. Fu la famosa intervista all’ex agente Cia Dick Brenneke. Questi, oltre a confermare il telegramma, dichiarò che la Cia finanziava la P2 per contrabbandare armi e droga e per destabilizzare il paese. Licio Gelli denunciò la Rai, Francesco Cossiga allora presidente della Repubblica scrisse una lettera di fuoco al presidente del Consiglio Giulio Andreotti, il direttore del TG1 Nuccio Fava fu licenziato mentre Ennio Remondino incominciò il suo peregrinare per le varie sedi estere della Rai. L’ennesimo polverone fece sì che molti si dimenticassero dell’omicidio Palme, le cui indagini prima seguirono la pista curda (lanciata dal Kgb) e poi, nel 1996, la più sostanziosa pista sudafricana.
Durante una seduta della “Commissione per la verità e la giustizia” un ex funzionario della polizia sudafricana, Eugene de Kock, sostenne che Craig Williamson, agente dello spionaggio del suo paese avrebbe ucciso Palme all’interno dell’”operation Longreach” per punire il primo ministro per la sua pubblica battaglia antiapartheid. Cinque anni dopo, Petterson sapendo di non poter essere processato due volte per lo stesso reato, confessò di aver ucciso Palme. Ma erano le parole di un alcolizzato, morto poi nel 2004 per problemi di droga. La verità non la si conosce ancora, e forse non si conoscerà mai: il codice penale svedese prevede un limite di 25 anni per lo svolgimento dell'istruttoria processuale per omicidio; il 28 febbraio 2011 il caso Olof Palme è stato definitivamente archiviato.

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