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giovedì 20 febbraio 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 20 febbraio.
Il 20 febbraio 1958 veniva approvata in parlamento la legge Merlin, dal nome della promotrice e prima firmataria, la senatrice socialista Lina Merlin. Con questa legge venivano vietate e costrette a chiudere entro 6 mesi le cosiddette case di tolleranza, ossia i bordelli.
Le case di tolleranza, dette anche case chiuse perchè era vietato tenere aperte le finestre delle stanze (onde rispettare principalmente la privacy dei frequentatori), erano luoghi ove veniva praticata la prostituzione in modo legale. Gli avventori si accomodavano in un salone in cui le ragazze semisvestite li coccolavano ed ammaliavano al fine di essere scelte. I clienti in precedenza compravano dalla tenutaria del bordello un certo numero di "prestazioni", che potevano essere dalle più semplici e sbrigative alle più lunghe, ciascuna col suo prezzo. A pagamento avvenuto la tenutaria rilasciava al cliente una sorta di biglietto, che attestava il diritto a quel tipo di prestazione (la marchetta). Una volta che l'avventore aveva scelto la ragazza di suo piacimento, i due si recavano normalmente al piano superiore per consumare, non prima di aver consegnato alla ragazza la marchetta che attestava il diritto alla prestazione. In questo modo le ragazze non ricevevano mai il denaro direttamente dai clienti, i quali se mai si limitavano a lasciare mance in caso di particolare apprezzamento. A fine serata ogni prostituta andava dalla tenutaria a consegnare le proprie marchette raccolte, al fine di poter contabilizzare il proprio guadagno. Da qui deriva il modo di dire "fare le marchette" per indicare l'atto di prostituirsi.
L'attività era legalizzata, lo Stato incamerava tasse sul complesso delle marchette fruite e inviava inoltre un medico settimanalmente a controllare la salute delle prostitute.
Ogni due settimane il bordello inviava in un'altra città le proprie ragazze e ne riceveva delle nuove, al duplice scopo sia di dare ai clienti sempre novità, sia di evitare che si instaurassero rapporti di affetto tra clienti e prostitute.
Con l'avvento della Legge Merlin la prostituzione si riversò nelle strade, senza alcun tipo di regolamentazione e alla mercè di protettori.
Dagli anni ottanta nel dibattito politico italiano hanno preso corpo numerose richieste per l'abrogazione - in tutto o in parte - della Legge, giudicata non più al passo con i tempi.
La legge è ritenuta da più detrattori non idonea a gestire il fenomeno della prostituzione in Italia che, di fatto, rimane una realtà presente e costante. In Italia, infatti, non è considerato reato la vendita del proprio corpo, mentre lo è lo sfruttamento del corpo altrui anche se in ambiente organizzato. Ciò ha permesso il proseguire, di fatto, della mercificazione corporale nelle strade oltre che nelle case, ma nella clandestinità.
Inoltre, prima dell'entrata in vigore della legge la prostituzione nelle strade era molto poco diffusa, mentre dopo l'entrata in vigore è aumentata notevolmente. Negli anni novanta, soprattutto, si è sviluppato il fenomeno della prostituzione legata all'immigrazione clandestina, esploso poi negli ultimi anni: le prostitute in strada sono nella quasi totalità straniere. Due le etnie più rappresentate: nigeriane da una parte ed europee dell'Est dall'altra. Il traffico di donne, talvolta anche minorenni, e i lauti guadagni del loro sfruttamento, è passato sotto il controllo delle mafie italiane e dei loro Paesi d'origine, sempre più presenti queste ultime sul territorio italiano. Queste nuove schiave, legate al traffico di esseri umani, sono oggi, di fatto, un problema irrisolto che ripropone con urgenza il ripensamento di tutte le leggi in questo campo, a cominciare dalla stessa legge Merlin. Il dibattito politico sul tema è però risultato sterile dal punto di vista dei risultati. La prostituzione genera in Italia un notevole indotto (50000-70000 prostitute coinvolte, 9 milioni di clienti, 19-25 miliardi di euro il giro d'affari stimato) sottratto all'imposizione fiscale.
Nel settembre 2008, l'allora Consiglio dei ministri del governo Berlusconi ha approvato un disegno di legge intitolato "misure contro la prostituzione"a firma Mara Carfagna che introduceva nuove pene verso chi si prostituisce in strada o in luoghi pubblici.
Questo disegno di legge, prima sua iniziativa da ministro, modificando la legge Merlin introduceva il reato di esercizio della prostituzione in "luogo pubblico"; in sostanza, a essere colpiti non sarebbero stati più soltanto i fruitori, ma anche le prostitute stesse. Nessuna restrizione è però prevista a chi vende il proprio corpo in ambienti privati. Prostitute e clienti avrebbero rischiato da 5 a 15 giorni di arresto e un'ammenda da 200 a 3 000 euro. La pena per chi sfrutta la prostituzione minorile andava da 6 a 12 anni e multe da 15 000 a 150 000 euro; il minore poteva essere rimpatriato, purché nel suo interesse.
Secondo una nota congiunta di diverse associazioni (Asgi, Gruppo Abele, On the Road, Caritas Italiana, Coordinamento nazionale comunità di accoglienza, Comitato per i diritti civili delle prostitute, Comune di Venezia, Consorzio Nova, Dedalus, Save the Children), l'iniziativa dell'ex ministro di vietare la prostituzione in strada avrebbe avuto l'effetto di incentivare lo sfruttamento delle donne all'interno di abitazioni e luoghi privati (fenomeno riguardo al quale la stessa Carfagna ha ammesso l'inesistenza di una regolamentazione chiara), sottolineando inoltre come fosse più importante tutelare i diritti delle vittime delle organizzazioni criminali e colpire queste ultime, piuttosto che le prime.
Il disegno di legge Carfagna non è mai stato approvato.

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