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Gli orrori della guerra
civile spagnola vengono sviscerati in modo feroce e straziante in
questo dipinto a monocromo che l’artista ha voluto così per una
valenza ben precisa: nessuna tonalità avrebbe potuto esprimere il
senso di aridità e annullamento che la guerra lascia dietro di sè.
Non c’è pietà, ma disperazione e rabbia per un orrore che sembra
non avere fine.
I personaggi che
animano la tela si accalcano gli uni sugli altri, soffocando con le
loro urla e il loro dolore ogni speranza di salvezza. Si tratta di
uomini, donne, bambini e animali indifesi divenuti simbolo di
un’umanità ferita e violentata dalla furia e dalla morte.
Al centro del dipinto
si agita disperatamente un cavallo trafitto in battaglia con la bocca
spalancata per il dolore. Sopra di lui c’è una lampada accesa che
illumina la rappresentazione e diventa l’effige
dell’incomprensibile ragione della guerra e a cui guardano
imploranti le due donne sulla destra.
In alto a sinistra
l’artista riproduce una testa di toro, simbolo della forza bruta e
della follia irrazionale, sotto cui piange disperata una madre con il
figlioletto morto fra le braccia.
Nell’angolo a
sinistra giace ferito a morte un torero, emblema di una Spagna
anch’essa ferita ed abbattuta.
La scena si chiude con
un’immagine forte e dolorosa, che non lascia spazio alla speranza:
la donna, all’estrema destra della tela urla disperatamente, ma
nessuno pone ascolto e rimedio al suo dolore.
Di Francesca Girotto
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