Ecco sette principi applicabili a
qualsiasi epoca, qualsiasi minaccia e qualsiasi tipo di crisi: che si
tratti di una crisi economica come quella di oggi, di una carestia, di
una guerra, dell’avvento di una dittatura, di uno tsunami, di una
valanga, o anche di una crisi sentimentale o di un collasso cardiaco. A
condizione, però, di applicarli ogni volta con approcci diversi e con
metodi specifici, utilizzando, naturalmente, alleati e consigli
differenti a seconda della natura delle minacce.
1. IL RISPETTO DI SÉ:
Innanzitutto, voler
vivere, e non soltanto sopravvivere. Quindi, prendere pienamente
coscienza di sé, attribuire importanza alla propria sorte, non provare
né vergogna né odio verso se stessi. Rispettarsi e dunque cercare la
propria ragione di vivere, imporsi un desiderio d’eccellenza in
relazione al proprio corpo, alla propria conservazione, al proprio
aspetto, alla realizzazione delle proprie aspirazioni. Per raggiungere
questo scopo, non bisogna attendersi nulla da nessuno; occorre contare
soltanto su se stessi per definirsi; non bisogna avere paura davanti a
una crisi, quale che sia la sua natura; occorre accettare la verità
anche se non è piacevole da ammettere; e bisogna voler essere
protagonisti, né ottimisti né pessimisti, del proprio futuro.
2. L’INTENSITÀ:
Proiettarsi sul lungo
periodo; formarsi una visione di sé, per sé, da qui a vent’anni, da
reinventare incessantemente; saper scegliere di compiere un sacrificio
immediato se può rivelarsi benefico sulla lunga distanza; nello stesso
tempo, non dimenticare mai che il tempo è prezioso, perché si vive una
volta sola, e che bisogna vivere ogni momento come se fosse l’ultimo.
3. L’EMPATIA:
In ogni crisi e di fronte a
ogni minaccia, a ogni cambiamento radicale, bisogna mettersi al posto
degli altri, avversari o potenziali alleati; comprendere le loro
culture, i loro modi di ragionare, le loro motivazioni; anticipare i
loro comportamenti per identificare tutte le minacce possibili e
distinguere tra amici e potenziali nemici; bisogna essere amabili con
gli altri, accoglierli per stringere con loro le alleanze durature,
praticare un altruismo interessato e, a tale scopo, fare mostra di una
grande umiltà e di una piena disponibilità intellettuale; essere in
particolare capaci di ammettere che un nemico può avere ragione senza
provare vergogna o rabbia per questo.
4. LA RESILIENZA:
Una volta identificate
le minacce, diverse per ogni tipo di crisi, occorre prepararsi a
resistere — mentalmente, moralmente, fisicamente, materialmente,
finanziaramente — se una di esse dovesse concretizzarsi. Di conseguenza,
bisogna pensare a costituire difese, riserve, piani sicurezza a
sufficienza, ancora una volta a seconda del tipo di crisi da affrontare.
5. LA CREATIVITÀ:
Se gli attacchi
persistono e diventano strutturali, se la crisi si radicalizza o si
iscrive in una tendenza irreversibile, bisogna imparare a trasformarli
in opportunità; fare di una mancanza una fonte di progresso; volgere a
proprio vantaggio la forza dell’avversario. Ciò esige un pensiero
positivo, il rifiuto della rassegnazione, un coraggio e una creatività
pratica. Queste qualità si forgiano e si allenano come i muscoli.
6. L’UBIQUITÀ:
Se gli attacchi
continuano, sempre più destabilizzanti, e non è possibile nessun loro
impiego positivo, bisogna prepararsi a cambiare radicalmente, a imitare
il migliore di quelli che sanno resistere, a rimodellare la
rappresentazione di sé per poter passare nel campo dei vincitori senza
perdere il rispetto di se stessi. Occorre imparare a essere mobili nella
propria identità e, perciò, tenersi pronti a essere doppi, dentro
l’ambiguità e l’ubiquità.
7. IL PENSIERO RIVOLUZIONARIO:
Infine,
occorre essere pronti, in una congiuntura estrema, in situazione di
legittima difesa, a osare il tutto per tutto, a forzare se stessi, ad
agire contro il mondo violando le regole del gioco, pur persistendo nel
rispetto di sé. Quest’ultimo principio rinvia dunque al primo e tutti
insieme formano così un sistema coerente, un cerchio.
Colui che metterà in atto questi
principi, con qualsiasi tipo di crisi, e ne verificherà incessantemente
l’applicazione, avrà più possibilità degli altri di sopravvivere.
Che sia un miserabile o che si ritenga un
potente, nessuno potrà vivere e sopravvivere senza volerlo, senza
operare la sua rivoluzione, così come nessuno potrà fare la rivoluzione
senza sopravvivere. Come diceva il Mahatma Gandhi: «Siate voi stessi il
cambiamento che volete vedere nel mondo».
Jacques Attali, Sopravvivere alle Crisi
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