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giovedì 22 agosto 2019

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 22 agosto.
Il 22 agosto 1851 lo yacht America vince la prima America's cup di vela.
L'America's Cup è il più famoso trofeo nello sport della vela, nonché il più antico trofeo sportivo del mondo per cui si compete tuttora.
 Si tratta di una serie di regate di match race, ovvero tra soli due yacht che gareggiano uno contro l'altro. Le due imbarcazioni appartengono a due Yacht Club differenti, una rappresentante lo yacht club che detiene la coppa e l'altra uno yacht club sfidante.
La competizione ebbe origine il 22 agosto 1851 quando il Royal Yacht Squadron britannico con 14 imbarcazioni sfidò il New York Yacht Club, che decise di partecipare con lo schooner America, dal nome di questa agguerritissima goletta il nome di "America's Cup", in un percorso attorno all'Isola di Wight. America vinse con 8 minuti di distacco sulla seconda barca, la britannica Aurora, aggiudicandosi la coppa che era stata messa in palio per celebrare la prima esposizione universale di Londra.
Interessante è un aneddoto ove la regina Vittoria, saputo della vittoria di America, avrebbe chiesto quale barca fosse giunta seconda, sentendosi rispondere "There is no second, your Majesty". Da qui nascerebbe il motto dell'America's Cup "there is no second", non c'è secondo. La coppa in palio si chiamava "Coppa delle cento ghinee" (tanto infatti era costata) o anche "Queen's Cup", ma dopo la vittoria gli americani la ribattezzarono dandole il nome attuale in onore della barca vincitrice.
 Punti da questo duro colpo a quella che veniva percepita come l'invincibile potenza marina del Regno Unito, una serie di "sindacati" britannici cercarono di rivincere la coppa. Il New York Yacht Club riuscì però a rimanere imbattuto per 25 sfide nell'arco di 132 anni, la più lunga serie vincente nella storia dello sport. Le regate si tennero nelle vicinanze del porto di New York fino al 1930, quindi si spostarono al largo di Newport per il resto del periodo in cui il NYYC detenne il trofeo.
Uno degli sfidanti più famosi e determinati fu il Barone del Tè (di origine irlandese ma scozzese per nascita), Sir Thomas Lipton, che organizzò cinque sfide tra il 1899 e il 1930, tutte con yacht chiamati Shamrock. Uno dei motivi di Lipton per portare così tante sfide fu la pubblicità che queste generavano per la sua compagnia, anche se la prima fu fatta in seguito a una richiesta personale del principe di Galles, che sperava così di porre rimedio al rancore transatlantico generato dalle polemiche di uno sfidante precedente. Lipton si stava preparando alla sua sesta sfida, quando morì nel 1931. Gli yacht di quell'era erano enormi per gli standard moderni, e con poche restrizioni sulla progettazione. Dal 1930 al 1937 le regate furono disputate con le imbarcazioni della cosiddetta J-Class.
Dopo la seconda guerra mondiale venne introdotta la classe 12 metri Stazza Internazionale. L'imbattibilità del NYYC continuò per altre otto difese del trofeo, dal 1958 al 1980. Alan Bond, uno stravagante uomo d'affari australiano portò tre sfide per la coppa dal 1974 al 1980.
Nel 1983 ci furono sei sindacati che avanzarono una sfida per la coppa. Allo scopo di stabilire chi sarebbe stato il vero sfidante, si tennero una serie di regate eliminatorie, per le quali venne istituita come premio la Louis Vuitton Cup. A questa edizione risale anche la prima partecipazione di una barca italiana, Azzurra, schierata dallo Yacht Club Costa Smeralda.
 Azzurra, progettata dallo studio Vallicelli di Roma e affidata allo skipper Cino Ricci e al timoniere Mauro Pelaschier coadiuvati da altri noti velisti italiani: Niki Mosca, Massimo Devoto, Lorenzo Mazza, Tiziano Nava, Dondo Ballanti, Chicco Isenburg, ecc. si classificò terza tra gli sfidanti, ma soprattutto fece conoscere al grosso del pubblico italiano l'esistenza di questa competizione.
Nel torneo degli sfidanti, il sindacato di Bond vinse facilmente anche se bisogna ricordare che perse una regata proprio con la barca italiana che schierava in quell'occasione un agguerrito e motivato equipaggio di riserva.
 Gli australiani disponevano di uno yacht, l'Australia II, in rappresentanza del Royal Perth Yacht Club, progettato da Ben Lexcen e timonato da John Bertrand, dotato di una particolare chiglia con bulbo rivoluzionario che tennero gelosamente nascosto - sino al giorno in cui Niki Mosca, riuscì, con una temeraria incursione subacquea, a visionare e riferirne i dettagli ai propri compagni di equipaggio. Gli australiani vinsero l'America's Cup in sette regate, col punteggio di 4-3, spezzando l'imbattibilità statunitense, durata 132 anni.
Lo skipper sconfitto, Dennis Conner, si riprese la coppa quattro anni dopo, con lo yacht Stars and Stripes, in rappresentanza del "San Diego Yacht Club", ma dovette battere la concorrenza di altri 13 sfidanti. Il sindacato di Bond perse invece l'eliminatoria dei difensori e non gareggiò nella finale. In questa edizione del 1987, le barche italiane sono due. Azzurra, che arriverà undicesima su tredici sfidanti, e Italia che farà leggermente meglio giungendo settima.
 La tecnologia giocava ormai un ruolo sempre più importante nella progettazione delle imbarcazioni. Il vincitore del 1983, Australia II, aveva presentato un innovativo e controverso bulbo dotato di alette, mentre la barca neozelandese che Conner sconfisse nella finale della Louis Vuitton Cup a Fremantle, fu il primo 12 metri con uno scafo in fibra di vetro invece che in alluminio. Il sindacato neozelandese dovette respingere le sfide legali della squadra di Conner, che richiedevano il prelievo di campioni dallo scafo in plastica (il che prevedeva l'apertura di fori nello stesso per dimostrare che rispettasse la specifiche della classe.
Nel 1988 un sindacato neozelandese, guidato dal banchiere Michael Fay, presentò a sorpresa una sfida con "grosse barche", che faceva ritorno al regolamento originale della coppa, e sfidò il San Diego Yacht Club con una barca, la KZ1, di ben 36.57 metri. Con poco tempo a disposizione, per non essere battuto, il sindacato di Conner trovò un escamotage tra le pieghe del regolamento, e fabbricò una nuova Stars and Stripes, un piccolo catamarano di 18 metri. I neozelandesi provarono a contestare questa barca, ma una prima corte di giustizia diede loro torto e diede il via a una serie di regate a senso unico, che videro l'agile e velocissimo catamarano americano surclassare sempre e sistematicamente gli sfidanti grazie alle migliori caratteristiche idrodinamiche. Il conflitto si inasprì e approdò per una seconda e una terza volta nelle corti di giustizia. Mentre il secondo tribunale decretò la squalifica della barca americana, il terzo le assegnò definitivamente la coppa.
Sulla scia della sfida del 1988, venne introdotta la International America's Cup Class (IACC) che sostituì i 12 metri in uso sin dal 1958. Questa nuova classe, che gareggiò per la prima volta nel 1992, rimase in uso fino al 2007. Gli scafi della classe IACC sono progettati esclusivamente per dare le migliori prestazioni in regate di tipo match race nei percorsi "a bastone".
Nel 1992, America, messa in acqua dal miliardario Bill Koch e condotta dalla leggenda della vela Harry "Buddy" Melges, sconfisse lo sfidante italiano Il Moro di Venezia, di proprietà del ravennate Raul Gardini, condotto dal timoniere statunitense Paul Cayard.
 Nel 1995, Michael Fay e il suo sindacato Team New Zealand, in rappresentanza del Royal New Zealand Yacht Squadron, con al timone Russell Coutts, vinse prima la gara degli sfidanti con NZL 32, soprannominata Black Magic a causa del colore nero dello scafo e della sua sconcertante velocità, e in seguito sconfisse Young America, sempre con Dennis Conner al timone, portandosi a casa la coppa con un netto 5-0.
Nel marzo 1997, una persona si introdusse nella sede del Royal New Zealand Yacht Squadron danneggiando l'America's Cup con un martello. L'assalitore, un delinquente recidivo, sostenne che l'attacco aveva motivazioni politiche, ma ciò non gli evitò la galera.
 Il danno causato era così grave che si temette che la coppa fosse irreparabile. La casa argentiera londinese Garrards, che aveva originariamente fabbricato la coppa nel 1848, riuscì in tre mesi di faticosissimo lavoro a riportare la coppa alle condizioni originali. Non si fece pagare semplicemente perché era l'America's Cup.
Ad Auckland nel 1999-2000, Team New Zealand, guidato da Peter Blake, e nuovamente timonata da Russell Coutts, sconfisse lo sfidante italiano Prada Challenge e la sua barca Luna Rossa dello Yacht Club Punta Ala.
 La barca italiana, condotta dallo skipper napoletano Francesco de Angelis, aveva in precedenza conquistato la Louis Vuitton Cup battendo nella finale la barca statunitense America One, del St Francis Yacht Club, condotta da Paul Cayard, ex-timoniere del Moro di Venezia.
La Louis Vuitton Cup del 2002-2003, viene disputata ad Auckland, Nuova Zelanda, vede nove barche da sei nazioni diverse disputare 120 regate in cinque mesi per selezionare lo sfidante per l'America's Cup.
 Il 19 gennaio 2003 lo sfidante Ernesto Bertarelli - svizzero di passaporto, ma italiano di nascita - vinse la finale della Louis Vuitton Cup con la sua Alinghi timonata da Russell Coutts, sconfiggendo lo sfidante americano, Oracle BMW Racing di Larry Ellison, con il punteggio di 4-1. È curioso notare che la Svizzera ha poco a che fare con il mare.
Il 15 febbraio 2003, iniziò la finale vera e propria. Con una brezza tesa, Alinghi vinse facilmente la prima regata, dopo che New Zealand si ritirò a causa di diverse rotture alle manovre e nel pozzetto, che le fecero imbarcare grosse quantità di acqua. La seconda regata, il 16 febbraio 2003, venne vinta da Alinghi con un vantaggio di soli sette secondi. Fu una delle regate più combattute ed eccitanti da molti anni a quella parte, con le barche che si scambiarono al comando diverse volte e un duello di 33 virate nel quinto bordo.
 Quindi il 18 febbraio, in gara 3, Alinghi vinse una partenza critica, dopo aver ricevuto all'ultimo momento un avvertimento sul cambio di direzione del vento, e condusse per tutta la gara, vincendo con un margine di 23 secondi. Dopo nove giorni senza la possibilità di regatare, inizialmente a causa della mancanza di vento, e successivamente per il troppo vento e il mare grosso, si arrivò al 28 febbraio, inizialmente previsto come giorno di riposo.
La gara 4 venne nuovamente disputata con vento sostenuto e onde, e le difficoltà di New Zealand continuarono, quando il suo albero si spezzò durante il terzo bordo. Il giorno successivo (1º marzo 2003), fu ancora una volta un giorno di frustrante bonaccia, con la gara annullata dopo che le imbarcazioni avevano passato più di due ore in attesa del via con vento leggero.
 Lo skipper di Alinghi, Russell Coutts, non fu in grado di festeggiare il suo 41º compleanno con la vittoria della coppa, ma era in buona posizione per riuscirvi il 2 marzo. Gara 5 partì in orario e con una buona brezza. Alinghi vinse ancora una volta la partenza e si tenne in testa. Nel terzo bordo, New Zealand ruppe un tangone dello spinnaker durante una manovra. Anche se lo gettò a mare e lo sostituì con uno nuovo, non fu in grado di recuperare, perdendo la gara e la coppa.
La vittoria di Alinghi significò per Russell Coutts, che in precedenza aveva regatato per la Nuova Zelanda, la vittoria in tutte e 14 le ultime regate dell'America's Cup alle quali aveva preso parte come skipper. Significò inoltre che aveva vinto il trofeo due volte come sfidante e una come difensore. Coutts non era l'unico neozelandese a regatare per sindacati stranieri nelle regate del 2002-2003.
 La sola Alinghi aveva quattro neozelandesi nell'equipaggio. Chris Dickson, skipper di Oracle BMW, era anch'egli neozelandese, ed era stato coinvolto in una precedente sfida neozelandese per l'America's Cup. Qualunque fosse stato il risultato della finale della Louis Vuitton Cup e della America's Cup, era certo che lo skipper vincente sarebbe stato un neozelandese. Per la prima volta un'imbarcazione europea aveva vinto l'ambito trofeo, ma stranamente proveniva dalla Svizzera, nazione priva di sbocchi sul mare.
La coppa fece dunque ritorno in Europa, dove era rimasta solo per la prima sfida. Tuttavia in Svizzera mancava un luogo adatto ad ospitare la sfida: la scelta del defender cadde sulla città spagnola di Valencia. Tecnicamente sarebbe stato possibile disputare l'America's Cup sul Lemano, ma questa possibilità è stata scartata quasi subito.
 Il nuovo regolamento della coppa ha previsto che si disputassero, in giro per l'Europa, delle regate preliminari di flotta e match race, denominate Louis Vuitton Acts, valide ai fini della classifica finale. Nel quadro di questi Acts, per la prima volta l'Italia ha ospitato, nei mesi di settembre e ottobre del 2005, alcune regate della Louis Vuitton Cup, nel mare di Trapani, con un grosso successo di pubblico.
La squadra di Alinghi ha difeso con successo il trofeo nel 2007. Gli sfidanti di Emirates Team New Zealand vinsero la Louis Vuitton Cup: dopo avere vinto 17 delle 20 regate del Round Robin i neozelandesi si imposero 5-2 la semifinale contro Desafío Español 2007 e col punteggio di 5-0 la finale contro Luna Rossa.
 Le regate dell'edizione numero 32 dell'America's Cup si sono svolte dal 23 giugno al 9 luglio 2007: il challenger sarà di nuovo sconfitto dagli elvetici, che difenderanno la coppa vincendo 5-2.
La 33a edizione della America's Cup si "apre" con una disputa legale tra il "defender" Alinghi in rappresentanza della Société nautique de Genève (SNG), detentrice della coppa, ed il BMW Oracle Racing Team (di Larry Ellison) in rappresentanza del Golden Gate Yacht Club (GGYC). Originariamente infatti Alinghi aveva accettato quale Challenger of Record il team Desafío Español per il Club Náutico Español de Vela sennonché il GGYC impugnava l'"investitura" degli spagnoli eccependo la violazione del "sacro" regolamento dell'America's Cup.
 Con la sentenza del 2 aprile 2009, la Corte Suprema di New York, ribaltando una precedente pronuncia resa in favore di Alinghi il 29 luglio 2008, riconosceva, definitivamente, nel Golden Gate Yacht Club il nome del Challenger of records della 33esima America's Cup.
Dopo varie dispute è stata ufficializzata, dal Defender Alinghi, la data della competizione: la 33esima America's Cup si è svolta dal 1º al 25 febbraio 2010 di nuovo nelle acque di Valencia. Poiché challenger e defender non hanno trovato un accordo sui termini di svolgimento della sfida, la competizione si è svolta seguendo le antiche norme del Deed of Gift (come era già accaduto nel 1988). BMW Oracle Racing (con il trimarano USA17) ha battuto Alinghi (con il catamarano Alinghi 5) per 2-0.
 La 34ª America's Cup si è disputata nel 2013 a San Francisco in California. Il Golden Gate Yacht Club è stato il Defender che ha riportato l'America's Cup negli Stati Uniti dove mancava dal 1995, strappandola nel febbraio 2010 agli svizzeri di Alinghi. Il Challenger of Record era il Club Nautico di Roma che ha lanciato la sfida con l'imbarcazione Mascalzone Latino - Audi Team di Vincenzo Onorato.
L'11 maggio 2011 Mascalzone Latino - Audi Team annunciò il ritiro dalla successiva edizione dell'America's Cup per motivi economici ed il nuovo Challenger of Record divenne il Kungliga Svenska Segelsällskapet rappresentato da Artemis Racing.
 Avendo riportato i nove punti richiesti dal regolamento (un punto per ogni vittoria, tolti due punti per le vittorie annullate dal Comitato di Regata) contro gli otto dello sfidante Emirates Team New Zealand, Oracle Team USA si è aggiudicata l'America's Cup 2013.
L'America's Cup 2017 è stata la 35a edizione della storica regata. Lo sfidante, Emirates Team New Zealand, ha vinto con un punteggio di 7 a 1 sul difensore, Oracle Team USA. La competizione si è tenuta al Great Sound di Bermuda dal 17 giugno al 26 giugno. Le regate sono state condotte utilizzando gli yacht della classe AC50 America's Cup di tipo hydrofoiling, leggermente più grandi degli yacht AC45F utilizzati nelle World Series della Coppa America 2015-16.
Era la seconda difesa di Oracle dell'America's Cup, quattro anni dopo la sua prima vinta. Emirates Team New Zealand ora spera di difendere la coppa della 36a America's Cup.

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