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domenica 3 dicembre 2023

#Almanaccoquotidiano, a cura #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 3 dicembre.
Il 3 dicembre 1823 muore Giovanni Battista Belzoni, il grande egittologo italiano.
Un personaggio davvero illustre ma mai come meriterebbe di esserlo. Per la sua incredibile vita la sua figura meriterebbe una maggiore valorizzazione se è vero che per le avventure vissute il nostro Belzoni pare aver ispirato il personaggio cinematografico Indiana Jones, noto in tutto il mondo e creato da George Lucas.
Nacque a Padova nel 1778 da una famiglia modesta e fino all’età di 16 anni aiutò il padre nella bottega di barbiere.
Poi si trasferì a Roma dove iniziò ad interessarsi soprattutto di idraulica, ma cominciandosi anche ad accostare all’archeologia, forse sotto il fascino delle rovine dell’antica Urbe. Si trasferì poi a Parigi, dove si mise a vendere per strada immagini sacre e altri oggetti. Per evitare la coscrizione nell’esercito napoleonico riparò in Inghilterra nel 1803 dove tra i vari lavori arrivò a fare anche l’”uomo forzuto” in un circo. Era alto 2 metri e aveva un fisico imponente. Si presentava al pubblico come Patagonian Sanson (Sansone della Patagonia) ed il suo numero principale era quello di riuscire a sollevare una piramide umana di 12 persone!
Viaggiò poi in Spagna, Portogallo, Sicilia e Malta, allestendo anche spettacoli di idraulica applicata, creando giochi di acqua e di fuoco, che ebbero molto successo nel mondo del teatro. Nel 1815, durante un soggiorno nell’isola di Malta venne a sapere che il viceré d’Egitto, Mohammed Ali, era alla ricerca di nuove soluzioni nel campo di idraulica per risolvere problemi legati all’irrigazione. Si decise così a partire per l’Egitto per mettere a disposizione le sue conoscenze nel campo. Fu l’inizio di una nuova vita. Belzoni presentò al sovrano una macchina di sua invenzione per il sollevamento dell’acqua, macchina che però non ebbe il successo sperato. Ma in Egitto Belzoni ebbe modo di conoscere il console generale britannico, Henry Salt, che era anche un amante dell’archeologia egizia, il quale gli commissionò il trasporto, dal tempio funerario di Qurneh (Tebe ovest) al British Museum di Londra, di una statua colossale di Ramesse II.
Sfruttando le sue conoscenze di ingegneria idraulica, piuttosto che le sue scarse nozioni archeologiche, Belzoni riuscì a portare a compimento l’impresa, che segnò l’inizio di altre “imprese” archeologiche.
In un momento in cui l’egittologia era ancora agli inizi e in cui la scrittura geroglifica non era stata decifrata, Belzoni si mise a viaggiare per il Paese scoprendo monumenti di grande valore, dedicandosi a scavi e a prospezioni archeologiche in zone anche poco note. Arrivò ad Abu Simbel, iniziando lo scoprimento del tempio di Ramesse II. Asportò da File un obelisco, che si rivelò poi di grande importanza per la decifrazione della scrittura egizia; condusse scavi nel tempio di Mut a Karnak, da dove prelevò alcune bellissime statue; cominciò ad esplorare la necropoli della Valle dei Re, scoprendo le tombe di Ramesse I e di Sethi I (ottobre 1817). Nel marzo del 1818 trovò l’ingresso della piramide di Chefren, che si pensava massiccia, e l’evento suscitò in Inghilterra un tale entusiasmo, che venne coniata una medaglia commemorativa dell’evento. All’interno della camera sepolcrale mise la sua firma “scoperta da G.Belzoni, 2 marzo 1818). Esplorò anche la città di Berenice sul Mar Rosso e l’Oasi del Fayyum. Molti sono i meriti di Belzoni; tra questi “prudenza estrema nello stabilire la datazione di un monumento…sobrietà e precisione nelle descrizioni… assenza di interpretazioni avventate degli oggetti, e di ogni mitizzazione degli antichi Egiziani”.
Notevoli furono l’impegno nel ricopiare e ricalcare in cera buona parte dei bassorilievi della tomba di Seti I, come pure, rintracciata la città di Berenice, la cura nel rilevare la zona e abbozzare un tentativo di datazione in base ai dati del tempio ivi rinvenuto; precisione e metodo il Belzoni dimostrò nell’apertura della piramide del re Chefren, riuscendo nell’impresa attraverso un attento esame della struttura interna della piramide di Cheope.
Nel 1819 Belzoni fece ritorno in Inghilterra, avendo procurato al British Museum importanti monumenti, grazie ai quali la modesta collezione egizia era diventata molto importante. Altri cimeli vennero dati a Cambridge, a Bruxelles, a Padova. La relazione dei suoi viaggi fu scritta in inglese in quegli stessi anni, corredata da un bellissimo volume di tavole. Il racconto ebbe un notevole successo, così come la mostra, allestita nella Egyptian Hall di Piccadilly dei calchi grafici tratti dalla tomba di Sethi I. Ai primi del 1823 Belzoni partì nuovamente per l’Africa per conto dell’Associazione africana con sede a Londra. Nel dicembre dello stesso anno, mentre si trovava in Nigeria morì, colpito da dissenteria nel porto fluviale di Gwato, circa 40 km prima di Benin City. Il signor Houtson, che lo accompagnava in questa spedizione, lo fece seppellire ai piedi di un albero alla periferia di Gwato, e sulla tomba fece apporre un'epigrafe recante il nome e la data di morte del Belzoni. Fece anche scrivere la seguente preghiera: "Il gentiluomo che ha messo questa epigrafe sulla tomba del celebrato e intrepido viaggiatore, spera che ogni europeo che visiti questo posto faccia pulire il terreno e riparare lo steccato intorno, se necessario". Un viaggiatore europeo che tornò sul luogo circa quarant'anni dopo non trovò nient'altro che l'albero.
Belzoni fu molto importante per l’archeologia e per un museo quale il British Museum. Lavorò instancabilmente (usando miracolosamente quel suo innato fiuto di ricerca), portando alla luce incredibili reperti attualmente in mostra al museo londinese. Fu impunemente ingannato e usato dall’allora governo Britannico che gli negò l’onore di essere nominato come autore dei ritrovamenti. Se vi recate al British Museum e vedete la statua di Ramesses sappiate che è lì per merito di Belzoni nonostante non troverete scritto il suo nome se non dietro all’orecchio del faraone su cui lo stesso Belzoni iscrisse il suo nome. La BBC qualche tempo fa raccontò la vita del Grande Belzoni in un serial televisivo, esponendo finalmente una verità che per troppo tempo fu soppressa. Sarebbe bello un giorno poter vedere il suo nome inscritto al British Museum, vicino ai suoi amati reperti egizi.
A Padova gli è stata dedicata una via nel cuore del borgo dove era nato, il Portello, il più popolare dei borghi padovani. Presso il Museo Archeologico all’interno del complesso dei Musici Civici degli Eremitani esiste una sezione egizia formata da due sale dedicate al pioniere dell’egittologia. Una curiosità è rappresentata anche dal fatto che il Belzoni conosceva Jappelli, il noto ingegnere ed architetto che progettò il Caffè Pedrocchi, al cui interno, la Sala Egizia e quella Moresca rappresentano proprio un omaggio di Jappelli all’esploratore padovano.

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