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sabato 24 luglio 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 24 luglio.
Il 24 luglio del 1911 fu scoperta in Perù la citta perduta di Machu Picchu.
Nel 1911 uno studioso dell'Università di Yale, Hiram Bingham si recò in Perù alla ricerca dell'ultima città degli Inca. Quando nel 1536 Gonzalo Pizarro portò a termine la conquista (e distruzione) dell'impero Inca, l'ultimo imperatore Manco Capac fuggì con la sua gente da Cuzco e fondò la città di Vilcabamba, la città dove secondo la leggenda furono accumulate le ultime ricchezze dell'impero Inca.
Il sogno di Hiram era di ritrovare Vilcabamba, e per farlo iniziò la sua ricerca dalla capitale Inca: Cuzco. Iniziò ad esplorare la campagna circostante. Dopo vari giorni, mentre seguiva la valle del fiume Urubamba, incontrò un contadino che si offrì di mostrargli delle antiche rovine sulla cima di una montagna che lui chiamava Machu Picchu (antico picco). Al termine di una faticosa salita, Bingham vide spuntare dalla vegetazione alcune rocce bianche. Esaminando il muro capì subito che si trattava di costruzioni antiche, tanto che scrisse "Cominciai a capire che quel muro, ed il tempio semicircolare confinante, posto sopra la grotta, erano degni di essere paragonati alle più belle opere di muratura del mondo. Tanto splendore mi mozzò il fiato. Cosa poteva mai essere quel luogo?".
Bingham era convinto di aver trovato Vilcabamba, e l'anno successivo organizzò una spedizione per ripulire la zona dalla vegetazione. Fu così che venne alla luce la cittadella di Machupicchu. Bingham morì nel 1956 ancora convinto di aver scoperto Vilcabamba, purtroppo alcuni documenti spagnoli rinvenuti successivamente posizionavano la leggendaria città in direzione opposta da Cuzco rispetto a Machupicchu.
La scoperta di Bingham fu tuttavia molto importante, se si osserva la cittadella dal vicino osservatorio di Intipunku ci si rende conto della colossale sinfonia di pietra che è la città, per urbanistica, ingegneria civile, architettura e realizzazione muraria, divisa in 12 quartieri con 216 edifici.
Quando Gonzalo Pizarro raggiunse l'impero Inca rimase sorpreso da questa civiltà. Gli Inca non conoscevano né la ruota né la scrittura, eppure il loro impero si estendeva per quasi 4000 km (quanto l'impero di Giulio Cesare). Non conoscevano i cavalli, eppure le comunicazioni tra i vari angoli dell'impero avvenivano regolarmente. Uomini a piedi portavano gli ordini sotto forma di corde legate (una sorta di codice binario senza computer). Eppure Pizarro con pochi conquistadores riuscì a piegare e distruggere l'impero del sole. In parte fu grazie all'inganno: Pizarro al primo incontro con gli Inca attaccò di sorpresa la delegazione indigena senza armi prendendo prigioniero l'imperatore; in parte grazie alle epidemie: gli spagnoli portarono difatti nel nuovo mondo una serie di malattie sconosciute nel Nuovo Mondo, per le quali gli indigeni non avevano anticorpi, che stroncarono e decimarono la popolazione Inca. La rapida scomparsa di questo popolo ha lasciato senza risposta molte domande sulla loro civiltà.
Machupicchu si erge a 2300 metri di altezza, la sua conformazione fa credere che fosse una città sacra, riservata al culto del sole; vi sorgono difatti vari templi, fra questi si trova la torre del sole, un edificio di rara bellezza, e come molti edifici antichi anche in questo caso troviamo corrispondenze astronomiche legate alla sua costruzione, una sua finestra consente al sole di entrare perfettamente all'interno dell'edificio nell'alba del giorno del solstizio d'inverno. Ad ovest si trova la pietra Intihuatana, il cui nome significa "palo a cui legare il sole": si tratta di un'unica pietra lavorata a forma di tronco di piramide sormontata da una pietra meridiana, lavorata in modo sinuoso e di grande bellezza.
A Machupicchu non vennero rinvenuti oggetti di oro o di argento (erano materiali usati comunemente per creare gioielli e oggetti di vario tipo), eppure Bingham trovò solo oggetti in ossidiana, pietra, bronzo e ceramica. A Cuzco nel tempio del sole vi erano riproduzioni in oro a grandezza naturale e persino riproduzioni di piante, perchè Bingham non trovò neppure una pagliuzza d'oro?
Lo studioso peruviano Victor Angles Vergas sostiene che la città venne abbandonata prima dell'arrivo dei conquistadores. Le guerre tra tribù rivali erano frequenti e sangunose, e spesso finivano con la distruzione di intere comunità. Fù forse questo il destino di Machupicchu. Bingham trovò uno scheletro di una donna morta per la sifilide, forse la popolazione fu decimata da un'epidemia. Purtoppo possiamo fare solo ipotesi sull'abbandono di Machupicchu.
Oggi la cittadella è la testimonianza dell'incredibile livello raggiunto dagli Inca nella lavorazione della pietra: le rocce sono lavorate con precisione incredibile, tanto che risulta impossibile inserire la lama di un temperino tra di esse; di analoga precisione risultano lavorati gli angoli, tanto che nelle mura si possono trovare alcune pietre con molte faccie incastrate perfettamente nella struttura (una di queste pietre avrebbe più di quaranta facce). Le mura sono tutte edificate a secco, senza cioè l'uso di malta. Le pietre irregolari conferiscono alla struttura degli edifici una stabilità notevole, sono infatti in grado di resistere anche ai frequenti terremoti che scuotono le Ande. Una simile lavorazione delle pietre richiedeva strumenti di precisione per la loro lavorazione, eppure non sono stati ritrovati utensili in grado di lavorare il granito con cui sono costruite le mura delle città Inca.
In molti hanno pensato che gli antichi sacerdoti Inca conoscesso il modo di modellare la pietra a loro piacere, ed oggi questa teoria trova forse fondamento. Nel diario di un esploratore si trova difatti la possibile soluzione a questo mistero. Durante una spedizione sulle Ande il cavallo di un esploratore si azzoppò e lui scese ed iniziò a camminare. Dopo poco si rese conto che i suoi speroni erano stati completamente consumati dall'erba. Quest'erba scoperta per caso ed ancora priva di un nome scentifico è forse la risposta all'incredibile maestria degli Inca? Sembra di si, è infatti in grado di sciogliere i metalli e le pietre, consente di modellarle per poi restituire la forma solida al materiale disciolto. Gli Inca la conoscono da sempre, il nome della pianta è Harak Kehama, si tratta di un'erba alta circa 25 cm di colore rosso. L'altopiano dove è stata ritrovata quest'erba si trova nell'alto Perù a poca distanza da Cuzco.
Si è forse risolto il mistero delle antiche costruzioni megalitiche? Può darsi, resta però un altro tassello mancante. Come facevano gli Inca a sollevare pesanti blocchi di pietra senza l'ausilio di animali? Alcune pietre pesano difatte diverse tonnellate, e combaciano ancora perfettamente dopo diversi secoli dalla loro edificazione, eppure gli Inca non avevano animali da tiro. Purtroppo ancora non c'è una risposta a questo interrogativo, il mondo antico è pieno di opere architettoniche colossali ed apparentemente inspiegabili...

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