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venerdì 7 febbraio 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 7 febbraio.
Il 7 febbraio 1497 Girolamo Savonarola, il frate domenicano chiamato da Lorenzo De' Medici a predicare in Firenze, ordinò il primo di una serie di cosiddetti "falò delle vanità".
Savonarola nacque a Ferrara il 21 settembre del 1452 da Niccolò e dalla mantovana Elena Bonaccorsi; probabilmente di famiglia modesta, la sua istruzione si formò con studi di filosofia, musica, medicina e disegno anche se ben presto, più precisamente all’età di 20 anni, periodo in cui compose la sua prima opera il "De ruina mundi", disgustato dalla corruzione e decadenza dei costumi, lasciò Ferrara e si fece domenicano a Bologna nel 1474. Durante tale periodo di riflessione, scrisse il "De ruina ecclesiae", opera in cui espresse apertamente quella esigenza di rigenerazione del clero, non più dedito alla sua primaria funzione di mediatore tra Dio e l’umanità peccatrice (tema per altro ricorrente nelle sue prediche al popolo).
Nel suo periodo fiorentino, grazie alla venuta di Carlo VIII e alla cacciata di Piero De Medici, riuscì a diventare arbitro della vita di Firenze appoggiando un regime "demo-teocratico". Con essa non mutò solo l'assetto politico, ma la vita stessa della città: il Savonarola propose infatti l'abolizione del lusso e dell'usura tramite appunto i roghi delle vanità, e la creazione di un Monte di Pietà.
L'obiettivo di questa furia distruttiva era l'eliminazione di qualsiasi oggetto considerato potenzialmente peccaminoso, oppure inducente allo sviluppo della vanità, includendo articoli voluttuari come specchi, cosmetici, vestiti lussuosi, ed anche strumenti musicali. Altri bersagli includevano libri "immorali", manoscritti contenenti canzoni "secolari" o "profane", e dipinti. Tra i vari oggetti distrutti in questa campagna vi furono alcuni dipinti originali che trattavano temi della mitologia classica, eseguiti da Sandro Botticelli, che egli stesso provvide ad abbandonare sul rogo.
Il frate tuttavia superò i limiti del lecito, quando cominciò ad accusare il Papa Alessandro VI, a cui rimproverava i corrotti costumi. Questi inizialmente, gli proibì di continuare nella sua attività predicativa, ma Savonarola osò disubbidire all'ordine papale, e fu così scomunicato, condannato per eresia ed impostura ad essere impiccato a una croce e arso sul rogo. Tale sentenza fu eseguita nel maggio del 1498 in Piazza della Signoria, e le sue ceneri furono sparse in Arno.
Savonarola fu personalità sconcertante, capace di suscitare odi e fanatismi, amori viscerali e profonde fedeltà. Influenzò letterati come Guicciardini, Botticelli, Buonarroti. Vagheggiò il ritorno al cristianesimo primitivo. Nella sua attività politica mirò ad una città pacifica, che sviluppasse i traffici e fosse allietata da opere d'arte e da feste, purché non contrarie alla morale.
Nel 1987 Tom Wolfe scrisse un romanzo, "Il falò delle vanità", che si ispirava a questo episodio pur senza volerne riproporre una riscrittura in chiave moderna. Al contrario, il titolo è un richiamo all'edonismo e al materialismo imperante nella Wall Street degli anni 80.
Tre anni più tardi Brian De Palma ne fece un film, con protagonisti Tom Hanks e Melanie Griffith.

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