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mercoledì 26 febbraio 2020

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 26 febbraio.
Il 26 febbraio 2010 a Kabul alle 6,30 (ora locale) un'autobomba è esplosa e due kamikaze si sono fatti saltare in aria vicino al Park Residence Hotel e al Safi Landmark Hotel, due «guest house» molto frequentate da stranieri. I due erano attentatori suicidi e sono stati seguiti da un gruppo di fuoco formato da altri tre talebani, che hanno dato l'assalto alle guest house e a un centro commerciale.
Due ore dopo gli attentati, si sono sentiti a lungo colpi da fuoco in tutta l'area. Gli attentatori sono entrati nella hall del Park Residence, lanciando granate e sparando con i kalashnikov. I talebani hanno iniziato a girare stanza per stanza, lanciando bombe a mano e continuando a sparare.
Il bilancio dell'attentato è stato di 18 morti, e potevano essere di più senza l'intervento del diplomatico italiano Pietro Antonio Colazzo. È stato lui - numero due a Kabul dell'Aise, ovvero i servizi segreti della Difesa - ad avvisare la polizia e, dicono diverse fonti, a bloccare l'incursione dei terroristi, perdendo egli stesso la vita.
Gli hanno sparato (ma c'è chi sostiene che sia morto in seguito all'esplosione di un kamikaze) dopo che aveva dato l'allarme. La polizia di Kabul è stata la prima a rendere onore al «coraggio» di questo sconosciuto funzionario italiano, che ormai da anni viveva in quel mondo di ombre e di specchi che è l'intelligence in un paese complesso come l'Afghanistan. «Ci ha fornito informazioni precise grazie alle quali la polizia è stata in grado di portare al sicuro, sani e salvi, altri quattro italiani. È stato un uomo coraggioso», ha detto il generale Abdul Rahman Rahman, il capo della polizia di Kabul.
«Apprendo con dolore la notizia dell'uccisione del consigliere diplomatico, Pietro Antonio Colazzo, nell'attentato di oggi a Kabul - ha detto l'allora presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi - un fedele servitore dello Stato, morto compiendo il suo dovere in un paese martoriato da infami azioni terroristiche. L'Italia è impegnata in Afghanistan proprio per proteggere la popolazione civile dalla follia della violenza e dell'intolleranza, alla quale sentiamo il dovere di opporci. Mi unisco, insieme a tutti gli italiani, al dolore dei familiari e degli amici del nostro caduto».

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