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martedì 19 febbraio 2013

#Italy e i suoi #Borghi: Albori - Campania

http://www.fotoeweb.it/sorrentina/Albori.htm 

Il nome

 
Incerte le origini del toponimo: la più affascinante è quella che lo fa derivare da Arvo, un argonauta al seguito di Giasone che, attratto dalla bellezza del luogo, vi si sarebbe stabilito dopo una tempesta.
Albolo sarebbe invece il personaggio goto o longobardo che avrebbe dato il nome al casale.
Il nome potrebbe anche designare il luogo in cui anticamente si andava a far legname - albores, alberi - per costruire le navi. O infine richiamare Albola, una sorgente di acqua minerale esistente nella zona.

La Storia

• IX secolo (prima metà), si hanno le prime notizie di insediamenti nella zona di Albori.
• 1324, in un documento viene citato per la prima volta il casale di Albori, sorto a 300 metri di altitudine per sfuggire alle incursioni costiere dei Saraceni.
• 1500 ca., è istituita per regio decreto l'imposta detta "gabella del pane", in base alla quale nel casale può vendere il pane solo l'appaltatore o persona da lui delegata.
• 1610, è costituita la parrocchia di Àlbori.

http://www.fotoeweb.it/sorrentina/Albori.htm

 Àlbori è una miniatura dell'eterno richiamo del Mediterraneo
 
Un grumo di case colorate di fronte al mare, addossate le une alle altre e strette tra viuzze e vicoletti, costruiti in base alla strategia difensiva degli arabi, che si interrompono in uno slargo dove, ancora oggi, la sera, si ritrovano gli abitanti.
Le donne recitano il rosario, gli uomini si raccontano la giornata, la brezza marina placa i dolori, il cielo si riempie di stelle.
Se l'infedeltà alle forme, alle armonie, ai colori del Mediterraneo è grande nella caotica Vietri e, purtroppo, in molti punti della pur bella costa amalfitana, qui ad àlbori, in posizione più appartata, a 300 metri di altitudine, si respira l'aria dei tempi antichi.
Lo sguardo non abbraccia oscenità e incuria ma le verdi pendici del Monte Falerzio, dov'è bello passeggiare tra cappelle votive dedicate ai santi protettori e panorami di Campania felix che includono sempre l'infinito azzurro del Tirreno.
E marinara è sicuramente l'origine del borgo, come testimonia l'attuale Marina di àlbori            . Probabilmente gli abitanti, terrorizzati dai continui blitz dei pirati saraceni, decisero di rifugiarsi più a monte dove costruirono l'attuale borgo, protetto dall'abbraccio del Monte Falerzio.
Gli edifici in pietra e calce, sormontati dalle caratteristiche tegole napoletane, sono stati oggetto di studio da parte di numerosi architetti. Il nuovo paese, infatti, ha mantenuto l'architettura mediterranea originaria, con case a volta dai colori decisamente vivi, che servivano a farle riconoscere da lontano ai propri abitanti quando, ottimi naviganti, si allontanavano da esse o vi si riavvicinavano dopo lunghi periodi trascorsi in mare. Nel periodo invernale, quando la navigazione non era possibile, gli abitanti si dedicavano all'agricoltura, coltivando quel poco di terreno che riuscivano a strappare alla montagna.
La felice combinazione di mare e monte è dunque la caratteristica di àlbori, che non è nemmeno priva di tesori d'arte.
Nella piazza sorge la chiesa dedicata a Santa Margherita, giovane martire di Antiochia, al cui interno si possono ammirare pregevoli affreschi di scuola napoletana, di cui fu esponente illustre il decoratore barocco Francesco Solimena (1657-1747).

Il prodotto del borgo

Siamo, come diceva Goethe, nella terra dove fioriscono i limoni, che qui hanno sapore e profumo speciali (si chiamano "sfusati") e danno il classico limoncello della Costa di Amalfi.
 
 
 Il piatto del borgo
 
Il menu caratteristico prevede le penne "alla cuppitiello" (con salsa di verdure di stagione), le pietanze a base di pesce insaporite da succo di limone amalfitano, le "palle di ciuccio", caratteristiche crocchette di patate agrodolci. Il tutto accompagnato da vini di produzione locale.
 
 fonte:http://www.borghitalia.it/html/borgo_it.php?codice_borgo=574&codice=elenco&page=1


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