Il trickster fa soltitamente affidamento sulla preda affinché lo aiuti a far scattare la trappola da lui costruita. In questo frammento [precedente]
di racconto di un nez percé dell’Idaho nordorientale, lo sbarramento per i salmoni di Coyote mette a frutto le energie
impiegate dai salmoni stessi. Questi navigano nel fiume contro corrente, per
andare a deporre le uova; l’appetito o l’istinto sessuale indica loro una
determinata traiettoria che Coyote abilmente sfrutta. Anche in presenza di un’esca,
l’appetito della vittima è ciò che ne “determina” il movimento. Il pesce cade
in trappola da solo, mentre l’esca rimane ferma. Allo stesso modo, in un
racconto crow delle Grandi Pianure vediamo Coyote catturare due bisonti
facendoli fuggire controsole, perché non vedano dove vanno, e sospingendoli in
direzione di un dirupo. L’agilità di
molti animali erbivori rientra fra le loro difese naturali nei confronti degli
animali predatori. Coyote (o gli indiani americani che massacravano i bisonti
in questa maniera) sfrutta tale meccanismo istintivo per dirigere le bestie
verso il sole e il dirupo, così che la stessa agilità degli animali finisce per
ritorcersi contro di loro. In quanto inventore di trappole, il trickster è un tecnico dell'appetito e degli istinti.
E tuttavia […] il trickster può anche finire vittima dei
propri congegni. Egli è al tempo stesso un eroe culturale e uno sciocco, un
abile predatore e una stupida vittima. Affamato, escogita talvolta degli
stratagemmi per procurarsi da mangiare; in altri casi, smarrisce la propria
arguzia. Un mito apache del Texas in cui Coniglio gioca una serie di tiri a
Coyote si conclude nel modo seguente:
Coniglio giunse in un campo di cocomeri in mezzo al quale
era conficcato un pupazzo di gomma. Lo colpì con il piede e vi rimase
attaccato. Lo stesso accadde quando lo colpì con l’altro piede, poi con le
mani, una dopo l’altra, e infine con la testa. Fu così che lo trovò Coyote.
“Cosa fai lì?” gli chiese.
“Il proprietario del campo si è infuriato perché ho
rifiutato i cocomeri che voleva spartire con me e mi ha attaccato qui dicendomi
che presto sarà di ritorno con un pollo perché mi decida a mangiare con lui.
Gli ho risposto che non l’avrei fatto”.
“Sei uno sciocco. Prenderò io il tuo posto”.
Coyote liberò Coniglio rimanendo a sua volta impigliato
nella trappola. Quando arrivò il padrone e lo vide lo impallinò per bene.
[…]
Così il trickster è in grado di costruire trappole ma non è
sufficientemente scaltro da evitarle lui stesso. A mio parere perciò il mito
contiene il racconto del progressivo sviluppo dell’intelligenza dedita alla
caccia. Coyote può escogitare la trappola per i pesci in quanto è stato a sua
volta un pesce. Niente batte l’astuzia se non una maggiore astuzia. Le astuzie
di Coyote si affinano proprio perché ha incontrato altri tipi di astuzie,
esattamente come l’ingenuo campagnolo può diventare infine un uomo di mondo se
un certo numero di truffatori riesce a fargli aprire gli occhi.
[…]
Se questo mito contiene un racconto del progressivo aumento
dell’intelligenza, dove porta? Cosa accade quando un carnivoro raggiunge 10/10?
Vi è un bel po’ di folclore sui coyote dell'America Occidentale. Un mito riporta che in tempi antichi gli allevatori di pecore
cercavano di liberarsi di lupi e coyote lasciando all’aperto carcasse
avvelenate di animali. Pare che in questo modo i lupi morissero numerosi,
mentre i coyote presero a fiutare le trappole e a evitarle. Un altro racconto
riferisce che con le loro trappole metalliche i cacciatori finivano per
catturare topi muschiati, visoni, volpi e molfette, ma raramente coyote. Questi
ultimi sviluppano un loro particolare rapporto con le trappole. Come è stato
scritto da un naturalista, “è difficile sfuggire alla conclusione […] che i coyote abbiano un innato senso dell'umorismo. Come altrimenti spiegare, per
esempio, la ben nota attitudine di coyote esperti nello scovare trappole, a rivoltarle e a urinarvi e a defecarvi sopra? (Leydet)”
[…]
Quando un coyote defeca su una trappola egli non è né
predatore né preda, bensì qualcosa di diverso. Un frammento di un mito locale
dei tlingit dell’Alaska ci aiuta a meglio decifrare questo qualcosa:
[Corvo] giunse in un posto dove molte persone erano
accampate per pescare […]. Entrò in una casa e chiese cosa usassero come esca. “Grasso”
gli fu risposto. “Lasciatemi vedere se ne avete messo abbastanza” disse lui e
si fermò a osservare come applicavano e maneggiavano le loro trappole. La volta
successiva che uscirono per pescare, Corvo li seguì e non visto si lasciò
scivolare sott’acqua per afferrare l’esca. Sentendo abboccare qualcosa, i
pescatori tirarono velocemente su le canne, ma nulla era attaccato ai loro ami.
[…]
Un motivo analogo lo troviamo in Africa con il trickster
zulu conosciuto come Thlokunyana. Questi è rappresentato come un ometto, “grande
come una donnola”, e infatti uno degli altri suoi appellativi fa riferimento a
una donnola rossa con una coda appuntita nera. Un cantastorie zulu descrive
questo animale come
più intelligente di tutti gli altri, poiché grande è la sua astuzia. Se viene sistemata una trappola per un gatto selvatico, [la donnola] vi si precipita immediatamente, prendendo il topo messo come esca per il gatto; lo tira fuori e, quando il gatto arriva, lo ha nel frattempo già divorato.
[…]
Coyote nei fatti e nel folclore, Corvo e Thlokunyana nella
mitologia: in ciascuno di questi casi il trickster si avvede della trappola e
catturarlo diventa estremamente difficile. Il coyote che evita la carcassa
cosparsa di stricnina è forse il caso più semplice; non resta avvelenato, ma
neppure si procura da mangiare. Corvo e Thlokunyana sono a questo proposito più
astuti. Sono trickster che rubano l'esca, trickster che separano il cibo dalla trappola e lo mangiano. Tutti questi racconti presentano un rapporto
predatore-preda – pescatore e pesce, ad esempio -, ma il ladro di esche non entra
direttamente nella contrapposizione. come una parassita o un epizoo, si riempie la pancia senza prendere parte alla competizione tra cacciatore e preda. Da tale
posizione, egli diventa una sorta di critico delle consuete regole della caccia
e come tale le sovverte, cosicché le trappole in cui si imbatte perdono la loro
efficacia.
[…]
L’intelligenza del trickster scaturisce dall’appetito
attraverso due vie; egli cerca simultaneamente di saziare il proprio appetito e di deludere l'appetito altrui. […] Qui il trickster si nutre dello scontro tra
predatore e preda; piuttosto che entrare in competizione su tale terreno, però,
se ne serve per agire per proprio conto. Oltre all’astuzia, un'altra forza del trickster è forse il desiderio di sottrarsi alla competizione per il cibo, o
almeno di vedere quanto può tenersene a distanza pur continuando a riempirsi lo
stomaco (giacché se cessasse del tutto di mangiare non sarebbe più trickster).
(Lewis Hyde, Il briccone [= Trickster] fa il mondo.
Malizia, mito e arte, Torino, Bollati Boringhieri, 2001)
(nell’immagine, raffigurazione di Huehuecoyotl, da Antonio d’Alonzo, Il Trickster, http://www.esonet.it/News-file-article-sid-585.html
)
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