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Nel 1799 scoppiò la prima delle insurrezioni Valdostane borghesi "La Rivolte delle Socques". Pochi uomini armati rudimentalmente assalirono il Forte e il comandante dovette lasciare la postazione con tutta la guarnigione. Ma l'episodio militare più noto di cui il forte fu teatro è l'assedio del 1800. All'alba del 14 maggio di quell'anno i 40.000 uomini dell'Armèe de Rèserve di Napoleone varcarono le Alpi attraverso il Gran San Bernardo per sorprendere l'esercito austro-piemontese che occupava la pianura padana. Assediato il forte, difeso dalle truppe di Vittorio Amedeo II di Savoia, dopo alterne vicende, Napoleone fece radere al suolo il "vilain castel de Bard". Fu Carlo Felice, nel 1827, a promuovere il rifacimento del forte, affidando il progetto all'ingegnere militare Francesco Antonio Olivero, ufficiale del Corpo Reale del Genio. I lavori si protrassero dal 1830 al '38. La nuova piazzaforte era costituita da tre corpi di fabbrica disposti su diversi livelli: l'Opera Ferdinando in basso, l'Opera Vittorio nella zona mediana e l'Opera Carlo Alberto in alto. Questo sistema a strutture autonome, munite di casematte per l'artiglieria, era in grado di garantire la reciproca difesa in caso di un attacco nemico. Nel complesso la fortezza era dotata di 283 locali e poteva ospitare fino a 416 uomini (il doppio con sistemazione paglia a terra); i magazzini potevano contenere munizioni e provviste sufficienti per tre mesi e l'armamento contava una cinquantina di bocche da fuoco. Alla fine dell'800 il forte si avvia al declino: utilizzato dapprima come bagno penale, fu in seguito destinato a deposito di munizioni. Dismesso nel 1975 dal demanio militare, il forte è stato acquisito al patrimonio regionale nel 1990.
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