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venerdì 19 ottobre 2012

Tratto a vedere la sua propria #carnale sostanza e forma, Beppe #Fenoglio, Il #partigiano Johnny #maschile #wilderness #corpo #guerra #citazione


Guadava: l’acqua era fredda e gli massaggiava energicamente le caviglie, beneficamente. Ma come approdò e si accingeva malvolentieri a rincalzarsi notò ai margini della corrente principale una conchetta d’acqua, naturalmente azzeccata e felice. Johnny non ci resisté, si liberò del vestito e delle armi, e si immerse verticalmente, monoliticamente in quell’immobile vortice, fino alle spalle, con un lungo e filato fremito, più perfetto, di una discarica sessuale. Infatti, come si sollevò e vi si reinfilò, con la medesima misura e puntualità di prima, l’acqua fu stavolta completamente scevra di voluttà. Si portò all’asciutto – c’era fitta, dura vegetazione nella sottilissima striscia tra la sponda e l’incombente rocca – si asciugò le mani per non danneggiare la sigaretta che ora si accendeva. Poi tutto fu perfetto, tranne  la sigaretta; proprio non poteva soffrire quel tabacco inglese, così aderente e pastante. Un camion partigiano passò in un inferno di rumore e di polvere; come non deviò a Castino ma proseguì per Bosia, Johnny pensò che avesse a che fare con Frankie e i guastatori.

Nella perfezione dell’ozio, prese a trimmersi col fuoco della sigaretta quei peli sulle braccia che erano cresciuti fuori standard, ma presto il bianco glow della sua pelle l’affondò in più piena meditazione. Mai in quel momento era stato tratto, forzato a pensare, vedere la sua propria realtà fisica, la sua carnale sostanza e forma. Era persino miracoloso il constatare, realizzare appieno, per la prima volta, le facoltà gli usi e le forme specifiche e irripetibili di ogni parte. Le mani, per esempio, avevano sofferto del partigianato: non il dorso, sempre asciutto e fine, col ricamo distinto e potente delle vene elated; ma sulle palme aveva pesato, fino all’incisione, la guerra. – Dr Jekill  e Mr. Hyde, - poté pensare Johnny, confrontando dorso e palmo.

Su tutta la sua pelle la patina inlavata a lungo era ricca, serica e assolutamente inodora, o al più arricchiva stupendamente il suo odore d’uomo. Sentiva di poter dire di poter annusare in quel momento con narici di donna. Il pensiero della guerra piombò come un’ala grigia, non nera, sulla dorata bianchezza della sua pelle, serica e assolutamente glabra, senza vello a distrarre, a intercettare la mano. Era enormemente, forse sacrilegamente, eccitante pronosticare, fantasticare il bersaglio e il varco aperto in quella intatta integrità. Scrollò le spalle, sazio d’immobilità, di fantasia e di rinfresco, e si rivestì in fretta.

Guadagnò la breccia, s’inerpicò per il suo coloso sentiero e fu sulle falde della gigantesca, mammutica collina di Mango. Ondosamente incombevano su lui i boschi neri, come carboniosi, e gli aperti, sfuggenti prati, su alcuni dei quali stavano greggi al pascolo, apparentigli così alti ed immoti come una torma di massi erratici arrestati da una mano miracolosa a mezzo dei vertiginosi pendii.

(Beppe Fenoglio, “Il partigiano Johnny”, Torino, Einaudi, 2001, pp. 234-36)


(Nell’immagine, Joe Manganiello in “True Blood”, tratta da:









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