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sabato 26 agosto 2023

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi



Buongiorno, oggi è il 26 agosto.
Il 26 agosto 1906 nasce Albert Sabin.
Per una generazione intera di bambini, tra il 1960 e il 1965 fu un eroe, perché trasformò le dolorose iniezioni della vaccinazione antipolio in candidi zuccherini, conditi da goccioline rosse di farmaco. Prima del vaccino di Albert Bruce Sabin ventidue bambini su centomila contraevano la deformante poliomielite solo negli Stati Uniti. Oggi ci sono sei casi in totale. Almeno sei milioni di persone, l' intera popolazione di New York, si sono salvate dalla morte, dalla paralisi, dalle grucce della polio che ha storpiato il presidente Roosevelt e costretto per anni nel suo polmone d' acciaio Rosanna Benzi. Gli adulti che furono bambini negli anni Sessanta sapevano oscuramente di dovere la salute al dottor Sabin, ma in verità gli erano più grati per quella che appariva la straordinaria conquista di un Genio del Bene, sostituire l' ago, non ancora Pic indolor, della siringa con un soave cubetto di zucchero. Si stava in fila attendendo il proprio turno con ansia, non terrore, l' infermiere sembrava un omone simpatico, non l' orco di prima.
Il dottor Sabin era nato a Bialystok, provincia polacca dell' Impero degli Zar russi, il 26 agosto del 1906. Suo padre porta la famiglia a fare la quarantena degli emigranti a Ellis Island, in America, e poi si stabilisce a Paterson, nel New Jersey. Un ricco parente dentista fa al giovanotto Albert Sabin una proposta che sembra magnifica: "Ti pago gli studi se fai il cavadenti come me". I genitori non stanno nella pelle dalla gioia, l' ex suddito dei Romanov entra nelle aule affollate di talento della New York University. Ma di denti del giudizio, piorrea alveolare e ascessi Albert Bruce Sabin non ne vuole sapere. L' unico corso che l' appassiona e' la microbiologia: virus, batteri, microrganismi che allora ancora cadono nell' unico girone dei Microbi. Vuole fare ricerca nel campo delle malattie infettive. Lo zio, sdegnato, taglia i fondi, ma il professor William Park ha lo sguardo acuto e vede in quel ragazzino con il camice lavato dalla mamma un grande della scienza. Gli trova una borsa di studio, Sabin potrà essere Sabin. Nel 1931, suo anno di laurea, New York e' colpita da un' epidemia di poliomielite. Harlem e Brooklyn, il West Side e Staten Island vedono le corsie zeppe di bambini ammalati. Park chiama il suo pupillo: "Occupati di polio, ragazzo". Prima Sabin scopre che i test per provare l'immunità alla malattia sono spazzatura, poi comincia a sperimentare un vaccino: ingollandolo da solo e somministrandolo ai familiari. Nel 1955 il dottor Jonas Salk annuncia un suo vaccino, ottenuto uccidendo i virus della polio con formaldeide e somministrandoli ai bambini. La malattia conosce il primo scacco, ma è solo nel ' 59 60, dopo esperimenti su dieci milioni di ragazzini del Terzo Mondo, cavie non volontarie, che le case farmaceutiche lanciano il vaccino Sabin. Si tratta di virus "indeboliti" in laboratorio dal ricercatore, che immunizzano, per sempre e senza bisogno di ulteriori richiami, al contrario del vaccino Salk. Il destino parallelo dei due dottori, che insieme hanno regalato la salute a milioni di noi, e' una specie di duello trentennale. Salk scivolera' all' esterno della ricerca, rincorrendo amareggiato il vaccino anti Aids, Sabin sara' accolto all' Accademia Nazionale delle Scienze. L' ufficio di Sabin era decorato con le foto del dottore a braccetto con il presidente Nixon, a colloquio con il presidente Johnson, ricevuto dalla premier Golda Meir. I salkiani accusano il vaccino Sabin (senza grandi riscontri) di avere procurato malattie a parecchi bambini vaccinati. Sabin non faceva il modesto: "Esiste solo un vaccino contro la poliomielite: quello che ho preparato io. Lo dice la citazione della mia Medaglia Nazionale per la Scienza, ricevuta nel 1970: io ho creato il vaccino che ha eliminato la poliomielite come minaccia principale per la salute umana. Il resto è confusione di voi giornalisti". Conoscere un artista qualche volta lo sminuisce di fronte alla sua opera. Anche gli scienziati sono afflitti da gelosie, vanità , piccinerie. Ma nella vita di Sabin tutto era drammatico, risultati di laboratorio e fatti privati. Tre mogli, la prima che si uccide dopo trent' anni di matrimonio e due figlie, trangugiando barbiturici nel 1966. La seconda "di cui non voglio nemmeno parlare", la terza "deliziosa come una ragazza", Heloisa Sabin, conosciuta in Brasile durante studi contro gli orecchioni: "Tragedie, tragedie", ripeteva Sabin raccontando della sua esistenza "ma esta vida, così è la vita, non c'è niente da fare". La comunità degli scienziati può ammirare di più il genio della coppia Watson e Crick, gli esploratori della genetica che ci hanno rivelato la doppia spirale del Dna. La gente comune si appassiona ai Fleming con la penicillina, ai Salk e Sabin della poliomielite (e ci perdoni il dottor Sabin della citazione con il Dioscuro nemico), con chi ci guarirà dal cancro, dall' Aids o, miracolo dei miracoli, dal comune raffreddore. Dello scienziato come lo si vede alla televisione Sabin aveva tutto, l' arroganza, la sicurezza di sé , la convinzione che la scienza non fosse quel mostro diventata poi con Seveso, Bhopal e Chernobil, ma la migliore amica dell' uomo. Che uno scienziato potesse non essere, d' istinto, contro ogni ingiustizia, gli sembrava un errore grossolano, come quelli commessi dai colleghi che lo facevano saltare sulla seggiola dei congressi, durante i seminari: "Ma questi dati sono sbagliati, come fai a non vedere che sono sbagliati, dico io". L' accusato esaminava i risultati e doveva ammettere, arrossendo, che Albert Sabin aveva ragione. Con la stessa foga aveva criticato la politica di Ronald Reagan in Centramerica: "Spedire dei mercenari a combattere in un Paese vicino, andiamo, lo faceva il Cremlino nel 1956 in Ungheria. Non per nulla abbiamo lasciato l' impero zarista... Se amo gli Stati Uniti è perché non devono fare le porcherie degli altri Stati, punto e basta". Poi la malattia. Un intervento a cuore aperto con bypass nel 1972, una rara e dolorosissima sindrome di calcificazione dei legamenti nel collo, che l' aveva tormentato. "I sintomi erano identici alla polio: paralisi, senso di soffocamento, oppressione. Guardavo l'orologio per ore, morirò , morirò soffocato dal muco. I medici dicevano non ti faremo morire qui. Invece andai in coma, dovettero rimettermi in moto quel cuore sfessato, aggiustato dall' idraulico. Avevo avuto ragione io, che diamine".
Albert Bruce Sabin morì all' ospedale della Georgetown University di Washington il 3 marzo 1993, all'età di 86 anni.
Sabin non brevettò la sua invenzione, rinunciando allo sfruttamento commerciale da parte delle industrie farmaceutiche, cosicché il suo prezzo contenuto ne garantisse una più vasta diffusione della cura:
« Tanti insistevano che brevettassi il vaccino, ma non ho voluto. È il mio regalo a tutti i bambini del mondo »
Dalla realizzazione del suo diffusissimo vaccino anti-polio il filantropo Sabin non guadagnò quindi un solo dollaro, continuando a vivere con il suo stipendio di professore universitario.

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