Buongiorno, oggi è il 15 agosto.
Il 15 agosto 1328 la famiglia Gonzaga prende possesso della città di Mantova.
Quanto più una famiglia è rinomata ed illustre, tanto diverse sono le opinioni degli storici su di essa. Non fa eccezione quella dei Gonzaga in quanto alcuni affermano che fossero giunti dalla Germania all'era di Carlo Magno, altri che discendessero dalla stirpe Gongiga, nobili Longobardi. Molto più realistica sembra invece la provenienza quali soldati, da membri cadetti della famiglia Corradi, a guardia dell'antichissimo borgo Gonzaga e del grande Monastero di Canossa, anche se il Sansovino, nel suo trattato dell'Origine delle Famiglie Illustri d'Italia, sostiene che questa famiglia provenisse dalla Toscana, fosse poi passata in Lombardia e avesse acquistato le città di Modena e di Reggio, assumendo il titolo comitale.
L'ascesa dei Gonzaga inizia con la presa del potere a Mantova di LUIGI GONZAGA il 15 agosto 1328, che viene eletto Capitano del popolo. In effetti si trattò di una congiura ai danni dell'amico e padrone Rinaldo Bonacolsi, detto il Passerino, che era stato eletto Vicario Imperiale di Mantova da Enrico VII.
La famiglia Bonacolsi, con Rinaldo, una volta eliminati i propri nemici, pensò di essere intoccabile. Male gliene incolse, perché i Gonzaga incominciavano ormai a prosperare all'ombra della famiglia dominante. Alla morte del Passerino che maltrattava le sue genti, e procurata dallo stesso Luigi, il Gonzaga fu proclamato a furor di popolo, Salvatore e Signore di Mantova.
In verità sembra che i Gonzaga già nel XIII secolo incominciassero a farsi notare come giudici, oculati amministratori ed ambasciatori. Pertanto godranno della benevolenza e dell'amicizia dei Bonacolsi, quali amici "fidati" al punto che Luigi poté entrare in Mantova cogliendo di sorpresa il Bonacolsi con l'aiuto di truppe scaligere e di Guglielmo da Castelbarco. Di questa esperienza i Gonzaga fecero tesoro non abbassando mai la guardia ed anzi cercando di ampliare la base familiare con legami di parentela e di clientela.
Tra il 1339 ed il 1358 i Gonzaga aumentano notevolmente il patrimonio fondiario (terreni, case, mulini) e la loro ricchezza sarà all'inizio del XVI secolo pari ad un decimo del territorio mantovano. Si arricchiscono pure durante le guerre tra Venezia e Milano, sia da un punto di vista fondiario che monetario e la stessa città di Mantova, con il benessere si allarga con l'avvento di nuove famiglie e splendide costruzioni edilizie. Ottimi i rapporti con la vicina Venezia, che in perpetua guerra col Turco, comperava il grano della pianura e con il ricavato, i Gonzaga reinvestivano ad interesse nella stessa Venezia.
Mentre Luigi fu un eletto dal popolo, già alla seconda generazione, si passò dalla signoria al marchesato sotto Gianfrancesco (1444), al ducato con Federico II (1530) con possibilità di avvicinarsi vieppiù alla maestà dell'Imperatore. Per avere sempre più rappresentatività vengono chiamati a Corte nomi di illustri statisti ed artisti, perché ormai il Signore di Mantova è accettato alla Corte delle famiglie più illustri e a quella dei re.
Fra la fine del quattrocento e quella del cinquecento (con Isabella d'Este e Vincenzo Gonzaga) la dinastia e la stessa società urbana vivono il loro periodo migliore. Fioriscono le arti della lana e della seta; aumentano le fortune pecuniarie della Corte; l'acquisizione del Monferrato rivela essere un affare veramente proficuo per le casse dello stato (nozze fra Federico e Margherita Paleologa); la stessa presenza di Francia e Spagna sul territorio italiano permettono nuove occasioni di crescita di nobiltà e di ricchezza. In questo periodo sono chiamati a Corte il Pisanello, il Domenichino, Dosso Dossi, Rubens e Andrea Mantegna.
Al culmine della loro potenza, anche per l'efficace politica parentale, il dominio dei Gonzaga si estendeva oltre a Mantova e Casale, a Guastalla (1557-1746), a Novellara e Bagnolo (1644-1678), a Sabbioneta (1550-1637), a Pomponesco (1580-1609), a Bozzolo (1593-1670), a Castiglione delle Stiviere (1562-1723), a Solferino (1638-1680), a San Martino (1614-1670).
Ma tanta magnificenza è scaricata soprattutto sulla tassazione delle popolazioni rurali con lo sfruttamento dei contadini. Vi è perciò grande malessere nelle campagne con l'incremento dei privilegi dei nobili e degli ecclesiastici. Vi furono perciò tutta una serie di ribellioni, duramente represse dalle milizie, che durarono fino alla fine dell'egemonia gonzaghesca.
In verità il terzo duca, Guglielmo (1550-1587), educato alla carriera ecclesiastica, e giunto al governo casualmente, in seguito alla morte del fratello Francesco, riduce fortemente le spese e gli sprechi della Corte, privilegiando la sola musica. Aumenta il corpo diplomatico, potendo diminuire in tal modo le spese militari e di conseguenza aumenta le entrate fiscali senza imporre nuovi balzelli e tributi. Egli sarà l'ultimo della casata gonzaghesca ad essere ancora ben presente in uno scenario politico, dominato ormai dalle grandi potenze straniere.
Col XVII secolo, il ruolo di Stato diviene sempre più marginale, pur imponendo costi crescenti, riflettentisi soprattutto sulla popolazione rurale. Con Vincenzo I (1562-1612) vi sono segni importanti di declino (ritorno ad una corte fastosa, elevate spese di rappresentanza del Duca, fine di una neutralità con costosissime imprese militari contro i turchi, costruzione della cittadella di Casale Monferrato). Tutto ciò costringe il Gonzaga ad aumentare l'imposizione ai sudditi, ad indebitarsi egli stesso e a cedere molte delle sue terre, creando feudi a favore di famiglie mantovane e non, che si erano arricchite con le magistrature ed i commerci. Così le rendite della famiglia decrescono sensibilmente, al punto che un ignoto cortigiano consiglierà Ferdinando, successo a Vincenzo, di restringersi economicamente in modo da parificare entrate ed interessi e che Daniele Nys si offre di acquistare una parte della sua notevole collezione di quadri, venduta poi ad un prezzo irrisorio a Carlo I d'Inghilterra.
La situazione familiare si aggraverà ancora alla morte dell'ultimo duca Vincenzo II (1594-1627), malgrado nuovi tentativi economico-matrimoniali con i Savoia sul contenzioso apertosi per il Monferrato, ed alla devoluzione dello Stato a Carlo I Gonzaga-Nevers, nipote di Ludovico, terzogenito di Margherita Paleologa, che nel 1549 era stato inviato, su insistenza della madre, al servizio del Delfino di Francia e che divenne così VIII duca di Mantova e VI del Monferrato.
L'avvento del ramo collaterale della famiglia sarà il più brutto periodo della storia mantovana. Vi sarà infatti la guerra per la successione di Mantova e del Monferrato, con il sacco della città da parte dei lanzichenecchi (1629-1630). Mantova era considerata quasi imprendibile perché posta in mezzo alle paludi, poi in parte bonificate, ma rese di nuovo attive con la discesa dei lanzichenecchi, che fecero tagli agli argini per prendere la città. Questi fatti ridurranno il mantovano in estrema miseria: la città devastata, i villaggi saccheggiati, i campi incolti. Seguì inoltre una rilevante immigrazione di avventurieri e di nuovi contadini che, a causa dello scadimento dell'autorità statale e della dissennata prodigalità degli ultimi Gonzaga, portarono alla cacciata di Ferdinando Carlo con l'arrivo delle truppe e degli amministratori absburgici, che relegarono la città ai confini dell'impero.
Dal 1707 al 1797, Mantova visse di nuove iniziative sia pubbliche che private, fino all'avvento delle truppe napoleoniche, che la sommersero di tasse e trafugarono in Francia magnifici reperti. Alla morte di Napoleone, ritornò la dominazione austriaca che fece di Mantova una città del Quadrilatero e la relegò a città di confine. Nel 1866 divenne finalmente parte dello Stato Italiano.
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