Il 18 luglio 1925 Hitler pubblica la prima edizione del suo "Mein Kamft".
Il libro del folle dittatore nazista raccoglie, accanto alla sua autobiografia, il pensiero e il programma politico del Nationalsozialistische Deutsche Arbeiterpartei, il Partito Nazista. Il Mein Kampf fu definito il catechismo della Gioventù hitleriana che, fondata nel 1926, raccoglieva bambini a partire dai dieci anni per istruirli e addestrarli militarmente al servizio nelle forze armate tedesche.
Il primo volume del libro, intitolato Eine Abrechnung (“Una resa dei conti”) fu pubblicato il 18 luglio 1925; il secondo, Die nationalsozialistische Bewegung (“Il movimento nazional-socialista”), nel 1926. Il titolo originale scelto da Hitler era “Quattro anni e mezzo di lotta contro menzogna, stupidità e codardia”. Durante i dodici anni del regime si stima ne siano state vendute oltre dieci milioni di copie. Al termine della guerra, milioni di esemplari del Mein Kampf furono distrutti insieme ai molti altri simboli del nazismo. In Germania la stampa del libro è rimasta proibita fino al 2016.
Hitler, in una prosa che passa dal pedante alla chiarezza cristallina, parla della fine della prima guerra mondiale, della sconfitta della Germania e del trattato di Versailes.
La lettura è difficoltosa perché noiosa, lenta ed egli continua ad insistere su come sia stato vessato il popolo tedesco e su come debba vendicarsi dei torti subiti.
Sorprende per il marketing. Nei primi anni del ’900, Hitler afferma che è inutile scrivere sui quotidiani di partito perché i loro membri sono già convinti e quindi insiste perché si usino i volantini, la radio ed il cinema per ampliare la base di elettori, con immagini e concetti semplici ed efficaci.
Sul Razzismo, Hitler è sorprendentemente ignorante. Lui è innanzitutto anticomunista, e definisce i bolscevichi il male assoluto. Quindi compie una associazione mentale ardita: Marx ha inventato il Comunismo, Marx era ebreo, quindi io odio gli Ebrei perché sono responsabili del Comunismo e con il Comunismo cercano di conquistare il mondo.
La delirante idea della lobby mondiale ebraica che vuole dominare il mondo, a cui qualcuno ancora crede, nasce da questo assurdo collegamento logico di Hitler nel Mein Kampf.
Nel trattato l'autore disprezza neri, zingari e sostanzialmente chiunque non tanto per la razza ma perché vengono a togliere lavoro ai tedeschi, vengono a cambiare le tradizioni e quindi se ne dovrebbero restare a casa loro.
La Soluzione Finale, di cui non c’è traccia nel libro, è la conseguenza pratica di questa idea nella quale un’orda di esseri umani parassiti si avventa sul popolo tedesco.
Hitler poi parla di politica, e la sua visione è molto semplice. I politici sono tutti uguali e tutti rubano, quindi bisogna sterminarli ed avere una guida forte per fare ripulisti della corruzione.
Il libro è corto ma pesante da leggere. A volte il Fuhrer è involontariamente comico; quello che emerge è una persona con tanta voglia di vendetta verso chi ritiene abbia oppresso la sua nazione (Francia ed Inghilterra) e verso chi ritiene rubi le risorse (politici e non, tedeschi). Hitler aveva una straordinaria intelligenza, dal libro è evidente, ed è evidente che se gli statisti dell’epoca si fossero letti la sua opera avrebbero capito che, con tutto l'odio che provava la guerra era inevitabile.
Hitler è stato un pericolo per il mondo non per la sua pazzia, ma perché era un fanatico, paragonabile ai fondamentalisti islamici che fanno gli attentati suicidi; non era possibile negoziare con lui, la guerra era inevitabile come i forni e tutte le atrocità, la cosa che colpisce del libro è che Hitler si sente nel giusto, e probabilmente per questo motivo è morto con la coscienza a posto.
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