Buongiorno, oggi è il 15 luglio.
Il 15 luglio 1799, nei pressi della città di Rosetta (l'attuale Rashid), il capitano francese Pierre-François Bouchard, dell'esercito di Napoleone, rinveniva una lastra in basalto parzialmente rovinata con delle incisioni antiche.
Se oggi siamo in grado di leggere i geroglifici è grazie a questa stele nera.
Al seguito dell’imperatore viaggiavano scienziati con l’incarico di scoprire e studiare i resti delle antiche civiltà egiziane. Fra gli oggetti raccolti durante la spedizione napoleonica c’era questo blocco di basalto su cui era incisa una dedica al faraone Tolomeo V Epifore in tre differenti caratteri: geroglifica, la prima scrittura usata in Egitto, demotica e in lingua greca, parlata dalla dinastia regnante, e che ebbe grande importanza per interpretare la scrittura egiziana.
Poiché la pietra fu ritrovata presso la città di Rosetta, sul Nilo, venne chiamata Stele di Rosetta.
Le due grandi personalità che si impegnarono nel lavoro di decifrazione della stela furono il fisico inglese Thomas Young e il linguista francese Jean-Francois Champollion.
Nel 1819 Young era più avanti rispetto al suo rivale francese, aveva infatti già decifrato il testo demolitico, identificando i simboli per Cleopatra e Tolomeo.
Qualche anno dopo, nel 1822, tramite accurati confronti con altri testi, Champollion (vero genio linguistico che cominciò lo studio delle lingue orientali ad undici anni, conoscendo già quelle europee diventando professore a diciannove), fu in grado di decifrare i geroglifici basandosi su un’altra lingua utilizzata nel tardo egizio, il copto, e capì di essere di fronte a più tipi di geroglifici con diverse funzioni: scoprì la base del sistema di scrittura geroglifica.
Nella sua riuscita fu determinante una scoperta successiva avvenuta nel 1815, quando furono rinvenuti nell’isola di Philae due piccoli obelischi: una seconda stele con un doppio testo geroglifico e greco, e una con il nome di un altro faraone, Tolomeo (Evergete II), con la consorte Cleopatra III . Lo scienziato, leggendo il testo greco, aveva notato che per otto volte ricorreva un anello ovale chiamato cartiglio, contenente numerosi geroglifici insieme a due segni che non vengono letti: uno determinativo che indica la categoria maschile o femminile cui il nome appartiene e un altro indicante la desinenza dello stesso. Champollion mise in ordine le lettere del nome di Tolomeo, osservando la posizione degli ideogrammi, sotto i corrispondenti segni del cartiglio e potè comprendere ad ogni segno quale lettera del nostro alfabeto corrispondessero. Lo stesso fece per Cleopatra, l’altro nome raffigurato.
Percepì dunque che per ciascun geroglifico non corrispondeva necessariamente una parola. Dedusse che essi non erano ne pittogrammi ne ideogrammi, in quanto non rappresentavano esclusivamente oggetti o concetti, ma all’interno di un identico testo potevano avere sia valore simbolico sia fonetico. In seguito Champollion trascrisse un alfabeto che pubblicò nel suo libro "Le Lettre à M. Dacier" ponendo così le basi per la nascita della scienza dell’egittologia moderna.
La Stele di Rosetta, di cui una copia fedele si trova murata nella grande sala del pianterreno del Museo Egizio del Cairo, è tuttora in possesso del British Museum di Londra, a dispetto delle reiterate richieste di restituzione da parte delle autorità egiziane di competenza.
Gli argomenti contro la sua restituzione sono gli stessi di quelli a cui gli Inglesi si affidano per i Marmi di Elgin. “Può dare il suo massimo” nella sua attuale sede, dove è vista in un contesto storico di dimensioni molto ampio. Essendo la punta di diamante della collezione egiziana del British Museum, se fosse riportata al Museo del Cairo, che ha meno della metà del numero dei visitatori del British Museum, sarebbe vista da meno persone.
I geroglifici consistono di tre tipi di caratteri: caratteri fonetici, inclusi quelli di un unico fonema, come un alfabeto, ma anche molti caratteri rappresentanti una o più sillabe; ideogrammi, rappresentanti una parola; determinativi, i quali indicano la categoria semantica della pronuncia di una parola senza specificarne il significato preciso.
La scrittura geroglifica consta di 24 caratteri principali (simboli per un singolo fonema), ai quali si aggiungono molti più segni biconsonantici (simboli per due fonemi combinati). Vi sono anche segni triconsonantici (tre fonemi), anche se sono meno comuni degli altri. In totale la scrittura geroglifica consta di più di 6900 caratteri, compresi raggruppamenti e varianti.
L'orientamento dei segni geroglifici può essere in linea od in colonna. I geroglifici scritti in orizzontale possono essere letti in maniera destrorsa o sinistrorsa secondo l’orientamento delle figure descritte (se sono rivolte a destra la lettura è da destra verso sinistra). Nel caso fossero disposti verticalmente vanno letti dall’alto verso il basso. Anche nel caso di più simboli presenti in una stessa riga e disposti "uno sopra l'altro", vanno letti dall'alto verso il basso
Siccome il sistema di scrittura egizio non trascriveva le vocali, la maggior parte di esse è oggi ignota e la lettura è aiutata dall’aggiunta di una e interconsonantica puramente convenzionale. Per esempio: nfr -> nefer = bello, buono.
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