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sabato 8 febbraio 2014

Fernando Bruno: il pastore

Vincent Van Gogh -  Campo di grano con allodola  - 1887
mentelocale.it
 Ricordo di aver sbandato con il carrettino e ruzzolato dentro un fosso. Il colpo alla schiena fu terribile e immediatamente chiusi gli occhi per scacciare il dolore. Li riaprii in tempo per vedere il carrettino cadermi in faccia ed allora il buio assoluto. Quando ripresi i sensi udii queste parole: “Ascolta piccolo bastardo, quando senti il suono della campana corri, corri senza voltarti indietro …” Il pastore così mi disse dopo aver levato minaccioso il suo nodoso bastone. Ero terrorizzato, non riuscivo a muovermi. Lui, vestito di una grossa pelle di pecora aperta che si apriva ad ogni folata di vento, continuò a gridare minacciando e brandendo il grosso bastone. Le sue urla, le sue parole divennero incomprensibili coperte dalla voce poderosa del vento sempre più impetuoso che lo spingeva indietro. Mi girai a quel punto e cominciai a correre. Il campo era pieno di spighe di grano verdi, alte spighe piegate dal vento ma comunque più alte di me. Le sentivo frustarmi la faccia, le braccia, le gambe nude. Correvo aspettando il suono della campana. Volevo trovarmi il più lontano possibile dal minaccioso pastore. Mi mancava il fiato e le mie gambe stanche ed appesantite sbandavano, i miei piedi si torcevano ad ogni zolla calpestata. La campana suonò una, due, tre volte. Brividi percorsero il mio corpo stanco e sudato. Divenne di colpo buio, le spighe erano rami e radici di alberi che mi impedivano di correre. Esausto mi lasciai cadere e come sconfitto aspettai rassegnato il peggio. Non sapevo cosa fare, ero disteso e legato. Pensai “ se striscio non mi vede… con questo buio non mi vede”. Così iniziai a strisciare tenendo la testa bassa e respirando la polvere della terra. Tenevo la bocca aperta per prendere fiato senza far rumore e il vento mi fece assaggiare la terra. Aveva un buon sapore, sapeva di formaggio stagionato. Mi sentii, a quel punto, più sereno e decisi di assaggiare ancora la terra. Ne presi un pizzico con le dita e la portai alla bocca. Mi disgustò, era terra e sapeva di terra. Perché, mi domandai? Perché prima aveva un buon sapore invece adesso no? Mi alzai e vidi il pastore davanti a me. Impietrito rimasi a guardarlo temendo mi picchiasse. Il pastore, allora, parlò e disse: “ se ti piace mangiare terra allora sei terra pure tu”. Quindi sollevò il piede destro coperto dal grosso anfibio e con un colpo violento mi scaraventò nuovamente giù. Non feci in tempo a muovermi che mi colpì con un secondo calcio dritto sulla nuca e la mia faccia affondò nella terra umida e molle. Mi svegliai urlando con il palato asciutto e il sapore della terra in bocca.

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