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Nel chiudere questa visione d'insieme della
bellezza sorge naturale l'idea di
paragonarla col sublime, e in questo paragone appare notevole il
contrasto. Gli
oggetti sublimi sono infatti vasti nelle loro dimensioni, e quelli belli
al
confronto sono piccoli; se la bellezza deve essere liscia e levigata, la
grandiosità è ruvida e trascurata; la bellezza deve evitare la linea
retta, ma
deviare da essa insensibilmente; la grandiosità in molti casi ama la
linea retta,
e quando se ne allontana compie spesso una forte deviazione; la bellezza
non
deve essere oscura, la grandiosità deve essere tetra e tenebrosa; la
bellezza
deve essere leggera e delicata, la grandiosità solida e perfino
massiccia. Il bello e il sublime sono davvero idee di natura diversa,
essendo l'uno fondato sul dolore e l'altro sul piacere, e per quanto
possano scostarsi in seguito dalla diretta natura delle loro cause, pure
queste
cause sono sempre distinte fra loro, distinzioni che non deve mai
dimenticare
chi si proponga di suscitare passioni.
(E. Burke, Inchiesta sul Bello e il Sublime, )
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