Cerca nel web

mercoledì 18 dicembre 2019

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 18 dicembre.
Il 18 dicembre 2010 L'Inter Football Club diventa la squadra Campione del Mondo per Club per la terza volta.
Per tutto il mondo interista il Triplete è così forte emotivamente che quello che viene successivamente quasi perde ogni sapore. Nella notte di Madrid non solo si festeggia la grande vittoria della Champions League contro il Bayern Monaco, dopo aver vinto campionato e Coppa Italia, ma ci si immalinconisce per José Mourinho, che entra nell’auto di Florentino Perez ed esce dalla storia nerazzurra. Il portoghese sapeva che quella squadra era al massimo possibile e non poteva che iniziare a declinare. Bisognava mandare via i grandi protagonisti di quel viaggio incredibile e Moratti non è mai riuscito ad essere poco riconoscente.
Andato via Mourinho si cerca un altro profilo internazionale e in quel momento il meglio sulla piazza, libero dopo l’addio al Liverpool, è Rafa Benitez, allenatore capace di vincere inaspettatamente sia due Liga con il Valencia che una Champions League a dir poco folle ad Istanbul contro il Milan, recuperando dal 3-0 del primo tempo. Per un allenatore nuovo che prende il comando delle operazioni di una squadra che si era legata a doppia mandata con Mourinho, tanto che Sneijder affermò senza perplessità che avrebbe ucciso per il suo allenatore, il compito è difficile fin dall'inizio. L’Inter con Benitez infatti perde la Supercoppa Europa vinta dall’Atletico Madrid, in campionato però regge il colpo e in Champions League passa il primo girone. Ma fin dall’inizio tutti hanno un solo obiettivo: vincere il Mondiale per Club.
Quando la squadra parte per Abu Dhabi i problemi sono già evidenti. Contro l’allenatore c’è una parte della vecchia guardia, con Materazzi che ne porta la bandiera. Gli acquisti estivi, tra cui Coutinho,  Mariga e Suazo, non possono essere dei sostituti all’altezza dei titolari della stagione precedente. Il tecnico spagnolo non riesce a far accettare le consegne a volte anche estreme, come quelle che riguardavano Eto’o largo a sinistra che Mourinho invece riusciva a far digerire a tutti suoi campioni nella stagione precedente. Il clima è teso, ma su input presidenziale tutto deve essere messo fra parentesi perché bisogna diventare campioni del Mondo.
Come accade per tutti i Mondiali per club, il torneo inizia con le partite eliminatorie. I primi a sfidarsi sono i padroni di casa dell’Al-Wahda contro i campioni dell’Oceania, l’Hekari United della Papua Nuova Guinea. Passano i ragazzi degli Emirati nel tripudio dello Stadio Mohammed Bin Zayed.
Nei quarti scendono in campo i campioni d’Africa, il TP Mazembe della Repubblica Democratica del Congo. Ad affrontarli i superfavoriti messicani del Pachuca. Fin dall’inizio però gli africani impongono un ritmo forsennato alla gara, che i messicani non tengono. Alla fine vincerà la squadra congolese per 1-0. Nel secondo quarto i campioni asiatici del Seongnam battono l’Al-Wahda 1-4.
Le semifinali si giocano il 14 e 15 dicembre. La prima vede di nuovo in campo il TP Mazembe e tutti immaginano che sia la fine della sua avventura araba. A sfidarli la squadra vincitrice della Copa Libertadores, l’Internacional di Porto Alegre. I brasiliani puntano forte sul loro numero 10, l’argentino D’Alessandro, pronto a servire l’altra mezzapunta Taison e il ragazzo d’oro, Rafael Sobis.
Con una gara tatticamente perfetta gli africani sorprendono i brasiliani e vincono 2-0 con gol di Kabangu e Kaluyitika. Per la prima volta una squadra africana arriva in finale del Mondiale per club. Nella seconda semifinale, contro i sudcoreani del Seongnam, l’Inter sblocca subito il risultato con Stankovic e poi basta amministrare e portare a casa un 3-0 con gol di Zanetti e Milito. I nerazzurri se la giocheranno contro i misteriosi africani.
È il 18 dicembre 2010, l’Inter vuole chiudere quello che è il suo anno magico con un’ultima vittoria, ma prendere le misure ai congolesi del TP Mazambe non è un gioco da ragazzi. L’allenatore N’Diaye schiera in campo il suo compatto e sempre attento 4-5-1, mentre Benitez sceglie il 4-3-3 con Pandev ed Eto’o che girano intorno alla punta centrale, Milito.
Gli africani sono da temere per le loro capacità fisiche e il ritmo, ma l’Inter è una squadra completa e nel momento in cui si pone un obiettivo va fino in fondo. In 17 minuti va già sul 2-0. Prima segna Pandev su filtrante al bacio di Eto’o e poi è lo stesso camerunense a superare ancora il portiere Kidiaba con un destro dal limite dell’area. Da quel momento in poi all’Inter serve solo amministrare e poi chiudere il match con il 3-0 di Biabany all’85’.
La vittoria contro il TP Mazembe non avrà lo stesso fascino delle Intercontinentali vinte contro l’Indipendiente negli anni ’60, ma l’essere di nuovo campioni del mondo dopo 45 anni è una gioia che tutto il mondo interista assapora in maniera speciale. Ma a gioire più di tutti in quella serata mediorientale è di sicuro Massimo Moratti. Ha chiuso il cerchio, eguagliando suo padre alla guida della squadra del loro cuore, l’Inter.

Nessun commento:

Posta un commento

Cerca nel blog

Archivio blog