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venerdì 1 novembre 2019

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il primo novembre.
Il primo novembre 1611, alla Whitehall di Londra, viene rappresentata per la prima volta La tempesta di Shakespeare.
Una delle sue ultime opere ricca di contenuti magici e alchemici che intreccia l'impianto avventuroso, fiabesco ed estremamente elaborato è la Tempesta.
Shakespeare fa uso del soprannaturale ricorrendo al mondo meraviglioso dei maghi, degli elfi e delle fate fondendone le azioni con la vicende umane per la massima espressione di una magia nuova, una magia rinascimentale opposta a quella medievale, considerata superstiziosa e stregonesca.
Una magia colta, un sistema per studiare e conoscere l'universo e l'uomo. Costituita da temi comuni del male, dell'innocenza, della colpa dell'espiazione del perdono e della giovinezza incorrotta che distrugge il male e dà origine a una nuova vita.
Prospero e la Tempesta sono tra i vertici più alti e irraggiungibili della storia del teatro e della carriera dei grandi mattatori. Quest'opera - composta nel 1611 da William Shakespeare, un Autore cui tutto il teatro contemporaneo riconosce il merito di essere la fonte perenne della propria ispirazione. Prospero - duca di Milano - spodestato dal fratello Antonio è lasciato su di una piccola barca in balia delle onde insieme alla figlioletta Miranda; approda su un isola deserta dove aveva trovato rifugio la strega Sicorace, madre dell'unico abitante della isola, il mostro Calibano. Teatro dell'azione è l'isola bagnata dall'acqua purificatrice del mare e abitata da presenze misteriose e inquietanti. L'isola è un luogo geografico di una dimensione indefinita: una proiezione della mente che entra in rapporto con le forze di un mondo superiore e di queste forze, dominandole.
"La tempesta" collocata in un ambiente di memoria, accanto al mago, alla sua dolce figlia Miranda (principio femminile-mercuriale della materia necessaria all'Opus per il previsto finale delle nozze alchemiche) all'etero Ariele, agli spiriti che il signore dell'isola fa apparire e scomparire con un gesto, a coloro che Prospero ha costretto a mettere piede sull'isola vediamo muovere le immagini talismaniche di Ermete, Iside e Osiride, Medea e Giasone, Orfeo e Euridice, Amore e Pische, Endimione e Selene, Teseo e Arianna e i sette dei-astri "ombre" delle idee superiori che dai cieli discendono ad infondere magia alla magia dello spettacolo.
L'isola di cui Prospero è il padrone incontrastato non è una comune isola, in quanto non è soggetta alle comuni leggi del destino umano, poiché Prospero controlla ogni forza con la magia e può dare alla vicenda la soluzione desiderata. Prospero non ha affinità con gli altri personaggi, rimane fuori dall'azione e la dirige con l'aiuto di Ariele. L'innocenza e la giustizia possono trionfare. Il perdono non nasce da una sconfitta ottimistica ma il male in tutto il suo orrore viene mostrato e la salvezza giunge per effetto di magia o per pura coincidenza. Il rito del perdono viene celebrato da un ministro che non ha egli stesso bisogno di venire perdonato.
Prospero può essere visto come un autoritratto di Shakespeare che da addio alle scene mentre rimane quasi il creatore degli altri personaggi della commedia: come un dio egli li dirige dall'alto rinunziando alla sua divinità solo alla fine del dramma quando spezza la bacchetta magica per ritornare fra i comuni mortali. Miranda, sua figlia, è la giovinezza e l'innocenza che è anche l'ignoranza del mondo esterno. Stephano e Trinculo rappresentano l'animalità rozza, il livello più basso dell'uomo. Hanno al loro servizio non spiriti come Ariele ma fantasmi generati dalle bevande alcoliche. Ariele è lo spirito dell'uomo saggio e rappresenta il controllo del sapiente sulla natura.
Calibano, un turpe individuo in cui si mescolano i terrifici tratti esteriori che ne lasciano intravedere la natura maligna e qualcosa di buono che gli proviene dal non essere stato ancora corrotto dalla civiltà, una figura sconcertante, composita poliedrica è il figlio selvaggio di una strega ridotto in soggezione.
L'antico padrone sconfitto e reso schiavo per aver rifiutato l'educazione del suo nuovo padrone. L'uomo rozzo che si oppone alla civiltà tradizionalmente e moralmente intesa, fa parte di una categoria inferiore che Prospero, esponente di una categoria moralmente superiore, ha il diritto di soggiogare. Malvagio e innocente al tempo stesso, è civile e rozzo, è buono e perfido, a modo suo.
La malvagità di Calibano è rozza e in un certo senso naturale, è il risultato della sua primitiva bestialità, meno grave della reciproca violenza morale perpetrata dagli uomini a danno degli altri uomini.
L'isola è il giardino dell'Eden in cui Prospero-Dio impedisce al male di prevalere anche se alla fine tutti i personaggi si allontanano dal sicuro mondo del paradiso per andare a provare la loro virtù nel mondo malvagio.
Shakespeare si serve della magia dell'isola - attraverso la magia della scena che la rappresenta, del teatro che la contiene come spettacolo, è il luogo della mente in cui Shakespeare ci invita ad entrare per poi uscirne trasformati e rinnovati. La tempesta è un opera che con il suo travaglio spirituale vuole trasmettere i valori magico-esoterici e l'isola della Tempesta - inesistente sulla carta geografica - ha la sua piena collocazione nella mente di ognuno di noi, vive nella nostra fantasia e con essa - come i personaggi della commedia - l'isola è il luogo occulto dove gli elementi ambiscono ad unirsi e Prospero - uomo ricompensato dunque per le sue sofferenze - alla fine perde, o comunque ha voluto perdere i suoi beni materiali per un bene ancora più ricco e prezioso : la sapienza.

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