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martedì 10 agosto 2021

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 10 agosto.
Il 10 agosto 1916 il patriota Nazario Sauro veniva giustiziato per tradimento dagli austriaci.
Nazario Sauro, patriota, ufficiale di marina, nato a Capodistria il 20 settembre 1880,  non riuscì mai a sopportare l’oppressione e la tirannide dello straniero nella sua Istria. Fu ufficiale della marina austriaca, e allo scoppio della Grande Guerra (1915 - ‘18), si trasferì a Venezia dove si unì ai profughi irredenti residenti nella Serenissima. Alla dichiarazione di guerra dell’italia all’Austria, Nazario Sauro, come altri patrioti che rifiutarono di servire nelle forze armate austriache, ritenendosi italiani a tutti gli effetti, si arruolò volontario nella Marina militare italiana come tenente di vascello e partecipò a numerose imprese in acque nemiche, grazie anche alla profonda conoscenza delle coste istriane, del Quamaro e dalmate, distinguendosi per numerose e audaci azioni. Tali imprese riscossero un’aperta ammirazione e i solenni encomi dei superiori, tanto da vedersi assegnata la medaglia d’argento al valor militare, oltre alla Croce di Cavaliere della Corona d’Italia. Il 31 luglio 1916, mentre a bordo del sottomarino Giacinto Fullino era impegnato in una missione d’attacco davanti al porto di Pola, ancora sotto il dominio austro ungarico, il mezzo subacqueo si incagliò sugli scogli dell’isolotto della Galiola, all’ingresso del Golfo del Quamero. Immobilizzati, senza alcuna possibilità di un combattimento capace di dare all’equipaggio una qualsiasi possibilità di fuga, fu decisa la resa e Nazario Sauro, riconosciuto da un delatore, venne deferito al tribunale di guerra che lo condannò a morte per alto tradimento. Nel corso del processo anche sua madre cercò di salvarlo affermando che colui che aveva davanti non era suo figlio. Implacabile il giudice austriaco condannò l’Eroe  a morte.
Il 10 agosto 1916 Nazario Sauro sali al patibolo innalzato dagli scherani degli Asburgo nel cortile delle carceri di Pola. Prima di porgere il collo al boia,  gridò con voce possente: VIva I ‘Italia, morte all'Austria. Ripeté il suo grido per ben tre volte e serenamente si preparò a morire.
Così, fieramente, si concluse la vita di uno dei più grandi Martiri dell’Irredentismo italiano, insieme a Cesare Battisti. Alla sua memoria gli fu concessa la medaglia d’oro al valor militare.

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