Buongiorno, oggi è il 24 ottobre.
Il 24 ottobre 1861 viene ultimata la linea telegrafica che collega le due coste oceaniche americane, decretando così la fine del servizio dei Pony Express, che verrà ufficializzato due giorni dopo.
Eccolo che arriva! “In fondo alla piatta e sterminata distesa della prateria si materializza contro il cielo un puntino che avanza verso di noi ad andatura travolgente. Si levano grida, acclamazioni e poi cavallo e cavaliere sfrecciano davanti ai nostri volti eccitati e si allontanano come una sorta di uragano in miniatura”. Così lo scrittore Mark Twain, in viaggio nel West, descrive il passaggio di un corriere del Pony Express.
E cosi oggi se lo immaginano tutti, ventre a terra, Ia tesa del cappello rialzata all’indietro dal vento, lanciato a briglia sciolta verso l’orizzonte.
Dal Missouri alla California, passando per il Kansas, il Wyoming, un pezzetto del Colorado, il Nebraska, lo Utah e il Nevada, in dieci giorni (indiani, banditi, bufere e altri incidenti di percorso permettendo), lungo 3.050 chilometri e 157 stazioni di posta.
Dura poco più di 18 mesi, il servizio postale a cavallo del West, poi diventa leggenda.
L’avventura inizia il tre aprile 1860, alle cinque della sera, a St. Joseph, al confine tra Missouri e Kansas. Un cannone piazzato accanto all’ufficio della compagnia del Pony Express spara una salva dando il via al corriere in camicia rossa, pantaloni blu e stivali, che inizia la sua galoppata verso la California.
Secondo alcune versioni si chiamava Billy Richardson, secondo altre Johnny Fry, il primo Pony Express diretto verso l’Ovest. E' uno degli 80 giovani scelti tra i candidati che hanno risposto all’annuncio pubblicato dagli organizzatori della Compagnia su tutti i giornali della frontiera: “Cerchiamo giovani magri e resistenti, al massimo diciottenni. Devono saper cavalcare benissimo ed essere disposti a rischiare la vita ogni giorno. Preferiamo orfani”.
Non c’é che dire: l’inserzione non nasconde affatto la pericolosità di quel lavoro.
Tra gli 80 prescelti c’è un ragazzo quindicenne orfano di padre, William Frederick Cody, che pochi anni dopo diventerà il famoso Buffalo Bill. C’é chi dice che anche James Butler Hickok, il futuro pistolero Wild Bill Hickok, abbia fatto il corriere, ma in realtà lui si deve accontentare di fare l’impiegato in una delle stazioni di posta perché supera il peso limite di 55 chili.
Ogni corriere deve giurare di non bestemmiare, non ubriacarsi, non giocare d’azzardo, non maltrattare i cavalli, non violare i diritti dei cittadini e degli indiani (bontà loro). Alla Compagnia dovevano avere a cuore l’integrità morale e religiosa dei cavalieri perché ognuno di loro riceve in dono una Bibbia “per difendersi dall’immoralità”. Senz’altro più graditi un paio di pistole Colt e un fucile “per difendersi dagli indiani bellicosi”. Ma i fucili sono poco maneggevoli, ingombrano sui veloci ponies e alla fine vengono messi da parte.
A organizzare il servizio postale del Pony Express è un intraprendente uomo d’affari, William Hepburn Russell. E’ della stessa razza di uomini come John Butterfield che con le sue diligenze trasporta passeggeri e posta dall’est alla California e viceversa. O come Henry Wells e William Fargo che hanno fatto soldi a palate con i servizi postali espressi e che nel 1850 hanno fuso le loro società con quella di Butterfield dando vita all’American Express Company. Assieme ai suoi soci, Alexander Majors e William Waddel, William Russell cerca da anni di ampliare il suo campo d’azione con il trasporto di posta e passeggeri, dopo essersi arricchito con quello di merci per il West. Il debutto, però, non è dei più felici. Mette in piedi una Compagnia di cinquanta diligenze Concord, che diventerà poi la Central Overland California & Pike’s Peak Express Company, per soddisfare le esigenze dei cercatori affluiti nel Colorado dopo la scoperta di giacimenti d’oro e d’argento.
Ma s’indebita fino al collo. Da buon affarista qual è mette gli occhi su un altro affare. Nel 1860 vive a occidente delle Montagne Rocciose quasi mezzo milione di americani, in gran parte in California. Da tempo i californiani chiedono un servizio postale, soprattutto perché mancano notizie dall’Est. Una nave da New York o da Boston impiega sei settimane per arrivare a San Francisco mentre le diligenze di Butterfield, via El Paso (Texas), New Mexico e Arizona, ce ne mettono tre. Russell va a Washington, vuole ottenere un contratto per un servizio postale rapido. Nella capitale trova un alleato nel senatore William Gwin della California.
Nel gennaio 1860 l’accordo è fatto e il senatore promette finanziamenti per il progetto. Di sicuro il ministro della guerra, John Floyd, firma per Russell fidi bancari: alla luce dei fatti successivi niente altro che promesse di pagare in base a eventuali contratti tra il ministero della guerra e le società di Russell.
In tre mesi il progetto diviene realtà. In meno di 60 giorni vengono acquistati oltre 400 cavalli di razza, sono allestite 157 stazioni di posta distanti da otto a 40 chilometri l’una dall’altra. Sono reclutati corrieri e gli uomini addetti alle stazioni.
Nella prima corsa per l’Ovest vengono impiegati 75 cavalli. In quell’occasione il corriere trasporta 25 lettere, tariffa di cinque dollari ogni mezza oncia.
All’inizio le partenze da e per la California avvengono una volta alla settimana poi diventano bisettimanali. Quando si sparge la notizia della regolarità e della speditezza del servizio, le lettere aumentano. Per risparmiare, la gente comincia a scrivere le proprie missive su fogli di carta velina. I giornali pubblicano edizioni speciali con carta più sottile e più leggera del solito.
La posta viene messa nella mochila messicana, una borsa di pelle con quattro sacche distinte. Un foro al centro permette di assicurarla al perno della sella in modo che quando il corriere è a cavallo ha una tasca davanti e una dietro per ogni gamba.
Quando si effettua il cambio dei cavalli bastano pochi secondi per trasferire la mochila da una sella all’altra. Tre delle tasche sono generalmente chiuse ai punti di partenza e soltanto in cinque stazioni lungo il percorso possono venire aperte per aggiungere o togliere lettere. Nella quarta tasca c’é posta locale e può essere aperta da ogni capostazione.
E’ possibile inviare a St. Joseph, che già è stata raggiunta da una linea telegrafica, messaggi provenienti da qualsiasi città degli stati orientali che poi saranno portati a destinazione dal Pony Express.
Nel maggio 1860 i Paiute scendono sul sentiero di guerra contro gli uomini bianchi che hanno invaso le loro terre. Un vasto territorio che comprende parte del Nevada e una fetta dello Utah diventa insicuro per i corrieri che lì hanno le loro stazioni, da Spring Valley (nello Utah) a Carson City (Nevada), vicino al Lago Tahoe. Molte stazioni sono assalite, assediate, alcune vengono bruciate e 20 impiegati e stallieri sono uccisi.
E’ in questa poco rassicurante cornice che nel maggio del 1860 si svolge la famosa cavalcata di Pony Bob Haslam. Partito dalla Friday’s station, nei pressi del Lago Tahoe, arriva a Carson City e scopre che non ci sono cavalli freschi. Haslam prosegue, allora, fino a Buckland, dove finisce il tratto di percorso che gli è stato assegnato. Ma qui il collega che deve dargli il cambio si rifiuta di partire a causa delle scorrerie indiane. Per 50 dollari di premio, Pony Bob accetta di fare anche il percorso del suo compagno e, dopo una sosta di dieci minuti, è di nuovo in sella, percorrendo 305 chilometri in 18 ore e stabilendo un primato. Ma l’avventura di Pony Bob non è finita. Ritornando con la posta per l’Ovest scopre che una delle stazioni in cui deve cambiare il cavallo, Cold Springs, è stata assalita dagli indiani e bruciata, il gestore ucciso e i cavalli razziati. Haslam fa quindi tappa per Sand Springs, malgrado il suo pony sia ormai stanco, e poi prosegue per Buckland. Qui non c’è nessuno che può sostituirlo e allora, spinto da un ulteriore premio, raggiunge Friday’s station, dove la sua cavalcata termina. Haslam ha galoppato per 610 chilometri e il ritardo sull’orario previsto è solo di qualche ora.
La storia del Pony Express si sviluppa tra mito e realtà e spesso le vicende acquistano il sapore della leggenda. E’ un fatto, comunque, che adesso le notizie dall’Est giungono in dieci giorni a Sacramento e da lì arrivano a San Francisco, sette ore dopo con un battello a vapore. I californiani si sentono più vicini alla nazione.
Ma per il Pony Express i giorni sono contati. Il cavaliere più resistente e audace, il cavallo più veloce e forte possono fare ben poco con il nuovo rivale entrato in lizza. Qualche mese dopo la nascita della creatura di Russell, infatti, squadre di operai cominciano a piantare i pali della prima linea telegrafica transcontinentale.
Il Congresso degli Stati Uniti ha deciso la costruzione di una linea telegrafica attraverso il West. Il 16 giugno 1860 sono stanziati i fondi per il completamento della linea tra Omaha e la California. Il 22 settembre è stipulato il contratto con due compagnie concorrenti che, in una specie di gara per accaparrarsi introiti più cospicui, avanzeranno rispettivamente a Est dalla California e a Ovest dal Missouri.
William Russell è nei guai. Ha investito 700 mila dollari nell’impresa. Sa perfettamente che il suo servizio postale non può competere con il telegrafo. E’ indebitato fino al collo, si profila la bancarotta. Corre a Washington perché le cambiali del suo amico Floyd, il ministro della guerra, stanno per andare in protesto e si profila un grande scandalo. Tanto briga e complotta che alla fine trova un funzionario del ministero degli Interni, Godard Bailey, parente di Floyd, che gli cede un cospicuo pacchetto di azioni dell’lndian Trust Fund (le annualità non pagate agli indiani). Con quelle azioni Russell paga in extremis le cambiali di Floyd, ma è di nuovo con l’acqua alla gola e ricorre nuovamente a Bailey. II giochetto dura fino a dicembre: complessivamente i due malversatori si appropriano di azioni dell’Indian Trust Fund per un milione di dollari destinati alle tribù indiane, una cifra da capogiro, nel 1860. Russell è arrestato, il ministro Floyd si dimette e la primavera successiva diventerà generale dell’esercito confederato. Quanto a Bailey, sparisce dalla circolazione.
Intanto i lavori per il telegrafo vanno avanti speditamente. Il 18 ottobre 1861 Ia squadra proveniente dall’Est arriva con il suo cavo alla Città dei Santi, Salt Lake City (Utah), la capitale dei Mormoni, e si aggiudica così il denaro del premio. Sei giorni dopo giunge la squadra della California.
E’ il 24 ottobre: il tasto ticchettante del telegrafo invia dalla California il messaggio del governatore, dall’altra parte risponde il presidente Abraham Lincoln. Pochi istanti per arrivare a destinazione, percorrendo lo spazio che i cavalieri del Pony Express impiegano giorni per coprire.
Il 26 ottobre compaiono brevi articoli sui giornali: “Da oggi cessa il servizio del Pony Express”. C’é la guerra civile in corso, ci sono notizie più importanti. Il Pony Express ha finito le sue corse, ucciso dall’invenzione di Samuel Morse.
Cerca nel web
Visualizzazione post con etichetta Buffalo Bill. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Buffalo Bill. Mostra tutti i post
martedì 24 ottobre 2023
mercoledì 15 dicembre 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 15 dicembre.
Il 15 dicembre 1890 muore Toro Seduto.
Toro Seduto nacque nei pressi del Grand River (Sud Dakota), nel 1831 (circa), e morì nei medesimi luoghi nel 1890.
E’ universalmente considerato il più celebre capo indiano, perché durante la sua vita seppe incarnare le virtù degli indiani delle pianure, che, unite ad una grande forza e ad un immenso coraggio, lo resero un condottiero amato dai suoi amici e temuto dai suoi avversari.
Toro seduto guidò l'alleanza di tutte le tribù Sioux nella resistenza indiana contro l’invasione dei bianchi nelle Grandi Pianure. Non si fidò mai degli “americani” e non firmò mai con loro alcun trattato. Sotto la sua bandiera si raccolse la più grande coalizione di pellerossa di ogni tempo, che riuscì a sconfiggere l’esercito guidato dal Generale Custer.
Toro Seduto era figlio di Quattro Cavalli, un capo minore della tribù Hunkpapa. Da giovanissimo veniva chiamato Hakada o Jumping Badger (Tasso che salta), ma a dieci anni, dopo aver abbattuto un giovane bisonte con una freccia, gli fu dato il nome “Buffalo Bull Sitting Down”.
Non divenne famoso per il suo coraggio o per i suoi atti eroici, ma per le sue capacità tattiche e organizzative nell'insurrezione contro gli americani, di cui sarebbe diventato il nemico più accanito e pericoloso.
Era un uomo forte, un po' tarchiato, con un viso intenso ricoperto da cicatrici, pelle piuttosto chiara e capelli castani che portava legati in due grandi trecce. Era un “politico” di razza; aveva il dono di affascinare chi gli stava vicino e di sapersi contornare di uomini capaci, valorosi e fedeli. Come oratore, grazie alle sue argomentazioni chiare e convincenti, possedeva una grande forza di persuasione. Veniva interpellato in molte occasioni, anche politiche, tanto che era diventato il punto di riferimento principale per risolvere le controversie tra Sioux.
La vita di Toro Seduto è conosciuta perché la illustrò personalmente attraverso la scrittura pittorica. E dai disegni si evince che fino al 1870 aveva preso parte a sessantatré battaglie (la prima a 14 anni), sia contro la tribù dei Corvi (i nemici storici), che contro gli invasori bianchi. Più tardi era diventato un allevatore di cavalli e poi nominato stregone degli Hunkpapa.
Nel 1863 fece visita alla tribù dei Santee nella riserva destinata loro dai bianchi; vedendo come erano miseramente trattati, in lui aumentò la rabbia e il rancore per i coloni americani. Da quel momento combattè con ogni mezzo i soldati che, infischiandosene delle promesse e dei trattati, continuavano a invadere e occupare i territori dei Sioux. Ancor giovane, Toro Seduto divenne il leader della Società dei Guerrieri Coraggiosi e, più tardi, membro autorevole dei Silent Eaters - Mangiatori Silenziosi - un gruppo responsabile del benessere tribale.
Nel giugno del 1863 avvenne il suo primo scontro con i soldati americani.
Nel 1865 guidò l'assedio a Fort Rice, da poco insediato nei territori dell'odierno Nord Dakota.
Rispettato ormai da tutti per la intelligenza e la sua audacia, nel 1868 divenne capo della Nazione Lakota.
Nel 1872, durante una battaglia contro i soldati, nei pressi della ferrovia dello Yellowstone River, Toro Seduto (con altri quattro guerrieri) si sedette con tranquillità tra le due linee che combattevano, fumò la pipa mentre le pallottole fischiavano sopra la sua testa, la arrotolò quando finì e, con estrema noncuranza andò via camminando. Dopo quel gesto il coraggio di Toro Seduto divenne leggendario.
Nel 1874, una spedizione di coloni scoprì ingenti quantità d’oro nelle Black Hills (Colline Nere), situate nel territorio Dakota, su un'area sacra a molte tribù e preclusa agli insediamenti colonici dal Trattato di Fort Laramie (stipulato tra i bianchi e alcune tribù pellerossa nel 1868). In barba a quel divieto i cercatori d'oro invasero le Colline Nere provocando la reazione dei Lakota. Quando il successivo tentativo del Governo degli Stati Uniti di acquistare le Black Hills fallì, il trattato di Fort Laramie fu messo da parte e il commissario americano per gli affari indiani decretò che tutti i Lakota al di fuori delle riserve dopo il 31 gennaio 1876 sarebbero stati considerati ostili.
Non volendo cedere alle prepotenze dei bianchi, Toro Seduto riunì le tribù Lakota, Cheyenne e Arapaho e le guidò nella Danza del Sole, offrendo preghiere a Wakan Tanka, il Grande Spirito, e tagliando le sue braccia cento volte in segno di sacrificio. Durante la cerimonia ebbe la visione di soldati che cadevano nel campo dei Lakota, come cavallette dal cielo.
Ispirato dalla visione, il capo guerriero degli Oglala Lakota, il celeberrimo Cavallo Pazzo, condusse in battaglia 500 guerrieri, e il 17 giugno 1876 colse di sorpresa le truppe di Crook, costringendole alla ritirata. Per celebrare la vittoria, i Lakota si diressero nella valle del fiume Little Big Horn, dove furono raggiunti da altri 3000 indiani che avevano lasciato le riserve per unirsi a Toro Seduto.
In quel luogo, il 25 giugno, furono attaccati dal Settimo Cavalleggeri comandato dal Generale Custer, che però venne interamente annientato (come aveva predetto Toro Seduto nella sua visione).
La sete di vendetta portò gli americani a concentrare in quell’area migliaia di soldati, e i rapporti di forza si ribaltarono al punto che la maggioranza dei capi Lakota, che nel frattempo s'erano di nuovo divisi, nel giro di un anno dovettero arrendersi.
Toro Seduto non fu tra questi, e nel maggio 1877 riparò con la sua gente in Canada. Poco dopo il Generale Terry gli offrì, in cambio del perdono, di farlo stabilire in una riserva, ma il grande Capo indiano non prese neanche in considerazione l’ipotesi.
Quattro anni più tardi, tuttavia, il 19 luglio 1881, viste le enormi difficoltà nello sfamare la sua tribù (il Bisonte in quelle zone era ormai quasi estinto), Toro Seduto si arrese. Consegnò il fucile al comandante di Fort Buford in Montana e chiese di attraversare il confine canadese e di risiedere in una riserva sul Little Missouri River, presso le Colline Nere. In un primo tempo fu inviato alla Riserva di Standing Rock e, successivamente, temendo nuove rivolte, a Fort Randall, dove trascorse due anni come prigioniero di guerra.
Infine, il 10 maggio 1883, Toro Seduto potè ricongiungersi alla sua gente a Standing Rock.
Nel 1885 lasciò la riserva (su permesso degli americani) per lavorare nel Buffalo Bill's Wild West (lo spettacolo del leggendario Buffalo Bill), dove veniva pagato 50 dollari la settimana per un giro a cavallo dell'arena (guadagnando anche con gli autografi e le fotografie). Quattro mesi dopo però abbandonò il Circo e fece ritorno tra la sua gente, incapace com’era di integrarsi nella società dell'uomo bianco.
Tornato a Standing Rock si stabilì sul Grande Fiume, dove era nato, rifiutando di rinunziare alle sue tradizioni, come imponevano i regolamenti della riserva. Continuò a vivere con due mogli e a rifiutare la cristianità, ma non mancò di mandare i suoi figli a una vicina scuola cristiana, convinto com’era dell’importanza dell’istruzione per le future generazioni Lakota.
Nell'autunno del 1890, un Lakota Miniconjou di nome Orso Scalciante gli recò notizia della preparazione di una Danza degli Spiriti, che avrebbe scacciato i bianchi dalle loro terre e ristabilito il modo di vivere degli indiani. Le autorità bianche di Standing Rock, temendo che Toro Seduto potesse partecipare al rito, inviarono 43 poliziotti Lakota a prelevarlo. Il 15 dicembre 1890, prima dell'alba, i poliziotti irruppero nella cabina di Toro Seduto e lo trascinarono all'esterno, dove i suoi seguaci stavano accorrendo per proteggerlo. Nel conflitto a fuoco che seguì un poliziotto Lakota lo colpì al capo ferendolo a morte, e giustiziando a sangue freddo anche suo figlio diciassettenne, che aveva implorato di essere risparmiato.
Toro Seduto probabilmente non venne ucciso incidentalmente, dato che i bianchi, visto il suo carisma, lo percepivano come un pericolo costante per la loro sicurezza.
Come successe ad altri capi indiani, anche Toro Seduto cadde per mano di un appartenente al suo stesso popolo. Fu sepolto a Fort Yates, in Nord Dakota, e nel 1953 i suoi resti furono trasferiti a Mobridge, nel Sud Dakota, dove riposano sotto un cippo di granito che segna la sua tomba.
Il 15 dicembre 1890 muore Toro Seduto.
Toro Seduto nacque nei pressi del Grand River (Sud Dakota), nel 1831 (circa), e morì nei medesimi luoghi nel 1890.
E’ universalmente considerato il più celebre capo indiano, perché durante la sua vita seppe incarnare le virtù degli indiani delle pianure, che, unite ad una grande forza e ad un immenso coraggio, lo resero un condottiero amato dai suoi amici e temuto dai suoi avversari.
Toro seduto guidò l'alleanza di tutte le tribù Sioux nella resistenza indiana contro l’invasione dei bianchi nelle Grandi Pianure. Non si fidò mai degli “americani” e non firmò mai con loro alcun trattato. Sotto la sua bandiera si raccolse la più grande coalizione di pellerossa di ogni tempo, che riuscì a sconfiggere l’esercito guidato dal Generale Custer.
Toro Seduto era figlio di Quattro Cavalli, un capo minore della tribù Hunkpapa. Da giovanissimo veniva chiamato Hakada o Jumping Badger (Tasso che salta), ma a dieci anni, dopo aver abbattuto un giovane bisonte con una freccia, gli fu dato il nome “Buffalo Bull Sitting Down”.
Non divenne famoso per il suo coraggio o per i suoi atti eroici, ma per le sue capacità tattiche e organizzative nell'insurrezione contro gli americani, di cui sarebbe diventato il nemico più accanito e pericoloso.
Era un uomo forte, un po' tarchiato, con un viso intenso ricoperto da cicatrici, pelle piuttosto chiara e capelli castani che portava legati in due grandi trecce. Era un “politico” di razza; aveva il dono di affascinare chi gli stava vicino e di sapersi contornare di uomini capaci, valorosi e fedeli. Come oratore, grazie alle sue argomentazioni chiare e convincenti, possedeva una grande forza di persuasione. Veniva interpellato in molte occasioni, anche politiche, tanto che era diventato il punto di riferimento principale per risolvere le controversie tra Sioux.
La vita di Toro Seduto è conosciuta perché la illustrò personalmente attraverso la scrittura pittorica. E dai disegni si evince che fino al 1870 aveva preso parte a sessantatré battaglie (la prima a 14 anni), sia contro la tribù dei Corvi (i nemici storici), che contro gli invasori bianchi. Più tardi era diventato un allevatore di cavalli e poi nominato stregone degli Hunkpapa.
Nel 1863 fece visita alla tribù dei Santee nella riserva destinata loro dai bianchi; vedendo come erano miseramente trattati, in lui aumentò la rabbia e il rancore per i coloni americani. Da quel momento combattè con ogni mezzo i soldati che, infischiandosene delle promesse e dei trattati, continuavano a invadere e occupare i territori dei Sioux. Ancor giovane, Toro Seduto divenne il leader della Società dei Guerrieri Coraggiosi e, più tardi, membro autorevole dei Silent Eaters - Mangiatori Silenziosi - un gruppo responsabile del benessere tribale.
Nel giugno del 1863 avvenne il suo primo scontro con i soldati americani.
Nel 1865 guidò l'assedio a Fort Rice, da poco insediato nei territori dell'odierno Nord Dakota.
Rispettato ormai da tutti per la intelligenza e la sua audacia, nel 1868 divenne capo della Nazione Lakota.
Nel 1872, durante una battaglia contro i soldati, nei pressi della ferrovia dello Yellowstone River, Toro Seduto (con altri quattro guerrieri) si sedette con tranquillità tra le due linee che combattevano, fumò la pipa mentre le pallottole fischiavano sopra la sua testa, la arrotolò quando finì e, con estrema noncuranza andò via camminando. Dopo quel gesto il coraggio di Toro Seduto divenne leggendario.
Nel 1874, una spedizione di coloni scoprì ingenti quantità d’oro nelle Black Hills (Colline Nere), situate nel territorio Dakota, su un'area sacra a molte tribù e preclusa agli insediamenti colonici dal Trattato di Fort Laramie (stipulato tra i bianchi e alcune tribù pellerossa nel 1868). In barba a quel divieto i cercatori d'oro invasero le Colline Nere provocando la reazione dei Lakota. Quando il successivo tentativo del Governo degli Stati Uniti di acquistare le Black Hills fallì, il trattato di Fort Laramie fu messo da parte e il commissario americano per gli affari indiani decretò che tutti i Lakota al di fuori delle riserve dopo il 31 gennaio 1876 sarebbero stati considerati ostili.
Non volendo cedere alle prepotenze dei bianchi, Toro Seduto riunì le tribù Lakota, Cheyenne e Arapaho e le guidò nella Danza del Sole, offrendo preghiere a Wakan Tanka, il Grande Spirito, e tagliando le sue braccia cento volte in segno di sacrificio. Durante la cerimonia ebbe la visione di soldati che cadevano nel campo dei Lakota, come cavallette dal cielo.
Ispirato dalla visione, il capo guerriero degli Oglala Lakota, il celeberrimo Cavallo Pazzo, condusse in battaglia 500 guerrieri, e il 17 giugno 1876 colse di sorpresa le truppe di Crook, costringendole alla ritirata. Per celebrare la vittoria, i Lakota si diressero nella valle del fiume Little Big Horn, dove furono raggiunti da altri 3000 indiani che avevano lasciato le riserve per unirsi a Toro Seduto.
In quel luogo, il 25 giugno, furono attaccati dal Settimo Cavalleggeri comandato dal Generale Custer, che però venne interamente annientato (come aveva predetto Toro Seduto nella sua visione).
La sete di vendetta portò gli americani a concentrare in quell’area migliaia di soldati, e i rapporti di forza si ribaltarono al punto che la maggioranza dei capi Lakota, che nel frattempo s'erano di nuovo divisi, nel giro di un anno dovettero arrendersi.
Toro Seduto non fu tra questi, e nel maggio 1877 riparò con la sua gente in Canada. Poco dopo il Generale Terry gli offrì, in cambio del perdono, di farlo stabilire in una riserva, ma il grande Capo indiano non prese neanche in considerazione l’ipotesi.
Quattro anni più tardi, tuttavia, il 19 luglio 1881, viste le enormi difficoltà nello sfamare la sua tribù (il Bisonte in quelle zone era ormai quasi estinto), Toro Seduto si arrese. Consegnò il fucile al comandante di Fort Buford in Montana e chiese di attraversare il confine canadese e di risiedere in una riserva sul Little Missouri River, presso le Colline Nere. In un primo tempo fu inviato alla Riserva di Standing Rock e, successivamente, temendo nuove rivolte, a Fort Randall, dove trascorse due anni come prigioniero di guerra.
Infine, il 10 maggio 1883, Toro Seduto potè ricongiungersi alla sua gente a Standing Rock.
Nel 1885 lasciò la riserva (su permesso degli americani) per lavorare nel Buffalo Bill's Wild West (lo spettacolo del leggendario Buffalo Bill), dove veniva pagato 50 dollari la settimana per un giro a cavallo dell'arena (guadagnando anche con gli autografi e le fotografie). Quattro mesi dopo però abbandonò il Circo e fece ritorno tra la sua gente, incapace com’era di integrarsi nella società dell'uomo bianco.
Tornato a Standing Rock si stabilì sul Grande Fiume, dove era nato, rifiutando di rinunziare alle sue tradizioni, come imponevano i regolamenti della riserva. Continuò a vivere con due mogli e a rifiutare la cristianità, ma non mancò di mandare i suoi figli a una vicina scuola cristiana, convinto com’era dell’importanza dell’istruzione per le future generazioni Lakota.
Nell'autunno del 1890, un Lakota Miniconjou di nome Orso Scalciante gli recò notizia della preparazione di una Danza degli Spiriti, che avrebbe scacciato i bianchi dalle loro terre e ristabilito il modo di vivere degli indiani. Le autorità bianche di Standing Rock, temendo che Toro Seduto potesse partecipare al rito, inviarono 43 poliziotti Lakota a prelevarlo. Il 15 dicembre 1890, prima dell'alba, i poliziotti irruppero nella cabina di Toro Seduto e lo trascinarono all'esterno, dove i suoi seguaci stavano accorrendo per proteggerlo. Nel conflitto a fuoco che seguì un poliziotto Lakota lo colpì al capo ferendolo a morte, e giustiziando a sangue freddo anche suo figlio diciassettenne, che aveva implorato di essere risparmiato.
Toro Seduto probabilmente non venne ucciso incidentalmente, dato che i bianchi, visto il suo carisma, lo percepivano come un pericolo costante per la loro sicurezza.
Come successe ad altri capi indiani, anche Toro Seduto cadde per mano di un appartenente al suo stesso popolo. Fu sepolto a Fort Yates, in Nord Dakota, e nel 1953 i suoi resti furono trasferiti a Mobridge, nel Sud Dakota, dove riposano sotto un cippo di granito che segna la sua tomba.
domenica 9 maggio 2021
#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi
Buongiorno, oggi è il 9 maggio.
Il 9 maggio 1887 debutta a Londra il Buffalo Bill Wild West Show.
William Frederick Cody nasce a Le Claire, nello stato dell'Iowa il giorno 26 febbraio 1846.
A soli quindici anni legge un annuncio che oggi appare bizzarro e che recita grossomodo: "Occorrono ragazzi sotto i diciotto anni, svelti, esperti cavalieri consapevoli di rischiare la morte ogni giorno: si preferiscono gli orfani". Cody ne viene attratto e diventa così un corriere Pony Express.
Dopo la morte della madre si arruola nel 1863 nel VII Cavalleggeri dello stato del Kansas, prendendo parte alla guerra di secessione americana. Presso il campo militare di St. Louis, dove stava sostando, il futuro Buffalo Bill conosce Louisa Frederici, la donna che poco tempo dopo, nel 1866, diventerà sua moglie e dalla quale avrà quattro figli.
Terminata la guerra William Cody lavora per l'esercito e per la compagnia "Pacific Railway" come guida civile, fino al 1872. Nello stesso periodo il Congresso gli assegna la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti, la "Medaglia d'Onore", per aver dimostrato "coraggio in azione". La stessa medaglia sarebbe stata revocata a meno di un mese dalla morte (avvenuta nel 1917), in quanto Cody era un civile al momento della meritevole azione; la medaglia gli sarebbe stata poi riassegnata definitivamente nel 1989.
Il soprannome "Buffalo Bill" gli viene appioppato rubandolo a un tale William Comstock, a cui apparteneva in precedenza, superandolo in una gara di caccia al bisonte. La leggenda narra che Cody, negli anni tra il 1868 ed il 1872, per sostenere gli operai addetti alla costruzione della ferrovia, li abbia riforniti di carne di bisonte uccidendo l'impressionante numero di 4.000 esemplari. I bisonti erano oggetto di caccia nella zona proprio perché il loro sterminio avrebbe velocizzato le attività di sgombero e di costruzione della ferrovia.
Se il mito di Buffalo Bill si è alimentato grazie al protagonista stesso, la diffusione si deve a Ned Buntline, popolare scrittore che in diversi racconti narra le gesta di Buffalo Bill; Buntline arriva a chiedere a Cody di interpretare la trasposizione teatrale delle sue novelle: Buffalo Bill accetta di diventare attore, e interpreterà se stesso per undici stagioni consecutive.
Lanciato nel mondo dello spettacolo e dell'intrattenimento, nel 1883 crea il "Buffalo Bill Wild West Show", spettacolo circense in cui vengono ricreate e rappresentati in tipico stile western momenti come la battaglia di Little Bighorn. Allo spettacolo partecipano veri cowboy e pellerossa dell'epoca, come Toro Seduto (il leggendario capo Sioux), Calamity Jane e Wild Bill Hickock.
In oltre vent'anni di attività il "Buffalo Bill Wild West Show" diverrà un successo negli Stati Uniti e anche in Europa. Nel vecchio continente, a Londra nel 1889, sarà una delle attrazioni principali durante il Giubileo d'Oro della Regina Vittoria.
Lo spettacolo arriva anche in Italia nel 1890; convertitosi da poco tempo al cattolicesimo esprime e realizza il desiderio di incontrare papa Leone XIII. Nello stesso anno, sebbene sia un affermato showman di fama internazionale, Cody partecipa con il grado di colonnello alle operazioni militari contro i Sioux, tribù che aveva già combattuto nel 1876.
William Cody muore all'età di 71 anni, il 10 gennaio 1917 a Denver; dietro sua richiesta viene sepolto sulla Lookout Mountain, in Colorado, ad est di Denver.
Sono molte le pellicole che si ispireranno alla vita e alle gesta di Buffalo Bill; tra queste ricordiamo "The Plainsman" di Cecil B. De Mille (1936, con Gary Cooper), "Buffalo Bill" di William A. Wellman (1944), "Buffalo Bill e gli indiani" di Robert Altman (1976, con Paul Newman).
In Italia il regista Giuseppe Accatino realizza nel 1949 "Buffalo Bill a Roma", dedicato alla reale sfida che aveva visto Cody e il suo circo soccombere contro la rappresentanza di butteri laziali dell'Agro Pontino guidati dal circense Augusto Imperiali.
Il 9 maggio 1887 debutta a Londra il Buffalo Bill Wild West Show.
William Frederick Cody nasce a Le Claire, nello stato dell'Iowa il giorno 26 febbraio 1846.
A soli quindici anni legge un annuncio che oggi appare bizzarro e che recita grossomodo: "Occorrono ragazzi sotto i diciotto anni, svelti, esperti cavalieri consapevoli di rischiare la morte ogni giorno: si preferiscono gli orfani". Cody ne viene attratto e diventa così un corriere Pony Express.
Dopo la morte della madre si arruola nel 1863 nel VII Cavalleggeri dello stato del Kansas, prendendo parte alla guerra di secessione americana. Presso il campo militare di St. Louis, dove stava sostando, il futuro Buffalo Bill conosce Louisa Frederici, la donna che poco tempo dopo, nel 1866, diventerà sua moglie e dalla quale avrà quattro figli.
Terminata la guerra William Cody lavora per l'esercito e per la compagnia "Pacific Railway" come guida civile, fino al 1872. Nello stesso periodo il Congresso gli assegna la più alta onorificenza militare degli Stati Uniti, la "Medaglia d'Onore", per aver dimostrato "coraggio in azione". La stessa medaglia sarebbe stata revocata a meno di un mese dalla morte (avvenuta nel 1917), in quanto Cody era un civile al momento della meritevole azione; la medaglia gli sarebbe stata poi riassegnata definitivamente nel 1989.
Il soprannome "Buffalo Bill" gli viene appioppato rubandolo a un tale William Comstock, a cui apparteneva in precedenza, superandolo in una gara di caccia al bisonte. La leggenda narra che Cody, negli anni tra il 1868 ed il 1872, per sostenere gli operai addetti alla costruzione della ferrovia, li abbia riforniti di carne di bisonte uccidendo l'impressionante numero di 4.000 esemplari. I bisonti erano oggetto di caccia nella zona proprio perché il loro sterminio avrebbe velocizzato le attività di sgombero e di costruzione della ferrovia.
Se il mito di Buffalo Bill si è alimentato grazie al protagonista stesso, la diffusione si deve a Ned Buntline, popolare scrittore che in diversi racconti narra le gesta di Buffalo Bill; Buntline arriva a chiedere a Cody di interpretare la trasposizione teatrale delle sue novelle: Buffalo Bill accetta di diventare attore, e interpreterà se stesso per undici stagioni consecutive.
Lanciato nel mondo dello spettacolo e dell'intrattenimento, nel 1883 crea il "Buffalo Bill Wild West Show", spettacolo circense in cui vengono ricreate e rappresentati in tipico stile western momenti come la battaglia di Little Bighorn. Allo spettacolo partecipano veri cowboy e pellerossa dell'epoca, come Toro Seduto (il leggendario capo Sioux), Calamity Jane e Wild Bill Hickock.
In oltre vent'anni di attività il "Buffalo Bill Wild West Show" diverrà un successo negli Stati Uniti e anche in Europa. Nel vecchio continente, a Londra nel 1889, sarà una delle attrazioni principali durante il Giubileo d'Oro della Regina Vittoria.
Lo spettacolo arriva anche in Italia nel 1890; convertitosi da poco tempo al cattolicesimo esprime e realizza il desiderio di incontrare papa Leone XIII. Nello stesso anno, sebbene sia un affermato showman di fama internazionale, Cody partecipa con il grado di colonnello alle operazioni militari contro i Sioux, tribù che aveva già combattuto nel 1876.
William Cody muore all'età di 71 anni, il 10 gennaio 1917 a Denver; dietro sua richiesta viene sepolto sulla Lookout Mountain, in Colorado, ad est di Denver.
Sono molte le pellicole che si ispireranno alla vita e alle gesta di Buffalo Bill; tra queste ricordiamo "The Plainsman" di Cecil B. De Mille (1936, con Gary Cooper), "Buffalo Bill" di William A. Wellman (1944), "Buffalo Bill e gli indiani" di Robert Altman (1976, con Paul Newman).
In Italia il regista Giuseppe Accatino realizza nel 1949 "Buffalo Bill a Roma", dedicato alla reale sfida che aveva visto Cody e il suo circo soccombere contro la rappresentanza di butteri laziali dell'Agro Pontino guidati dal circense Augusto Imperiali.
Iscriviti a:
Post (Atom)
Cerca nel blog
Archivio blog
-
▼
2025
(241)
-
▼
agosto
(27)
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
- #AlmanaccoQuotidiano, a cura di #MarioBattacchi
-
▼
agosto
(27)