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L'8 agosto 1889 muore Benedetto Cairoli.
BENEDETTO CAIROLI, nasce il 28 gennaio 1825 a Pavia, da Adelaide Bono e da Carlo Cairoli. Primo di quattro fratelli: Ernesto, Enrico, Luigi e Giovanni.
Studia alla Facoltà di Giurisprudenza all’Università di Pavia. Fu tra gli organizzatori delle manifestazioni antiaustriache che all’inizio del 1848 animarono le vie cittadine sull’esempio di quanto stava accadendo a Milano (le Cinque Giornate).
Nel 1850 aderisce al partito mazziniano ed entra a far parte del Comitato rivoluzionario di Enrico Tazzoli. Ricercato dalla polizia austriaca per la sua attività di cospiratore, nel 1852 si rifugia prima nella villa di famiglia a Gropello (non fatevi ingannare dalla vicinanza: all’epoca era nel territorio del Regno di Sardegna. Oggi la località si chiama Gropello Cairoli), poi in Svizzera, mentre l’Austria lo condanna per alto tradimento. In esilio, si convince dell’inutilità dei moti insurrezionali mazziniani e si accosta alla politica piemontese.
Tornato in Italia, si trasferisce prima a Genova (dove conosce Giuseppe Garibaldi), poi allo scoppio della II guerra d’indipendenza nel 1859, coi fratelli Enrico ed Ernesto, si arruola nel secondo Reggimento delle Alpi. Dopo il trattato di Villafranca, può tornare nella sua città, Pavia, libera dal dominio austriaco.
Cairoli partecipa anche all’organizzazione nel 1860 della spedizione dei Mille: con il grado di capitano della settima compagnia, parte per la Sicilia, combatte a Marsala e, durante l’occupazione di Palermo, rimane ferito a una gamba (e restò claudicante tutta la vita). Seguì Garibaldi anche nella campagna del Trentino nel 1866: fu l’ultima partecipazione alle spedizioni militari. Lui si dedicò all’attività politica, mentre i fratelli Enrico e Giovanni continuarono a combattere con l’Eroe dei due mondi (Luigi era morto di tifo durante la Spedizione dei Mille).
Nel 1861, con la proclamazione del Regno d’Italia, viene eletto deputato, schierandosi con gli esponenti della Sinistra storica. Quando nel 1867 Rattazzi risale al potere, spera in una politica favorevole alle sue aspirazioni, ma deve ben presto ricredersi: i fatti di Mentana gli dimostrano l’indecisione del governo. Negli anni successivi partecipa poco ai lavori parlamentari e si dedica più intensamente alle cure familiari: nel 1873 sposa la contessa Elena Sizzo.
Quando nel 1876 la Sinistra passa al potere con Depretis, all’inizio appoggia le posizioni del nuovo governo, poi passa all’opposizione e contribuisce alla sua caduta, e succede, proprio a Depretis, come Presidente del Consiglio.
Il 17 novembre 1878, viaggiando in carrozza con re Umberto I, gli salva la vita, impedendo a Giovanni Passanante di pugnalarlo. Viene ferito ad una coscia. Il gesto gli vale, oltre che la gratitudine personale di Umberto I, la medaglia d’oro al valor militare. L’episodio offre l’occasione all’opposizione di Destra di accusare il governo di eccessiva tolleranza nei confronti di organizzazioni sovversive. Nel dicembre del 1878 Cairoli è costretto a lasciare l’incarico di primo ministro. Torna in politica tra il 1879 e il 1881, ricoprendo anche la carica di ministro degli Esteri e dell’Agricoltura (oltre che quella di primo ministro): ritenuto responsabile della grave crisi causata dall’occupazione della Tunisia da parte della Francia, nel maggio del 1881 si dimette. Muore a 64 anni l’8 agosto 1889 a Napoli nella reggia di Capodimonte, ospite del re.
Viene sepolto nel sacrario della villa di Gropello insieme alla madre e ai fratelli.
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