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lunedì 14 ottobre 2019

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 14 ottobre.
Il 14 ottobre 1926 viene pubblicato per la prima volta il libro per ragazzi "Winnie the Pooh".
Winnie the Pooh è stato amato e continuerà ad essere amato da milioni di bambini in tutto il mondo. Ma il successo di questo personaggio nasconde una storia difficile iniziata oltre 100 anni fa.
La storia cominciò nel 1914, quando un treno carico di militari in uniforme fece giungere il tenente Harry Colebourn a White River, Ontario, in Canada. Il 27enne, nato in Inghilterra, si era trasferito in Canada per studiare chirurgia veterinaria e aveva una profonda passione per gli animali. Passeggiando per White River, il tenente Colebourn vide qualcosa che attirò il suo sguardo: un cucciolo di orso nero di non più di sei mesi, tenuto al guinzaglio da un bracconiere, che cercava qualcuno a cui venderlo.
Il soldato, commosso per la sorte del piccolo orso, lo prese tra le proprie braccia e diede 20$ al bracconiere. Quando tornò al proprio treno, Colebourn portò con sé il proprio nuovo animale domestico. Era una femmina, e decisa di chiamarla Winnipeg, il nome della sua città natale. “Winnie” (così venne presto soprannominata) strinse presto amicizia con il tenente e gli altri soldati. Colebourn la addestrò dandole mele e latte condensato come ricompense. La piccola orsa dormiva sotto il suo letto, e lo seguiva in giro come avrebbe fatto un cagnolino. Ben presto, divenne la mascotte del reggimento.
Alla fine dello stesso anno il tenente portò Winnie con sé in Inghilterra. Quando Colebourn venne chiamato al Fronte Occidentale, a dicembre, l’orsa venne affidata alle cure del London Zoo, che aveva appena predisposto un ambiente di montagna adatto a lei. Prima di partire, il tenente si ripromise di riportare l’orsa in Canada, alla fine della guerra.
Ma la guerra si prolungò per diversi anni, e Colebourn testimoniò atrocità disumane, lavorando nel Royal Canadian Army Veterinary Corps, e prendendosi cura dei cavalli feriti.
Quando poté tornare a trovare la piccola orsa, il tenente la trovò cresciuta ma gentile e mite come sempre. Era così docile che i bambini potevano entrare nella sua area per giocare con lei o per darle da mangiare. Colebourn capì che ormai Winnie apparteneva alla città dove era cresciuta, e non se la sentì di riportarla in Canada.
Tra i bimbi di Londra più affezionati a Winnie c’era un giovanissimo ragazzo chiamato Christopher Robin Milne, che pregava spesso suo padre, A.A. Milne, di portarlo allo zoo, per abbracciare Winnie e per portarle il latte condensato. Christopher Robin si affezionò tanto all’orsa che cambiò il nome del suo pupazzo in Winnie the Pooh.
L’orsacchiotto Winnie the Pooh, insieme ad altri pupazzi del piccolo Christopher Robin, ispirarono i personaggi del racconto più famoso di suo padre. A. A. Milne era uno scrittore prolifico, con una produzione diversificata che includeva sceneggiature e romanzi gialli. Nel 1924 pubblicò il libro per bambini “When We Were Very Young”, seguito due anni dopo da un volume completo di storie, chiamato “Winnie-the-Pooh”.
A. A. Milne aveva combattuto nella Prima Guerra Mondiale, come il tenente Colebourn, e il Bosco dei Cento Acri era un rifugio idilliaco dalle atrocità vissute durante la guerra. Congedatosi senza aver mai sparato a un uomo, Milne definì la condizione di guerra come “degrado psichico e morale”, affermando che l’incubo lo aveva fatto ammalare fisicamente. C’è chi ipotizza che Milne soffrisse di DPTS (Disturbo Post Traumatico da Stress), come moltissimi altri soldati che avevano vissuto l’esperienza di trincea nella Grande Guerra.
Il successo di Winnie the Pooh ebbe ripercussioni negative sul vero Christopher Robin, che dovette gestire un’improvvisa visibilità pubblica ed ebbe sempre un rapporto conflittuale con la storia che vedeva protagonista il suo omonimo narrativo. Suo padre non riuscì a stargli vicino e i due ebbero sempre un rapporto difficile. Perché, purtroppo, spesso la realtà è molto più complicata di una fiaba. Ma le fiabe sono un ottimo modo di fuggire dalle difficoltà della vita vera.

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