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giovedì 19 maggio 2022

#Almanaccoquotidiano, a cura di #MarioBattacchi

Buongiorno, oggi è il 19 maggio.
Il 19 maggio 1880 nasce Ataturk, che porterà la Turchia alla indipendenza  dall'Impero Ottomano.
Kemal Ataturk (conosciuto anche con i nomi di Gazi Mustafa Kemal, Mustafa Kemal pascià e Mustafa Kemal) nasce a Salonicco (importante centro ebraico) il 19 maggio 1880, quando la città fa ancora parte dei possedimenti ottomani. L'impero ottomano a quei tempi è decisamente cosmopolita, con due milioni di greci, dodici milioni di musulmani, più di un milione di armeni, 200mila ebrei e un milione di bulgari: proprio cavalcando un estremo nazionalismo, lontano dal sentimento religioso, Ataturk riuscirà a creare un nuovo Stato.
Da bambino, Kamal deve fare i conti con gli scontri tra la madre, donna che vive sulla base di tradizioni superate, e il padre, decisamente più aperto al mondo. Dal padre introietta l'idea di un'autorità priva di carattere, mentre dalla madre l'idea di una Turchia vecchia, che deve essere oltrepassata, anche se amata. La famiglia di Mustafa, per altro, è spesso colpita da gravi lutti: dei suoi cinque fratelli, Fatma (nata nel 1872), Ahmet (nato nel 1874) e Omer (nato nel 1875) muoiono in tenera età per colpa della difterite, e anche Naciye (nata nel 1889) scompare a soli dodici anni a causa della tubercolosi.
Nel 1899 Ataturk si iscrive alla Scuola di guerra di Istanbul, avamposto occidentalista in territorio ottomano, dove ufficiali intermedi e giovani studenti mostrano una grande ammirazione per la Francia e per la tecnologia all'avanguardia della Germania, nazione dalla quale intendono prendere spunto per riorganizzare l'esercito. In seguito, diventato ufficiale di Stato maggiore, Ataturk nel 1904 viene spedito a Damasco, in Siria, dove si fa apprezzare per la tenacia messa in campo per riportare all'ordine le popolazioni arabe in rivolta, e per la creazione di "Patria e libertà", una piccola società segreta che ben presto entra in contatto con il Comitato Unione e Progresso, la centrale che si oppone apertamente al sultanato a Salonicco. In quegli anni, in ogni caso, Ataturk non è ancora un'autorità nel Comitato.
Nel 1909, la rivoluzione dei Giovani turchi porta alla destituzione del vecchio sultano e alla nomina di uno nuovo, Maometto V: Kemal, però, non è ancora uno dei leader del movimento. In quel periodo, tuttavia, inizia a maturare personalmente i caratteri principali delle sue idee politiche, tra l'estraneità dell'esercito alla politica e la laicità dello Stato. Tuttavia i suoi propositi non possono ancora essere messi in pratica, anche perché egli si trova lontano dalla Turchia: nel 1911 fa parte di un corpo di volontari che in Libia combatte contro gli Italiani; più tardi si sposta in Tracia, per affrontare nelle guerre balcaniche i bulgari. La sua consacrazione definitiva, dunque, avviene solo in occasione della Prima Guerra Mondiale. Egli, infatti, si rivela un capo militare vittorioso nella difesa di Gallipoli, aggredita dalle truppe inglesi per quasi un anno, tra l'aprile del 1915 e il febbraio del 1916. Ataturk dunque diventa l'eroe dei Dardanelli, colui che dà il via, da eroe, al riscatto nazionale turco. Kemal, promosso generale di Brigata, si appresta a conquistare il potere.
Dopo aver ottenuto condizioni di armistizio convenienti, emana la circolare di Amaysa nella notte del 21 giugno del 1919. Attraverso questa circolare egli, contando sul sostegno delle differenti anime del nazionalismo, dichiara che il governo di Istanbul non è in grado di affrontare la crisi che sta attraversando il Paese, e di conseguenza dà vita a un contropotere che si attiva nell'Anatolia centrale. Così, mentre la capitale viene occupata dalle truppe alleate, i capi nazionalisti vengono arrestati, e Ataturk tratta con la Russia per provare a rendere più stabili i confini orientali: la Georgia viene ceduta ai Russi, mentre l'Armenia rimane possesso turco. Eliminata la sinistra di opposizione nel governo, Ataturk batte l'esercito greco in occasione della vittoria del Sakarya; ciò non implica, però, la conclusione della guerra.
Ataturk fino al 1922 ricopre il ruolo di dittatore della Turchia, oltre che di comandante in capo, e così stronca ogni tentativo di dissenso, sia esso ispirato alle posizioni conservatrici di latifondisti e notabili, sia esso derivante dall'internazionalismo comunista. Mentre i Greci lasciano l'avamposto di Smirne e il territorio turco, tra i due Paesi - Grecia e Turchia - si arriva a un accordo per portare 500mila musulmani e turchi dalla Grecia in Turchia, e un milione e mezzo di ortodossi e greci dall'Anatolia alla Grecia. Il leader turco, quindi, dopo aver praticamente smantellato un impero multi-etnico, pensa a liberare definitivamente la propria nazione. Si tratta del momento principale della sua idea di riforma culturale e sociale, che impone un assorbimento dei valori spirituali occidentali e la distruzione della Turchia attuale, per tornare ai valori che la civiltà islamica ha smarrito.
La Repubblica di Turchia nasce ufficialmente il 29 ottobre del 1923, con Ataturk che viene eletto presidente (è già presidente del Partito del Popolo). Le sue prime decisioni riguardano l'istituzione di un sistema centralizzato di istruzione pubblica, la chiusura degli istituti scolastici religiosi, la chiusura dei tribunali religiosi e l'abolizione del divieto di consumare e vendere bevande alcoliche. L'Islam, in ogni caso, rimane confessione di Stato, anche per non allarmare eccessivamente la - pur forte - componente religiosa della nazione.
Dal punto di vista economico, invece, egli lavora per svecchiare le campagne e agevolare la nascita e lo sviluppo di una borghesia terriera imprenditoriale; vengono, inoltre, gettate le basi per un modello industriale di primo piano, ma senza investimenti stranieri. Di conseguenza, lo sviluppo economico mostra molti segni di debolezza, anche se - complice la rinuncia a spese per opere pubbliche e a indebitamenti - la Turchia non vive crisi congiunturali.
Ataturk prosegue l'opera di occidentalizzazione anche a cavallo tra gli anni Venti e gli anni Trenta, a dispetto dell'accentuarsi della situazione dittatoriale, dell'aumentare della sua influenza sull'esercito e della chiusura progressiva al multipartitismo. Dopo aver impedito di sfruttare la religione con scopi politici, dà il via a una campagna finalizzata a civilizzare i costumi e l'abbigliamento, approvando una legge che impedisce di utilizzare il turbante, e vietando ai funzionari pubblici di portare la barba. Inoltre, introduce il calendario gregoriano, abolisce l'obbligatorietà dell'insegnamento dell'arabo, introduce la festività domenicale, sostituisce con un alfabeto a caratteri latini il vecchio alfabeto arabo e propone un codice penale basato sul codice Zanardelli.
Insomma, Ataturk diventa simbolo di una contraddizione: da un lato cerca di occidentalizzare il Paese che governa; dall'altro lato ricorre ai metodi tipici del dispotismo asiatico. Il risultato? L'opposizione viene cancellata in un primo momento e ripristinata in seguito, con Ataturk che però pretende di sceglierne anche gli esponenti. Non possono, inoltre, essere dimenticate le vessazioni verso il popolo curdo.
Kemal Ataturk muore a Istanbul per una cirrosi epatica il 10 novembre del 1938: la sua è stata un'esistenza caratterizzata da eccessi ma anche dalla depressione. Ritenuto da alcuni storici il De Gaulle turco per la contraddizione di un uomo d'ordine rivoluzionario, egli ha preso su di sé la responsabilità del proprio Paese nel momento in cui esso era in crisi, per condurlo a una rinascita. Socialmente conservatore, è riuscito al tempo stesso a proporsi come deciso modernizzatore.
Successore di Ataturk è Ismet Inonu, suo braccio destro, con il quale per altro negli ultimi tempi i rapporti si erano piuttosto deteriorati. Ataturk, in ogni caso, anche mentre si appresta a morire non esprime una decisione definitiva a proposito della sua eredità, che dunque viene concessa dal partito a Inonu: egli prosegue il percorso iniziato da Mustafa Kemal, anche ponendo l'accento sugli aspetti più autoritari, favorendo in ogni caso il passaggio al multipartitismo dopo la Seconda Guerra Mondiale.
Oggetto ancora oggi di una religione civile in Turchia (basti pensare che è reato insultarlo), Mustafa Kemal ha lasciato dietro di sé un'eredità tanto controversa quanto profonda, paradigmatica del rapporto difficile tra l'universalismo tipico della civiltà occidentale e le culture orientali.
Tra i numerosi titoli che gli sono stati attribuiti, vale la pena di ricordare quello di Cavaliere dell'Ordine di Murassa, la Stella di Gallipoli, la Medaglia di Imtiaz in argento, la Medaglia dell'indipendenza turca, la Croce al merito militare di I classe, il titolo di Cavaliere della Croce di Ferro, la Medaglia d'oro al merito militare e il titolo di Commendatore dell'Ordine di Sant'Alessandro.
Lontano dall'ideologia marxista, nel corso della sua vita Kemal, pur ritenendo inesistente la questione di classe, ha sempre mostrato rispetto nei confronti di Lenin, come dimostrano i buoni rapporti di vicinato con l'Urss, addirittura perno della politica estera di Ataturk. Non si trattava, evidentemente, di affinità politiche, quanto del sostegno economico che i sovietici potevano concedere alla Turchia in occasione della guerra di liberazione dagli Alleati.
Il suo cadavere riposa nel mausoleo dell'Anitkabir, costruito ad Ankara appositamente per lui, in quella capitale della Turchia repubblicana che egli creò. Il cognome Ataturk, che significa Padre dei Turchi, gli è stato assegnato nel 1934 tramite apposito decreto del Parlamento della Repubblica, in conseguenza dell'obbligo (da lui stesso stabilito) di adottare - come nel mondo occidentale - cognomi di famiglia regolari. A lui, oggi, sono intitolati l'aeroporto principale di Istanbul e lo stadio olimpico della città.

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