La prima sensazione è stata quella di un'immensa città, la stessa sensazione che avevo provato quando arrivai a Buenos Aires. Grandissima, viali interminabili, giardini di cui non vedi la fine e tante tante persone ovunque. Quando entri in una città come questa capisci il significato di provinciale ovvero vivi in un buco di 500.000 abitanti e pensi di vivere nell'ombelico del mondo.
Le Ramblas, di cui avevo sempre sentito parlare sono una sorta di "corso" quello che in molte nostre città è "lo struscio" luogo dove si rimorchia meglio e anche luogo di grandi firme, un luogo dove puoi comprare di tutto o semplicemente rifarti gli occhi ammirando le vetrine e i palazzi.
Bene, se nelle nostre città c'è UN CORSO, UNO STRUSCIO, a Barcellona ci sono decine di viali lunghi km dove si svolgono queste attività sia di giorno che di notte.
La città è scintillante piena di luci di colori e di vetrine e non si vede un cartello di vendesi, affitasi o liquidazione totale. Se qui c'è la crisi noi siamo messi sicuramente peggio.
L'altra sensazione che ho avuto da Barcellona è di una città che ama giocare e divertirsi senza prendersi troppo sul serio. E' come se si viaggiasse in un paese reale ai confini della fantasia.
Si trovano infatti Fondazioni che presentano di queste cose sul tetto
o la più famosa e visitatissima Casa Battlò che è aperta dalle 9.00 alle 21.00 orario continuato365 giorni l'anno. Il biglietto ha un costo di 20 euro circa.
Gaudì è un altro dei grandi del suo tempo, un uomo che a giudicare dalla mole del lavoro non conosceva riposo. Quando costruira il Park Guell di cui parleremo in seguito si costruì un'abitazione lì e quando si dedicò alla Sagrada Familia se ne costrì un altro all'interno per seguire i lavori. Fu proprio dopo i 70 anni che morì investito dal primo tram di barcellona. Venne portato in un ospedaletto dei poveri disgraziati e solo dopo il cappellano della Basilica lo riconobbe ma era oramai troppo tardi.
Viene spontaneo chiedersi se, avendolo riconosciuto prima avrebbe avuto maggiori possibilità di sopravvivere e questo ci fa apprezzare di più le strutture sanitarie che abbiamo in Italia e la loro evoluzione nel tempo.
Ma tornando a Gaudì quello che diceva era che un'opera d'arte deve essere seducente e le sue in effetti lo sono. Lo sono per asimmetria, per rotondità, per armonia e scelta di materiali, piacciono, incuriosiscono e divertono.
Anche dopo Gaudì la città non ha perso la voglia di divertirsi come lo
dimostrano certe cose come i chioccioloni di pasta, i tetti del mercato colorati o l'aragostona sul
ponte del porto.
Poi ci sono segni d'arte graffiati anche sui vetri come questo particolare ritratto che si trova nella via che dal MACBA porta alla Rambla. Tanti piccoli graffi a ricreare il gioco di ombre che dà vita ad un volto.
E ancora murale che si vedono da uno dei camminamenti del Park Guell
Purtroppo anche qui come a Firenze hanno la cattiva abitudine di scarabocchiare tutte le serrande dei negozi della periferia. Almeno facessero disegni belli dico io, invece no, solo firme e segni ameni.
La notte del 24 dicembre le ramblas erano gremite tanto che mi sono chiesta cosa sia questo luogo in estate, nel dubbio, ecco alcune delle immagini che mi hanno colpita maggiormente.
E poi qualche oggetto curioso, come la maschera per fumare, ovvero la maschera a gas, e il kit delle "erbe" varie.
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