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"Al Tour della laguna si può nuotare insieme a tartarughe marine,
razze e squali in cattività all'interno di una riserva naturale marina."
Vi avevano preso parte molti turisti provenienti da tutti gli alberghi di Bora Bora; io, però, ero l'unica a parteciparvi da sola. Per quanto mi guardassi intorno, gli altri erano tutti francesi o italiani riuniti in piccole comitive formate nei rispettivi hotel.
Di giapponesi non ce n'era nemmeno uno.
Non che la cosa mi preoccupasse più di tanto, tuttavia – piccola di statura come sono - stare in coda in mezzo a quella confusione mi faceva sentire un po' fuori luogo.
Dopo essere stati divisi nei vari gruppi, finalmente venne il mio turno.
Insieme a me c'era una famiglia di francesi. La moglie era incinta, per cui decisero di entrare in acqua soltanto il marito e il figlio di circa dieci anni.
Le dissero in coro qualcosa come "torniamo subito!" oppure "aspettaci, eh!" e scesero verso la spiaggia.
Ah, beati loro! Come li invidio, pensai.
Dopodiché la signora aprì un ombrellino da sole e, sotto i raggi trasparenti, piano piano si sedette a terra facendo attenzione al pancione. A quella vista riaffiorò il nitido ricordo di quando da piccola correvo lontano dalla mamma, sapendo che qualsiasi cosa mi fosse successa lei sarebbe stata pronta a soccorrermi. Rivissi con intensità quella sensazione del tutto particolare, immaginando che sotto il suo parasole si nascondesse un viso sorridente.
Quella sensazione divertente, intensa come miele scuro, conosciuta spesso da bambina quando giocavo tranquilla con una concentrazione quasi eccessiva, me la ritrovai in tutto il corpo fino a provare un leggero senso di oppressione.
Sono davvero molto lontana... Non che volessi tornare indietro o che la mia vita fosse stata soltanto un avvicendarsi continuo di difficoltà. Tuttavia, ogni volta che mi giravo e vedevo i piedi candidi spuntare da sotto la gonna lunga di quella mamma sconosciuta con l'ombrellino, insieme a quella scena di ombre che si proiettavano sulla sabbia bianchissima, mi si stringeva il cuore.
Una volta in mare, nella riserva, a dire la verità sembravamo noi umani a essere in mostra.
I pesci si muovevano tranquilli, del tutto incuranti di noi alieni che invece nuotavamo affannosamente.
Con gli occhi spalancati per la meraviglia, ebbi uno strano pensiero.
Chissà se un gruppo di extraterrestri che si fosse messo a osservare la Terra dallo spazio avrebbe pensato che anche noi, esattamente come quei pesci, siamo esseri meravigliosi che fluttuano nell'atmosfera.
In quel momento vidi un piccolo squalo color giallo limone spuntare impavido; nuotava in un modo differente dagli altri pesci. Ah, incredibile! È giallo! E sgranai ulteriormente gli occhi. Ogni volta che cambiava direzione con la pinna posteriore, controllavo con un certo disagio che non si soffermasse a osservare i miei piedi.
Ricordavo nel dettaglio quelle storie secondo le quali l'olfatto degli squali è superiore a quello degli esseri umani decine di migliaia di volte, e che nel momento in cui attaccano gli uomini strabuzzano gli occhi.
Anche se è così piccolo, ha un'aura diversa dagli altri pesci. Fa davvero paura! E per di più è di un giallo da non crederci!
Morivo dalla voglia di dirlo a qualcuno e mi ritrovai a indicarlo con la mia manina decisamente più piccola della norma. Che oltretutto sott'acqua sembrava ancora più piccola.
La coppia di anziani che nuotava al mio fianco mi fece un cenno di assenso. Intuii che anche loro fossero eccitati da quell'incontro. Erano due francesi simpatici che soggiornavano nel mio stesso albergo e avevamo parlato un po' sulla barca che ci aveva portati lì.
In quel momento, continuando a osservare lo squalo, ci prendemmo istintivamente tutti e tre per mano.
Che le mani di estranei potessero trasmettere tanta felicità, superando la barriera delle nazionalità, dipendeva dal fatto che erano quelle di due persone anziane. Due grandi mani piene di rughe che avevano abbracciato un'infinità di volte i loro figli e nipoti.
Dopo esserci assicurati che lo squalo fosse tranquillo e per niente intenzionato ad attaccarci, tirammo fuori la testa
dall'acqua e ne parlammo un po'. Poi ci sorridemmo e ognuno andò per la sua strada a inseguire i pesci che preferiva.
Io avrei voluto continuare a osservare quel rarissimo squalo in eterno. Ma guarda che giallo trasparente! Era davvero di un giallo limone molto acceso. Esattamente come l'avevo sentito descrivere. Eppure era incredibile che ci fossero esseri viventi di quel colore, che ci fossero pesci colorati come frutti. Immaginai i miei occhi intenti a fissare i suoi movimenti luccicare come quelli di una ragazza innamorata.
L'acqua del mare, all'inizio pulita e limpida, piano piano divenne torbida per via della sabbia sollevata dai movimenti della gente.
Ed esattamente come in una tempesta di sabbia nel deserto, come nei giorni di forte vento con le nuvole che all'improvviso affollano il cielo, il mondo dei pesci si offuscò (come in un'illusione). In quel mare che a tratti si intorbidiva per poi tornare limpido, davanti ai miei occhi vedevo pesci dai colori variopinti, agili razze che scivolavano sul fondo marino, mentre in bocca sentivo un sapore di sale carico di nostalgia. Il corallo cambiava colore ogni volta che veniva illuminato dai raggi del sole, e sott'acqua tutto brillava leggermente. Pensai che fosse un sogno, come vedere un arcobaleno. I sette colori erano tutti presenti in quel mondo.
E sfocandosi, poco alla volta si disperdevano in tremolanti raggi sottili che davano vita a splendidi fiocchi colorati.
Era un mondo silenzioso in cui il tempo pareva essersi fermato. Nonostante tutto quello che mi è successo finora nella vita, eccomi qui a godermi questa magnifica scena...
Nella mia vita dovrò certamente affrontare altre avversità, ma sono sicura che ogni volta, alla fine, davanti ai miei occhi si presenterà uno spettacolo come questo. Ne sono certa.
Feci questi pensieri e stranamente sentii sgorgare dentro di me una forza incredibile.
Eppure, almeno in quell'istante, sarei voluta tornare ragazzina e partire alla volta di una dimensione mai conosciuta. Armata soltanto del mio piccolo e inaffidabile corpo di mortale, come un'astronauta in un bellissimo universo sconosciuto privo di gravità, sola nonostante le moltitudini presenti, ascoltando soltanto il suono del mio respiro.
Da quando ero arrivata a Tahiti avevo sempre sonno. Per quanto dormissi non riuscivo a scrollarmi di dosso la stanchezza, anche dopo essermi spostata da Moorea a Bora Bora.
Nonostante mi fossi concessa il lusso di un albergo da favola e il mio cottage costruito direttamente sull'acqua fosse completamente avvolto dallo spaventoso mugghio del mare, mi svegliavo per un momento, ma subito dopo mi riaddormentavo.
La notte il vento soffiava rumoroso facendo tremare tutta la costruzione, e il mare con la sua presenza soffocante sembrava riempire l'intera stanza, tanto da far credere che il mattino non sarebbe mai più arrivato. Tuttavia la violenza di quei rumori era per me una dolce ninnananna che mi isolava dal mondo esterno e dal passato.
Quando mi svegliavo a volte facevo quattro passi senza meta, altre nuotavo un poco, oppure camminavo per tutto il sentiero fino alla lontana reception e andavo a mangiare un boccone. Dovevo innanzitutto percorrere un lunghissimo pontile di legno scricchiolante, poi passare in mezzo alle piante e ai fiori di un enorme parco disseminato di bungalow, attraversare un ponte che dava su una striscia di mare dove nuotava un'infinità di pesci, camminare un bel po' lungo la spiaggia, per raggiungere finalmente l'edificio della reception.
Senza niente da fare e assonnata com'ero, quel percorso era un ottimo modo per ammazzare il tempo. Camminavo raccolta nel mio silenzio e, poiché la vista davanti ai miei occhi cambiava in continuazione, restavo estasiata, come se mi trovassi in un sogno. Avevo l'impressione di non appartenere a quello spettacolo. E che la bellezza del panorama altro non fosse che il seguito dei miei sogni.
Di giorno ogni cosa era avvolta da una luce molto intensa, di notte invece dal buio più pesto.
Tuttavia, quella volta sott'acqua ero completamente sveglia.
Vi avevano preso parte molti turisti provenienti da tutti gli alberghi di Bora Bora; io, però, ero l'unica a parteciparvi da sola. Per quanto mi guardassi intorno, gli altri erano tutti francesi o italiani riuniti in piccole comitive formate nei rispettivi hotel.
Di giapponesi non ce n'era nemmeno uno.
Non che la cosa mi preoccupasse più di tanto, tuttavia – piccola di statura come sono - stare in coda in mezzo a quella confusione mi faceva sentire un po' fuori luogo.
Dopo essere stati divisi nei vari gruppi, finalmente venne il mio turno.
Insieme a me c'era una famiglia di francesi. La moglie era incinta, per cui decisero di entrare in acqua soltanto il marito e il figlio di circa dieci anni.
Le dissero in coro qualcosa come "torniamo subito!" oppure "aspettaci, eh!" e scesero verso la spiaggia.
Ah, beati loro! Come li invidio, pensai.
Dopodiché la signora aprì un ombrellino da sole e, sotto i raggi trasparenti, piano piano si sedette a terra facendo attenzione al pancione. A quella vista riaffiorò il nitido ricordo di quando da piccola correvo lontano dalla mamma, sapendo che qualsiasi cosa mi fosse successa lei sarebbe stata pronta a soccorrermi. Rivissi con intensità quella sensazione del tutto particolare, immaginando che sotto il suo parasole si nascondesse un viso sorridente.
Quella sensazione divertente, intensa come miele scuro, conosciuta spesso da bambina quando giocavo tranquilla con una concentrazione quasi eccessiva, me la ritrovai in tutto il corpo fino a provare un leggero senso di oppressione.
Sono davvero molto lontana... Non che volessi tornare indietro o che la mia vita fosse stata soltanto un avvicendarsi continuo di difficoltà. Tuttavia, ogni volta che mi giravo e vedevo i piedi candidi spuntare da sotto la gonna lunga di quella mamma sconosciuta con l'ombrellino, insieme a quella scena di ombre che si proiettavano sulla sabbia bianchissima, mi si stringeva il cuore.
Una volta in mare, nella riserva, a dire la verità sembravamo noi umani a essere in mostra.
I pesci si muovevano tranquilli, del tutto incuranti di noi alieni che invece nuotavamo affannosamente.
Con gli occhi spalancati per la meraviglia, ebbi uno strano pensiero.
Chissà se un gruppo di extraterrestri che si fosse messo a osservare la Terra dallo spazio avrebbe pensato che anche noi, esattamente come quei pesci, siamo esseri meravigliosi che fluttuano nell'atmosfera.
In quel momento vidi un piccolo squalo color giallo limone spuntare impavido; nuotava in un modo differente dagli altri pesci. Ah, incredibile! È giallo! E sgranai ulteriormente gli occhi. Ogni volta che cambiava direzione con la pinna posteriore, controllavo con un certo disagio che non si soffermasse a osservare i miei piedi.
Ricordavo nel dettaglio quelle storie secondo le quali l'olfatto degli squali è superiore a quello degli esseri umani decine di migliaia di volte, e che nel momento in cui attaccano gli uomini strabuzzano gli occhi.
Anche se è così piccolo, ha un'aura diversa dagli altri pesci. Fa davvero paura! E per di più è di un giallo da non crederci!
Morivo dalla voglia di dirlo a qualcuno e mi ritrovai a indicarlo con la mia manina decisamente più piccola della norma. Che oltretutto sott'acqua sembrava ancora più piccola.
La coppia di anziani che nuotava al mio fianco mi fece un cenno di assenso. Intuii che anche loro fossero eccitati da quell'incontro. Erano due francesi simpatici che soggiornavano nel mio stesso albergo e avevamo parlato un po' sulla barca che ci aveva portati lì.
In quel momento, continuando a osservare lo squalo, ci prendemmo istintivamente tutti e tre per mano.
Che le mani di estranei potessero trasmettere tanta felicità, superando la barriera delle nazionalità, dipendeva dal fatto che erano quelle di due persone anziane. Due grandi mani piene di rughe che avevano abbracciato un'infinità di volte i loro figli e nipoti.
Dopo esserci assicurati che lo squalo fosse tranquillo e per niente intenzionato ad attaccarci, tirammo fuori la testa
dall'acqua e ne parlammo un po'. Poi ci sorridemmo e ognuno andò per la sua strada a inseguire i pesci che preferiva.
Io avrei voluto continuare a osservare quel rarissimo squalo in eterno. Ma guarda che giallo trasparente! Era davvero di un giallo limone molto acceso. Esattamente come l'avevo sentito descrivere. Eppure era incredibile che ci fossero esseri viventi di quel colore, che ci fossero pesci colorati come frutti. Immaginai i miei occhi intenti a fissare i suoi movimenti luccicare come quelli di una ragazza innamorata.
L'acqua del mare, all'inizio pulita e limpida, piano piano divenne torbida per via della sabbia sollevata dai movimenti della gente.
Ed esattamente come in una tempesta di sabbia nel deserto, come nei giorni di forte vento con le nuvole che all'improvviso affollano il cielo, il mondo dei pesci si offuscò (come in un'illusione). In quel mare che a tratti si intorbidiva per poi tornare limpido, davanti ai miei occhi vedevo pesci dai colori variopinti, agili razze che scivolavano sul fondo marino, mentre in bocca sentivo un sapore di sale carico di nostalgia. Il corallo cambiava colore ogni volta che veniva illuminato dai raggi del sole, e sott'acqua tutto brillava leggermente. Pensai che fosse un sogno, come vedere un arcobaleno. I sette colori erano tutti presenti in quel mondo.
E sfocandosi, poco alla volta si disperdevano in tremolanti raggi sottili che davano vita a splendidi fiocchi colorati.
Era un mondo silenzioso in cui il tempo pareva essersi fermato. Nonostante tutto quello che mi è successo finora nella vita, eccomi qui a godermi questa magnifica scena...
Nella mia vita dovrò certamente affrontare altre avversità, ma sono sicura che ogni volta, alla fine, davanti ai miei occhi si presenterà uno spettacolo come questo. Ne sono certa.
Feci questi pensieri e stranamente sentii sgorgare dentro di me una forza incredibile.
Eppure, almeno in quell'istante, sarei voluta tornare ragazzina e partire alla volta di una dimensione mai conosciuta. Armata soltanto del mio piccolo e inaffidabile corpo di mortale, come un'astronauta in un bellissimo universo sconosciuto privo di gravità, sola nonostante le moltitudini presenti, ascoltando soltanto il suono del mio respiro.
Da quando ero arrivata a Tahiti avevo sempre sonno. Per quanto dormissi non riuscivo a scrollarmi di dosso la stanchezza, anche dopo essermi spostata da Moorea a Bora Bora.
Nonostante mi fossi concessa il lusso di un albergo da favola e il mio cottage costruito direttamente sull'acqua fosse completamente avvolto dallo spaventoso mugghio del mare, mi svegliavo per un momento, ma subito dopo mi riaddormentavo.
La notte il vento soffiava rumoroso facendo tremare tutta la costruzione, e il mare con la sua presenza soffocante sembrava riempire l'intera stanza, tanto da far credere che il mattino non sarebbe mai più arrivato. Tuttavia la violenza di quei rumori era per me una dolce ninnananna che mi isolava dal mondo esterno e dal passato.
Quando mi svegliavo a volte facevo quattro passi senza meta, altre nuotavo un poco, oppure camminavo per tutto il sentiero fino alla lontana reception e andavo a mangiare un boccone. Dovevo innanzitutto percorrere un lunghissimo pontile di legno scricchiolante, poi passare in mezzo alle piante e ai fiori di un enorme parco disseminato di bungalow, attraversare un ponte che dava su una striscia di mare dove nuotava un'infinità di pesci, camminare un bel po' lungo la spiaggia, per raggiungere finalmente l'edificio della reception.
Senza niente da fare e assonnata com'ero, quel percorso era un ottimo modo per ammazzare il tempo. Camminavo raccolta nel mio silenzio e, poiché la vista davanti ai miei occhi cambiava in continuazione, restavo estasiata, come se mi trovassi in un sogno. Avevo l'impressione di non appartenere a quello spettacolo. E che la bellezza del panorama altro non fosse che il seguito dei miei sogni.
Di giorno ogni cosa era avvolta da una luce molto intensa, di notte invece dal buio più pesto.
Tuttavia, quella volta sott'acqua ero completamente sveglia.
Fonte web: http://www.culturaesvago.com/nuova-antologia-di-letteratura/
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